Solange è una giovane donna molto determinata, assistente in uno studio odontoiatrico di La Spezia che ha fatto un intervento di sleeve il 6 dicembre 2021 al Centro di Eccellenza di Pisa diretto dal Dott. Rosario Bellini, dove si è trovata accolta e sostenuta sin dalla prima visita per tutto il percorso che sta seguendo. Ce lo racconta lei stessa in questa intervista.
“Da piccola sono stata molto coccolata nonostante mi sia mancata la figura paterna già in tenera età, mancanza che è stata presto sostituita da un uomo meraviglioso che tuttora fa parte della famiglia, il mio patrigno; quindi un’infanzia molto tranquilla serena, molto legata alla figura del nonno che purtroppo oggi non c’è più e per me era una colonna portante nella mia vita e lo è comunque tuttora, dentro di me”.
“Partiamo dal presupposto che mi è sempre piaciuto mangiare, mangiare bene e mangiare tanto, però non è mai stato un problema fino all’età dello sviluppo perché il mio peso fino ad allora era più che normale. Non sono mai stata una persona particolarmente magra, minuta, è vero ma neppure in sovrappeso. Ho sempre fatto anche molta attività di palestra, che continuo tuttora.
“Con la pubertà, il mio fisico ha cominciato a cambiare e ho iniziato ad accumulare peso. Sono stata lenta a capirlo, non me ne capacitavo perché mangiavo come prima, facevo movimento come prima ma continuavo ad ingrassare a vista d’occhio … finché ho dovuto rendermi conto che qualcosa era cambiato e da lì è partita la mia storia di peso.
A complicare il quadro, gioca sicuramente un po’ di familiarità soprattutto da parte di mamma; quando lei si è resa conto del déjà vu, ha visto il ripetersi della sua storia da ragazza, ha iniziato – oggi dico “giustamente” ma allora non me ne rendevo conto – ad allarmarsi, facendomi pressing in vari modi. E così è iniziato un po’ quello che io chiamo il mio “calvario” perché è stato un percorso tosto, sono stati anni pesanti, molto difficili da vivere, fino ad arrivare alla mia nuova me di oggi, una trasformazione. Mi sento rinata, con la voglia di mordere la vita, ma andiamo con ordine”.
“Eh, devo confessarlo, perché da una parte non riuscivo a capire che cosa fosse cambiato a tal punto da portarmi dall’essere normale a sentirmi “sbagliata” o comunque con qualcosa di diverso e poi sicuramente il pressing familiare che a livello psicologico ha influito moltissimo” sulla mia mancata serenità.
Con il senno di poi, il rapporto con il cibo l’ho sempre vissuto in maniera sbagliata, era un po’ il mio luogo sicuro; ho mangiato soprattutto per fame ma anche per stress, per tristezza, felicità, nervoso, perché comunque era una mia zona di comfort. Mi ci sentivo bene, almeno all’inizio finché non è diventato un problema, perché comunque mettendo su peso mi facevo del male anche se non me ne rendevo conto e poi anche perché in famiglia – come dicevo prima – hanno sempre premiato e sostenuto l’ideale della magrezza come modello sano e quindi mi hanno un po’ sempre combattuta, spronata a cambiare, senza mollarmi mai.
“Bullismo per il peso, per fortuna non ne ho subito anche perché ho sempre avuto un carattere molto forte e oserei dire dominante e di conseguenza non ho mai permesso agli altri di farmi del male sotto questo aspetto. Quando avevo diciott’anni, sono stata in cura da uno psicologo per problemi di ansia e di attacchi di panico – non collegati al peso – e lui mi disse una frase che si è incisa dento di me e che tengo sempre ben in mente: “Sei tu che dai potere agli altri di farti del male” e dietro a questa frase io mi sono costruita la mia corazza. Nel senso che se tu dai un’arma alle altre persone, è come se le autorizzassi a farti del male, se non gliela dai, è praticamente impossibile. Ovviamente c’è un lungo lavoro psicologico dietro, davvero non indifferente!
“A un certo punto non mi piacevo più. Tutto era diventato un peso da portarsi appresso tutti i giorni: nel lavoro, nello sport, in qualsiasi momento della vita, tutto era diventato difficile, anche le cose più semplici come salire una scala o andare a fare una passeggiata con degli amici. Sentivo un grande disagio, non avevo più voglia di uscire, tendevo a isolarmi, a non curare la mia persona, a infagottarmi in vestiti informi. Certe cose non le volevo più fare, con il caldo sudavo molto e questo non mi faceva stare a mio agio, non mi andava di fare tutte quelle cose che una ragazza giovane della mia età dovrebbe fare tranquillamente, senza nemmeno pensarci. È stata la scintilla per avviare un processo di introspezione e di autoanalisi. Mi sono chiesta: ok, perché? Qual è il motivo del mio disagio? E alla fine la risposta era il peso che cominciava a schiacciarmi”.
Essendo una cosa che riguardava strettamente me, inizialmente ho pensato di rifare un percorso psicologico ma ho preferito non avere influenze dall’esterno, né positive né negative. Non volevo altri pareri, volevo risolvere la situazione con le mie forze. Era diventata una sfida con me stessa. Dovevo vincerla. Volevo arrivare all’eventuale decisione dell’intervento da sola, senza che mi potessero dire, si ma, no ma. Non avrei accettato condizionamenti di alcun genere. Dato che era la prima volta nella mia vita in cui facevo una scelta riguardante il mio peso da sola, volevo affrontarla in modo completamente autonomo. É un po’ come dire, prima imparo a stare bene da sola, per poi stare bene con gli altri. E quindi da sola fino in fondo”.
“Se n’è spesso parlato in famiglia però l’ho sempre considerato come ultima possibilità, una sorta di ultima spiaggia; all’inizio ho accantonato l’idea perché – confesso – mi spaventava tantissimo. Adesso mi rendo conto che era un errore però allora lo percepivo come una sconfitta: oddio, mi dicevo, se arrivo a fare un intervento dove ti tagliuzzano lo stomaco, vuol dire che ho proprio toccato il fondo! In realtà, non è affatto vero! In realtà, la chirurgia bariatrica rappresenta una via d’uscita – valida ed efficace – per le persone che non riescono a trovare altre strade come diete, piani alimentari, percorsi psico-nutrizionali. All’inizio non ho mai preso in seria considerazione l’intervento in sé perché mi sembrava troppo: mi dicevo, cavolo se io arrivassi a subire un intervento chirurgico per perdere del peso, vuol dire vuol dire che mi arrendo. In realtà, è tutto il contrario. È la strada giusta, quando le altre non funzionano, per riprendere in mano la tua vita in tutta la sua pienezza”.
“Avevo già preso inconsciamente la decisione se non di affrontare l’intervento, comunque di andare a fare la prima visita per la chirurgia bariatrica ma in realtà la molla vera e propria che mi ha fatto dire: si, lo voglio è stata una ragazza – Irene – che io conosco molto bene, sin da bambine anche se con il tempo ci eravamo poi perse di vista. Quando l’ho ritrovata, appena fatto l’intervento di sleeve, intorno a ottobre 2020. Avevo visto delle foto, l’ho ricontattata per saperne di più. Con grande serenità mi ha spiegato di aver fatto un intervento di sleeve; era molto soddisfatta della sua scelta, si sentiva completamente rinata e quella è stata la mia molla: vedere lei così contenta, percepire la sua gioia, constatare il suo reale cambiamento, mi ha dato coraggio, “non è così tragico come può sembrare, ti dà veramente una nuova opportunità …” mi diceva. Allora lì ho detto ok, lo faccio anch’io. Va bene”.
“Sono in tanti a chiedermelo. Mi verrebbe da dire “a sensazione”. Ho iniziato senza dire nulla a nessuno a “spippolare” un po’ su internet, a cercare, brigare; finché ho trovato il Centro di Pisa, ho scoperto un mondo, ho visto il profilo del dott. Rosario Bellini, ho letto le testimonianze, e ho fatto la mia scelta “a sentimento”; il mio intuito – di cui mi fido – mi diceva che era il professionista giusto, il team giusto per me, anche se dovevo cambiare Regione. Una sorta di colpo di fulmine. Mi è scaturita una fiducia spontanea, immediata. E si è poi rivelata la scelta perfetta sotto tutti i punti di vista”.
“La prima visita l’ho fatta con il Dott. Rosario Bellini, avevo un peso di circa 113 chili; l’unica paura vera che avevo è che lui mi dicesse – per qualche strano motivo – che non mi avrebbe operato perché non idonea all’operazione. Era l’unica vera paura che sentivo in quel momento. Sono andata alla visita molto determinata a fare l’intervento. Quando mi ha detto: “Si, ti opero e ti propongo una sleeve” ricordo di essere scoppiata a piangere dalla gioia.
Sin dalla prima visita, il chirurgo mi ha spiegato molto bene tutto il percorso, mi ha molto sensibilizzato sulle possibili difficoltà che avrei dovuto affrontare, in cosa consisteva l’intervento di sleeve gastrectomy sottolineando che occorre arrivare ben preparati. È un tipo di intervento, così come tutti gli altri interventi di chirurgia bariatrica, che prima va affrontato dal punto di vista psicologico e poi va fatto fisicamente. Se non sei pronta con la testa non lo puoi affrontare nel migliore dei modi e non lo devi affrontare. Tutto il team è stato molto bravo in questo senso. Poi, fortunatamente, io non sono una persona che si spaventa facilmente, lavoro in medicina come infermiera, mi fido di noi, mi fido dei medici e quindi ero veramente tranquilla. Sentivo di essere in ottime mani”.
“La mamma è stata la prima persona a cui ho confessato la mia decisione di fare l’intervento, dove, con chi; successivamente al compagno di mamma che per me è diventato presto un papà a tutti gli effetti, al mio compagno e alle mie suocere. Io ho due suocere che vivono qui sotto di noi e al mio datore di lavoro. Non l’ho detto a nessun altro … sempre perché non volevo troppe influenze dall’esterno… perché io sono come i treni, quando prendo una decisione ci arrivo in fondo, se ti metti in mezzo io ti passo sopra e va benissimo così.
Ovviamente il supporto c’è stato da tutti fin da subito, soprattutto da mamma che era la persona da cui mi aspettavo e desideravo più sostegno e più comprensione, avendo sempre avuto anche lei problemi di peso.
La persona più “titubante” all’inizio è stata il mio fidanzato, nonostante mi abbia sempre aiutato tantissimo e tuttora mi supporta e mi aiuta in una maniera grandiosa ma solo perché aveva paura. Aveva paura non tanto che io non ce la facessi ma che io cambiassi; temeva che la Sole che lui ha conosciuto e che ha vissuto, potesse cambiare dopo l’intervento, come personalità, come umore, psicologicamente, non lo so, in sostanza aveva paura di trovarsi poi davanti un’altra persona, diversa da quella della quale si era innamorato. Lui mi diceva “Io ti amo, mi piaci così. Io non vedo questi difetti che tu ti vedi, non vedo questo problema che ti senti”, quindi è la persona che ha fatto un po’ più fatica ad accettare la mia decisione ma ovviamente la sua risposta è stata: “… se ti rende felice, io sono qua. Non posso fare altro che così.” Sembrava lui più terrorizzato di me, come se dovesse essere lui ad andare sotto i ferri, più di mamma e papà e di me stessa. Però alla fine è andato tutto bene e anche lui si è tranquillizzato vedendo la mia gioia e la mia serenità.
“No, assolutamente no. Do una risposta secca perché non ho mai avuto paura né durante il percorso né prima né dopo l’intervento e neppure nel momento prima di addormentarmi. Assolutamente no, volevo talmente tanto l’intervento che non mi importava dell’anestesia, dei tagli, dell’intervento, vedevo solo il fine che era quello”.
“Si, posso davvero dire che è stata una bellissima esperienza con tutto il team del Centro bariatrico di Pisa, il personale infermieristico, in particolare con Cristina, ci tengo a nominarla, la case manager di bariatrica, che è una persona meravigliosa: senti che ti considera proprio come una di famiglia. Tra l’altro io ero tra le pazienti più piccoline diciamo e quindi mi hanno sicuramente coccolato un po’ di più. Devo essere sincera. È un bellissimo reparto con del personale competente e altamente qualificato ma che mantiene un’umanità molto intensa in tutti i momenti del percorso, cosa comunque difficile da trovare in un ospedale. Ti consigliano, ti aiutano, sono molto presenti anche nel post-intervento, non ti senti sola e questo secondo me è importante. Tuttora so per certo che a in qualsiasi momento avessi bisogno, loro ci sono”.
“È difficile rispondere a questa domanda. MI è stata offerta una seconda opportunità, mi verrebbe da dire. Come un reset, come se mi avessero detto, okkei, oggi ti azzeriamo, e tu riparti da qui. Non mi viene neppure da dire rinascita perché a mio avvio è giusto che si resti quello che si è stati prima. A livello personale non credo che ci debba essere un cambiamento così intenso perché ci dobbiamo ricordare di cosa eravamo, di cosa sentivamo e delle persone che eravamo prima dell’intervento. Penso più a una ri-educazione all’approccio con il cibo, al modo di mangiare, a quello che il cibo significa per noi quindi una nuova opportunità, più che altro. Ti resettiamo, parti da zero, ricostruisci qualcosa che ti faccia stare meglio”.
“È vero, anche attraverso le reazioni degli altri all’intervento. C’è chi dice “eh va bè, hai scelto la strada più facile”; per fortuna, io dalle persone che ho intorno non ho mai avuto delle risposte negative; sono sempre stati tutti dalla mia parte: “ah si, hai fatto bene. Ah che bello, ci vuole del coraggio!” Non ho mai incontrato la persona poco intelligente che ti dà la risposta: “eh hai fatto presto, perché hai scelto la via più facile!” ma ad altri è successo, purtroppo! Credo che farti togliere una porzione di stomaco non sia poi una scelta così semplice, senza contare che è irreversibile. Di certo non parliamo di una scorciatoia e chi l’ha intrapresa lo sa. Dipende sempre dall’ambiente e dalle persone che hai intorno a te, da come reagiscono e da come ti sostengono o meno”.
“Penso che l’approccio psicologico sia indispensabile per chi intraprende un percorso bariatrico, anche se io al momento non lo sto affrontando. Sono convinta che ci voglia e infatti anch’io sto prendendo in considerazione di farmi seguire da qualcuno perché ne sento la necessità, non tanto perché trovo difficile questa nuova vita a cui mi sono adattata piuttosto bene ma soprattutto perché certe paure, certe insicurezze rimangono lì e ogni tanto ti fanno qualche piccolo agguato quindi si ha bisogno di un supporto e di acquisire e/o affinare degli strumenti interiori che potremo imparare ad utilizzare meglio e in piena autonomia. Credo che sia giusto e corretto farsi seguire, farsi aiutare o anche semplicemente creare un dialogo con una persona di fiducia e continuare a parlarne. Nel team di Pisa, senza un’adeguata preparazione psicologica non puoi accedere all’intervento. Una volta dimesso poi chiedere di continuare presso il professionista dell’Ospedale oppure puoi farlo in altra sede magari più vicina alla tua abitazione”.
“Sono stati bravissimi anche per quello. Mi hanno spiegato tutto, con molta chiarezza. Ci hanno anche fornito degli opuscoli personalizzati. Abbiamo potuto registrare tutto quello che ci è stato detto così da poterlo riascoltare a piacimento una volta a casa. Certo al ritorno, ti senti un po’ un pesce fuor d’acqua (per quanto il ricovero sia breve, di pochi giorni) e queste registrazioni sono di grande aiuto. Ti frullano in testa mille domande: “E ora, che cosa devo fare? Devo mangiare, non devo mangiare, posso?”. Dopo l’intervento di sleeve, per i primi mesi non ho più avuto lo stimolo della fame, poi alla prima visita di controllo, mi hanno ribadito: “devi mangiare, devi uscire da quel loop del posso mangiare questo, posso mangiare quell’altro… l’unica risposta valida è: si deve mangiare”. E il team è di grande supporto in questo momenti, sono sempre stati molto esaustivi, ho anche richiamato per avere altri chiarimenti e mi hanno sempre risposto subito. Ci sono e senti che ci sono e ci tengono a te. Sono sempre competenti e molto disponibili”.
“Ai controlli non manco mai, soprattutto nel primo anno sono convinta che siano fondamentali e poi se si ha ancora il terrore della bilancia come nel mio caso è l’unico modo per farsi pesare, andare ai controlli e farlo fare a loro. Preferisco continuare ad andare a Pisa, dal team che mi ha operato e seguito anche se dal secondo controllo, potrei andare anche in un altro centro magari più vicino a La Spezia, dove abito, ma preferisco così. Mi hanno seguito bene e nutro la massima fiducia per loro. Mi piace l’idea che abbiano ben presente tutta la mia storia clinica. Vado da loro, mi pesano, mi controllano le analisi, facciamo due chiacchiere, due risate e poi mi rispediscono a casa. Mi piace andarli a trovare. Continuo a sentirmi accolta anche nel tempo. Mi instillano sicurezza e seguo rigorosamente tutti i consigli”.
“L’unico rammarico è proprio quello di avere aspettato così tanto ma ognuno ha i suoi tempi e vanno rispettati. Il risultato? Sinceramente minori aspettative, sono rimasta sorpresa; sapendo com’era il mio metabolismo non pensavo davvero di avere una risposta così positiva e ora probabilmente – se non l’avessi fatto – avrei molti chili in più sul corpo sull’anima e…. sull’anima”.
“Per chi affronta un percorso come il mio, è fondamentale fare attività fisica, scegliendone una che piaccia e non costi troppi sacrifici. Io mi alleno più o meno un’ora tutti i giorni, salto solo quando mi sento particolarmente stanca. Continuo ad andare in palestra, ovviamente con un tipo di allenamento diverso rispetto a quello precedente all’intervento. Se prima era un allenamento di cardio mirato alla perdita di peso, adesso è più dedicato alla tonificazione per cercare di ricostruire massa muscolare. Ci vado molto volentieri; mi aiuta a scaricarmi di testa. Vado anche spesso al mare in bicicletta. Muovermi mi fa bene, mi è sempre piaciuto, mi aiuta anche tanto a scaricare lo stress e le tensioni”.
“Di chirurgia ricostruttiva post-bariatrica me ne ha parlato subito il Dott. Bellini, il giorno stesso in cui mi ha parlato dell’intervento, anche per rassicurarmi perché può essere una cosa che preoccupa soprattutto una donna giovane, sebbene l’età conti fino a un certo punto. Sono in molti a pensare: “Oddio, perderò un sacco di chili, e poi all’involucro, cosa succede? Avrò pelle che pende ovunque?” Tra l’altro a Pisa,
molti degli interventi di chirurgia di rimodellamento sono passati dalla mutua, coperti dal Servizio Sanitario Nazionale e questo è bene dirlo per chi fosse interessata”.
Nel mio caso, sinceramente al momento non credo che affronterò un intervento di rimodellamento. Per fortuna ad oggi, nonostante abbia perso già 46 chili, la mia pelle è esattamente come prima. Per mia fortuna, non sono predisposta a cedimenti cutanei, lì è genetica, ho una pelle molto tonica ed elastica e la palestra ha sicuramente giovato a mantenerla tale nel tempo anche dopo l’intervento. Non si vede addosso – a livello cutaneo tutto il peso dei 46 chili persi. Ho mantenuto la tonicità del mio fisico, ed è una fortuna.
L’attività che faccio adesso, il fatto che sono comunque una persona che si è sempre data molte creme e continua tuttora perché è una cosa che mi piace e poi la genetica, è inutile nasconderselo, possono fare la differenza in questo senso”.
“È una scelta molto personale prendere questa decisione, il consiglio che posso dare è quello di rifletterci bene, non è una passeggiata e occorre esserne pienamente consapevoli. È necessario prendere coscienza del percorso e prepararsi molto bene dal punto di vista psicologico perché il fisico non fa altro che seguire la testa e anche se in questo caso, si c’è un intervento e c’è una riduzione fisica però è sempre la testa che comanda anche se hai fatto un’operazione. Bisogna mettersi un pochino nell’ottica che le cose devono cambiare, la vita cambia e che non si può più mangiare come prima. Si può mangiare di tutto però veramente molto poco.
Quindi se non si è sicuri, oppure si è certi di non riuscire a mangiare molto meno, io consiglio di aspettare, di prepararsi meglio, di rifletterci, di cercare delle alternative perché dopo può diventare frustrante. Non bisogna avere fretta di farsi operare, c’è molto di più di cui tener conto oltre all’intervento”.
“Per quanto riguarda il post-intervento, ognuno si organizza come è più comodo, io per esempio, al lavoro mi preparo già le mini-porzioni perché so già quello che riesco a mangiare; la mia amica Ilaria prefersce comunque farsi un piatto e poi quello che mangia mangia, quello che non mangia è uguale però per una persona magari un po’ fragile, alla lunga può diventare frustrante vedere tante cose nel piatto e poi non riuscire ad arrivare in fondo, soprattutto se sei goloso di un alimento. Io preferisco farmi già le mini-porzioni che so che posso mangiare, senza sprechi; se riesco a mangiarla tutta bene, se non riesco lo metto via. Rimane comunque una scelta molto personale e nessuno dovrebbe dirti devi farlo oppure no. Sono certa che se qualcuno della mia famiglia non fosse stato d’accordo e per fortuna non è stato così, l’avrei fatto comunque. La vita è la mia, il fisico è il mio, so che può far paura, qualcuno dice che è un “intervento della madonna!” , certo non è una scorciatoia, però se sei consapevole e ben preparato psicologicamente ne vale assolutamente la pena”.
“Non è un intervento doloroso, almeno nel mio caso non lo è stato, non si sta male nei giorni dopo, solo un po’ di fastidio il giorno stesso. Nell’arco di poco ti cambia la vita, ti dà una nuova chance però va ragionato bene. Bisogna che la testa sia d’accordo. Non è assolutamente una scorciatoia e non va vissuta come tale. Perché se io cominciassi a mangiare cioccolata dalla mattina alla sera, tempo poco tornerei come prima e ci vuole pazienza, ci vuole tanta, tanta pazienza; ci vuole tanta comprensione anche da parte delle persone che ci stanno intorno perché è comunque tutto diverso, dopo l’intervento, anche le piccole cose . Stasera, per esempio, vado a un compleanno però io non ordino, ordina il mio fidanzato e io mangio qualcosa da lui e queste sono cose che vanno accettate e di cui occorre parlare insieme già prima dell’intervento altrimenti non si riesce a portare avanti il percorso in modo corretto. Poi per il resto, l’ho detto, a me ha cambiato la vita, lo rifarei domani, va bene così.
“Prima di decidere, è importante dedicare del tempo per informarsi bene sui centri a disposizione, valutarne le caratteristiche, approfondire le competenze dei singoli chirurghi, e anche una volta scelto il centro, fatta la prima visita se non ci si sente a proprio agio è meglio cercare ancora perché deve crearsi subito un rapporto di empatia e reciproca fiducia per poter affrontare bene il percorso bariatrico. D’accordo non è un’operazione al cuore ma è comunque un’operazione molto importante, con grandi risvolti psicologici e d’immagine corporea e occorre un team specializzato che ti segue a 360 gradi per un lungo periodo. Occorre sentirsi accolti e seguiti bene, con un punto di riferimento stabile. Consiglio di continuare sempre un percorso psicologico anche dopo l’intervento, la fase più difficile, per evitare di sentirsi persi. Nel Centro di Pisa diretto dal Dott. Rosario Bellini lavorano professionisti allenati a lavorare insieme e con grande competenza sulla cura dell’obesità; hanno un approccio globale all’obesità ovvero ne affrontano tutti gli aspetti perché si tratta di una malattia complessa. Nel team c’è sempre qualcuno disponibile con cui parlare, anche nei weekend, che sa che cosa avete fatto, che conosce la vostra condizione e quindi offre sempre un aiuto mirato e non è certo scontato”.
Pisa per me è come se fosse una seconda casa, per cui la consiglio perché mi sono trovata davvero molto bene. Rimane una sorta di cordone ombelicale tra il chirurgo e il proprio paziente. Sa di te cose che nessun altro sa, rappresenta un po’ il mio paracadute. Tu ti butti però con sicurezza.
GRAZIE SOLANGE 🌹
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