A cura della d.ssa Laura Pierro**, psicologa e psicodiagnosta del Rome Obesity Center di Roma, Frosinone e Grottaferrata
Il weight regain può essere definito come una ripresa di peso osservata dopo che il paziente ha raggiunto il peso minimo (nadir) a seguito di un intervento bariatrico.
Approfondiamo l’argomento in particolare analizzando i fattori psicologici che condizionano il recupero ponderale.
Dopo un intervento bariatrico, una minima ripresa di peso nel lungo termine è prevedibile. Si stima, infatti, che circa il 50% dei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica riprendano il 5% del peso perso a 2 anni dall’intervento. Tuttavia, questa ripresa di peso, è attendibile, ma non clinicamente significativa, non c’è quindi da preoccuparsi se dopo una fase di stabilizzazione ci sia un lieve riaumento. La chirurgia bariatrica rappresenta un trattamento d’elezione che garantisce risultati soddisfacenti in termini di perdita di peso e risoluzione delle comorbidità associate all’obesità nel lungo termine (per diabete tipo 2), e il weight regain è solo una delle possibilità di insuccesso, che può essere prevenuta o trattata qualora si presentasse.
Le elevate percentuali di weight regain che riporta la letteratura, sono dovute in parte al fatto che non c’è un consenso unitario rispetto alla definizione di “weight regain”, infatti, sulla base delle differenti definizioni, si stima una variabilità tra il 16% e addirittura l’87% dei casi.
Le definizioni più comunemente applicate lo descrivono come un aumento del 25% del peso perso rispetto al peso minimo raggiunto, o un aumento di più di 5 punti dell’Indice di Massa Corporea (BMI) dal nadir, ovvero dal peso minimo raggiunto dal paziente dopo l’intervento.
Si stima che il weight regain possa presentarsi a distanza di 2-6 anni dall’intervento. Questo può essere dovuto a varie motivazioni tra cui cattive abitudini alimentari, cambiamenti anatomici (per es: dilatazione della tasca gastrica), presenza di fistole o fattori psicologici.
Differenti studi mostrano che aderire ai controlli post-operatori (follow-up multidisciplinari) favorisce una buona perdita di peso e aiuta a mantenere i risultati raggiunti più a lungo termine.
Un recente studio del 2019 ha riportato i comportamenti maggiormente associati a weight regainnei primi 5 anni post-operatori tra cui:
Sebbene il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating) possa rappresentare un fattore di rischio di weight regain, dopo intervento bariatrico, le quantità di cibo che possono essere ingerite sono molto ridotte. Pertanto, le abbuffate che caratterizzano tale disturbo, si possono presentare in altra forma, come per esempio con la perdita di controllo sul cibo (in quantità ridotte), o con il “grazing”, che rappresenta il consumo ripetuto di piccole quantità di cibo nel corso della giornata.
Secondo la letteratura scientifica, anche l’assenza di un supporto sociale, la scarsa autostima e il verificarsi di eventi di vita difficili (per es: lutto familiare), si riscontrano in modo specifico tra i pazienti con weight regain, rispetto a pazienti che non sperimentano una ripresa di peso post-bariatrica.
Lo stato depressivo post-operatorio sembra associarsi alla ripresa di peso. In tal senso, la depressione nel periodo post-operatorio può essere determinata da diversi fattori, per esempio:
In ogni caso, un abbassamento del tono dell’umore può favorire la ripresa di vecchie abitudini alimentari scorrette e di conseguenza associarsi al recupero del peso.
L’ingente perdita di peso dopo intervento bariatrico, determina un miglioramento della qualità della vita e del tono dell’umore, sale l’autostima, il paziente si sente meglio, per molti si parla di “rinascita”. Tuttavia, alla stabilizzazione del peso, o all’eventuale ripresa, può nuovamente subentrare un malessere psicologico, più o meno severo. Un recente studio, infatti, ha evidenziato maggiori livelli di ansia e depressione in pazienti con weight regain dopo intervento bariatrico.
Spesso le persone affette da obesità che richiedono chirurgia bariatrica ripongono grandi aspettative nell’intervento, come soluzione definitiva a un problema importante e come strumento di un cambiamento di vita radicale. In parte ciò è vero, l’intervento determina sostanziali cambiamenti nella vita di chi vi si sottopone, per lo più in termini positivi. Tuttavia, quando ciò non avviene e il peso non scende quanto si vorrebbe, o viene ripreso dopo 1-2 anni dall’intervento, può determinarsi un importante disagio psicologico, un senso di fallimento, frustrazione, vergogna nei propri confronti e nei confronti del mondo esterno (amici, familiari, colleghi etc..). Questo stato d’animo fortemente negativo, può ripristinare una restrizione delle attività: la persona ricomincia a uscire meno, evita ambienti ed amici; la vergogna non le consente di chiedere aiuto a un professionista. L’insorgere o l’aggravarsi di uno stato depressivo auto-alimenta l’aumento di peso attraverso comportamenti disfunzionali, creando così un circolo vizioso caratterizzato anche da scarsa aderenza alle indicazioni del team multidisciplinare e minore frequenza dei controlli post-operatori.
… una certa ripresa di peso dopo intervento bariatrico è tollerabile, soprattutto nel lungo periodo. Tuttavia, quando c’è un recupero significativo del peso dopo aver raggiunto un peso minimo dall’intervento (nadir), si parla di vero e proprio weight regain per il quale è richiesto un trattamento multidisciplinare specifico, da intraprendere il prima possibile.
I primi anni dopo l’intervento sono di fondamentale importanza per acquisire nuove abitudini più sane, modificare significativamente lo stile di vita, imparare a gestire le emozioni e la loro influenza sul proprio comportamento alimentare. Pertanto, effettuare i follow-up multidisciplinari nel periodo post-operatorio con tutte le figure del team bariatrico è imprescindibile.
È inoltre importante considerare che, sebbene nel periodo pre-operatorio non si evidenzino psicopatologie tali da non ottenere l’idoneità ad intervento bariatrico, ciò non significa che alcune difficoltà psicologiche non possano subentrare successivamente e rendere il paziente a rischio di riprendere peso. Pertanto effettuare follow-up psicologici periodici o chiedere un sostegno nel periodo post-operatorio è di fondamentale importanza per limitare i fallimenti e favorire il mantenimento dei risultati a lungo termine.
Un’utile raccomandazione può essere quella di stabilire insieme al proprio team un range di pochi chili che fungano da cuscinetto, e quando ci si avvicina al limite superiore, occorre chiamare il nutrizionista e/o lo psicologo per riaggiornare il proprio programma di cura.
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** La Dr.ssa Laura Pierro è Psicologa, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale in formazione e Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica e Clinica.
Si occupa dal 2014 di obesità, disturbi psicopatologici associati, e valutazioni psicologiche in chirurgia bariatrica.
Ha svolto attività clinica di formazione presso il Bariatric Center of Exellence for Obesity and Metabolic Surgery UOC di Chirurgia Generale Universitaria “Sapienza” Università di Roma e una mobilità all’estero, durante il periodo di dottorato, presso il Bariatric Centre for Weight Management and Metabolic Surgery, University College of London Hospital in Inghilterra.
Ha esperienza nella gestione clinica di pazienti affetti da obesità, sovrappeso, malattie croniche. Si occupa della preparazione ad interventi di chirurgia bariatrica e follow up post operatori, gestione di gruppi e sostegno psicologico a dietoterapia.
E’ membro della Sezione Soci Affini della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SicOb).
Dal 2016 svolge attività clinica presso il Rome Obesity Center di Roma e di recente nelle sedi di Frosinone e Grottaferrata.
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