Secondo i dati italiani dello studio ACTION-IO presentati durante il Congresso Nazionale della SIMI, Società Italiana di Medicina Interna (Roma, 18-20 ottobre 2019), nel nostro Paese, il 62 per cento (62%) delle persone con obesità è consapevole del fatto che l’obesità sia una malattia ma, nonostante ciò, l’84 per cento (84%) cerca di perdere peso in modo autonomo e impiega mediamente sei anni per rivolgersi a un medico.
L’obesità è una malattia cronica, complessa e multifattoriale, che richiede una gestione a lungo termine. L’obesità è influenzata da fattori genetici, fisiologici, ambientali e psicologici ed è associata a numerose gravi conseguenze per la salute.
L’aumento della prevalenza dell’obesità a livello globale rappresenta un problema di salute pubblica che comporta gravi implicazioni in termini di costi per i sistemi sanitari. Nonostante l’elevata prevalenza, molte persone con obesità non ricevono sostegno ai loro sforzi per perdere peso e la malattia rimane sostanzialmente mal diagnosticata e sottostimata.
L’obiettivo dello studio internazionale ACTION-IO (Awareness, Care, and Treatment In Obesity MaNagement – an International Observation), che ha coinvolto 11 paesi in cinque continenti, è stato quello di identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità sia per le persone con obesità sia per i medici.
ACTION-IO è il più ampio studio realizzato per studiare gli ostacoli alla gestione dell’obesità sia dal punto di vista delle persone con obesità sia dal punto di vista dei medici. Lo studio ha coinvolto globalmente oltre 14.500 persone con obesità e quasi 2.800 operatori sanitari provenienti da 11 paesi, tra cui: Australia, Cile, Israele, Italia, Giappone, Messico, Arabia Saudita, Corea del Sud, Spagna, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito.
La survey condotta in Italia ha coinvolto circa 1.500 persone con obesità di vario grado e 300 medici.
Lo studio ACTION-IO completa – a livello internazionale – le informazioni acquisite dagli studi ACTION già condotti in Canada e negli Stati Uniti, fornendo una fotografia globale sugli ostacoli nella cura dell’obesità nella popolazione generale. Fornisce, inoltre, evidenze globali e sui singoli Paesi coinvolti utili a mettere a punto azioni concrete da intraprendere nella lotta all’obesità.
Quasi tutti i medici intervistati (91 per cento, 91%) riconoscono l’obesità come una vera e propria malattia, ma solo il 37 per cento (37%) ritiene che la genetica possa rappresentare un ostacolo per la perdita di peso. “L’obesità è una patologia eterogenea e multifattoriale, al cui sviluppo concorrono sia fattori genetici e biologici sia ambientali”, afferma Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” che prosegue “l’obesità va considerata una vera e propria malattia cronica recidivante che causa molteplici complicanze disabilitanti e potenzialmente letali; tra queste il diabete tipo 2, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, la cardiopatia ischemica, molti tumori specie dell’apparato gastroenterico, la sindrome delle apnee notturne, l’osteoartrite solo per citare le principali”.
Un altro dato che emerge dallo studio ACTION-IO suggerisce che circa la metà delle persone con obesità che ha partecipato all’indagine vorrebbero perdere peso, la maggior parte delle quali (41 per cento, 41%) perché preoccupate per la loro salute, e, nonostante stiano facendo seri sforzi, stanno ottenendo scarsi risultati da sole. È anche emerso che il 55 per cento (55%) delle persone con obesità si sente in imbarazzo a parlare del proprio peso e vorrebbe fosse il medico a iniziare una conversazione riguardo il peso, desiderio forse ostacolato dall’idea diffusa tra gli operatori sanitari che le persone con obesità non siano motivate a dimagrire, abbiamo scarsa volontà e altri pregiudizi del genere, che – purtroppo – persistono anche in ambienti sanitari.
“In linea con lo studio internazionale ACTION-IO, i dati italiani rivelano che sia necessario implementare le conoscenze sull’obesità: è urgente migliorare anche presso la classe medica le conoscenze sulle basi biologiche e sul controllo clinico della malattia, superando l’errata percezione che l’obesità possa essere sotto il controllo dell’individuo. Il fai da te non funziona in nessuna situazione. Inoltre, per garantire un valido percorso terapeutico, è fondamentale che il medico promuova una stile di vita corretto e introduca delle conversazioni utili sulla perdita di peso, rompendo il muro del silenzio con il paziente su questo argomento, senza pregiudizi riguardo una possibile mancanza di interesse da parte della persona con obesità”, conclude Paolo Sbraccia.
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