Nel gergo popolare, la rapa è associata a persona con la testa dura, ottusa, un po’ stupidella, che non è capace di capire o di fare (“è una testa di rapa”, “ cavar sangue da una rapa”, “valere quanto una rapa”, etc); al contrario, in cucina e in gastronomia, la rapa – sia come radice, che come ortaggio – è tutt’altro che insulsa o coriacea. È particolarmente tenera e rappresenta un concentrato di virtù salutari.
La rapa è un ortaggio di origine siberiana che, tuttavia, si è ben adattato ai nostri climi e di cui si utilizzano sia la radice tuberosa, all’esterno bianca, rosata o rossa, sia le sommità fiorite, fresche, preziose in nutrizione per il loro elevato contenuto in clorofilla, vitamine, sali minerali e glucosinolati (composti solforati, facilmente inattivati dal calore) come del resto avviene per tutte le Cruciferae, la famiglia di cavoli e broccoli, a cui la rapa appartiene.
È un ortaggio tipicamente invernale ma oggi lo si trova anche in varietà più precoci o più tardive. Molto diffusa nella cucina meridionale, dove si usa prevalentemente cotta, nelle minestre, al burro o al forno, rappresenta oggi un alimento di prima scelta anche nelle ricette raffinate delle regioni del Nord Italia.
Nella sua totalità, la rapa fornisce scarse calorie (27 kcal/100 g) praticamente nessun grasso e una buona quantità di fibre. La rapa contiene più acqua della patata (- 13%) riducendone il potenziale energetico. Le rape vengono consigliate nelle diete dimagranti, per la sensazione di sazietà che forniscono, per l’assenza di grassi e la facile digeribilità. In passato sono state molto utilizzate per contrastare la gotta. Il consumo abituale di rape, infatti, facilita l’eliminazione per via urinaria dell’acido urico. Quando quest’acido è in eccesso, come nella gotta, esso determina uno stato tossico che provoca l’accumulo di cristalli di acido urico, in particolare a livello delle articolazioni, causando infiammazione e dolori reumatici.
Oggi si sa che le cime di rapa, dal sapore leggermente amaro, sono più ricche di nutrienti rispetto alla radice. Le cime di rapa contengono discrete quantità di fibre, vitamine (C, B1, B2, B6, niacina e folati) e minerali (potassio, sodio, in minori quantità calcio, fosforo e ferro). Molti nutrizionisti le consigliano nelle diete finalizzate alla depurazione dell’organismo, per le loro proprietà diuretiche, lassative e disintossicanti.
In passato le rape cotte al forno venivano utilizzate per la cura dei geloni. Una volta cotta e raffreddata leggermente, la rapa veniva tagliata in due e strofinata sui geloni premendo leggermente in modo da far uscire un pò di succo.
Voi come le preparate? Ecco la ricetta classica
Fate bollire per 10 minuti in abbondante acqua salata (o cuocete nel microonde), 1.5 kg di infiorescenze e di foglioline più tenere delle cime di rapa. Scolatele (mantenendo l’acqua di cottura) e tenetele a parte. Nell’acqua di cottura fate cuocere al dente le orecchiette. Mentre la pasta cuoce, riscaldate in una padella bassa 6-8 cucchiai di olio extravergine d’oliva con 2 spicchi d’aglio sbucciati che poi eliminerete, 2-3 acciughe spezzettate e 1 peperoncino piccante spezzettato a mano. Quando l’aglio sarà dorato, unite le cime di rapa cotte in precedenza e le orecchiette appena scolate. Mantenete sul fuoco per un paio di minuti girandole con un cucchiaio di legno. Servitele ben calde.
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