La sleeve gastrectomy laparoscopica rappresenta oggi uno degli interventi di chirurgia bariatrica (chirurgia dell’obesità grave) più diffusi al mondo, come più volte sottolineato nell’ambito del XXV Congresso Nazionale SICOB, che si è svolto a Venezia il 6-8 aprile. Nonostante, i notevoli vantaggi, tuttavia, in alcuni pazienti, dopo l’intervento si sviluppa una fistola nella parte alta della sutura gastrica che complica il quadro post-operatorio. Diversi Esperti si sono chiesti se esistono dei fattori pre-operatori e operatori che sono associabili al rischio di tale fistola.
La sleeve gastrectomy laparoscopica – grazie ai notevoli miglioramenti degli ultimi anni, rappresenta oggi uno degli interventi di chirurgia dell’obesità grave più diffusi e utilizzati. La tecnica prevede la resezione del fondo e della grande curva dello stomaco per ottenere una riduzione sensibile del volume gastrico con senso di sazietà precoce; inoltre la riduzione dei livelli circolanti dell’ormone grelina, prodotto nel fondo gastrico, induce una riduzione dell’appetito.
Oltre a garantire nel tempo ottimi risultati in termini di perdita di peso e miglioramento – se non risoluzione totale – delle malattie associate all’obesità patologica, è una tecnica di apparente semplicità di esecuzione e rispetta la fisiologia del sistema digerente, caratteristiche che hanno resto la sleeve gastrectomy l’intervento attualmente preferito nel trattamento chirurgico dell’obesità patologica.
Nonostante questi vantaggi, le possibili complicanze della sleeve gastrectomy possono essere però più severe se paragonate ad altre tecniche quali bypass gastrico e diversione biliopancreatica. Le due principali complicanze sono il sanguinamento e la comparsa di una fistola del tubulo gastrico.
In letteratura, la fistola viene riportata con una frequenza che va dallo 0.74% al 3% dei casi dopo il 1° intervento e può salire al 5-10% negli interventi di revisione. La fistola si sviluppa soprattutto nella parte alta della sutura gastrica e può creare notevole disagio al paziente. Per questo numerosi esperti stanno studiando se esistono e quali siano i fattori pre-operatori e operatori che possono condizionare la comparsa di una fistola post-intervento, per poter ridurre il rischio di comparsa.
Un interessante studio retrospettivo, presentato al XXV Congresso Nazionale SICOB ha analizzato un’ampia casistica di oltre 1700 pazienti con obesità grave, arruolati secondo le indicazioni delle Linee Guida della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB) e operati nel periodo dal gennaio 2008 all’ottobre 2016 dallo stesso team chirurgico. Tutti i pazienti ammessi a questo studio sono stati valutati durante il periodo pre-operatorio da un team multidisciplinare (chirurgo, dietista, psicologo, endocrinologo, anestesista) che ha registrato i seguenti parametri:
età, sesso, altezza, peso, BMI, eccesso di peso, malattie associate all’obesità (co-morbilità), distanza dal piloro a cui è iniziata la sezione dello stomaco, tempo dell’intervento chirurgico, esperienza del chirurgo bariatrico (in termini di numero di sleeve gastrectormy eseguite), materiali chirurgici utilizzati.
Nel 2.8% dei pazienti operati è comparsa una fistola (nel 2.6% dei casi localizzata nella parte alta della sutura gastrica). Nell’88.9% dei casi, la fistola è comparsa nelle prime 3 settimane dopo l’intervento di chirurgia bariatrica, nel 6.7% tra 3 e 6 settimane, nel 4.4% tra 6 e 9 settimane.
Dalla valutazione statistica dei parametri osservati si è notata una correlazione significativa tra la comparsa di fistola e l’inizio della sezione gastrica a una distanza inferiore ai 2 cm dal piloro. Tra i fattori protettivi della comparsa di fistola sono emersi l’esperienza del chirurgo, valutata in termini di numero di interventi di Sleeve Gastrectomy eseguite (>300), e l’utilizzo di un rinforzo della sutura nella parte prossimale del tubulo gastrico. Non è stata rilevata una differenza significativa nel tipo di rinforzo utilizzato.
Fonte
XXVI Congresso Nazionale Sicob, Venezia 6-8 aprile 2017
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