Qual è il ruolo dell’Obesità nell’aggravare la COVID-19?

Qual è il ruolo dell’Obesità nell’aggravare la COVID-19?

Con la consulenza del prof. Luca Busetto, Presidente della Società Italiana dell’Obesità e D.ssa Silvia Bettini, Centro per lo Studio ed il Trattamento Integrato dell’Obesità Azienda Ospedaliera Università di Padova, Clinica Medica 3

 

Ovesità e Covid-19. È stato un tema chiave molto dibattuto in questi mesi e se n’è parlato anche durante la presentazione del 9° Rapporto dell’Obesità in Italia curato da Auxologico: l’obesità – come il diabete – può aggravare la patologia correlata all’infezione da nuovo Coronavirus Sars-CoV-2? I dati epidemiologici e clinici raccolti hanno via via dimostrato come l’obesità, insieme all’età, al diabete e altre patologie, configuri uno dei principali fattori di rischio per un decorso più critico e forse più letale in caso di infezione da Sars-CoV-2. Ciò significa lo sviluppo di una malattia Covid-19 più grave, con maggiori rischi di ospedalizzazione, ricorso alla terapia intensiva e mortalità. Questo eccesso di rischio appare particolarmente evidente nelle persone sotto i 60 anni di età.

Fattori biologici e sociali che associano l'obesità a un rischio di maggiore gravità di Covid-19

 

Questa associazione tra obesità e Covid-19 è sostenuta da un lato da fattori biologici inerenti all’obesità stessa, in parte da determinanti sociali e psicologici (stigma). Dall’altro lato, le misure di confinamento e di distanziamento fisico imposte dalla pandemia hanno avuto conseguenze negative su nutrizione, attività fisica e stile di vita di tutti i cittadini. Tali conseguenze sono risultate particolarmente deleterie nei pazienti con obesità, rendendo per loro ancora più difficile la gestione del peso corporeo e dello stato di salute in generale. Tutto ciò è stato ulteriormente aggravato dal fatto che l’enorme stress che la pandemia ha provocato sui Sistemi Sanitari ha causato la concentrazione di tutte le risorse sulla gestione dei malati di COVD-19, riducendo le risorse disponibili per la cura delle malattie croniche non-trasmissibili. L’obesità, una malattia cronica già di per sé soggetta a un bias di attenzione e di riconoscimento da parte dei sistemi sanitari, ha particolarmente sofferto questa decurtazione o sospensione dei servizi di cura.

 

L’incrocio di due pandemie: obesità e Covid-19

La vera emergenza nel periodo 2020-2021 è che si sono incrociate due pandemie, una già preesistente e a lungo sottovalutata: l’obesità, che spesso si associa a diabete tipo 2 e/o altre complicanze, e la pandemia da Covid19 che ha travolto tutto il mondo negli ultimi mesi.

 

I report clinici hanno da subito aggiunto l’obesità alla lista delle malattie croniche la cui presenza è associata a un’ espressione clinica più severa di Covid-19.

  • In uno studio francese condotto in una casistica di 124 pazienti consecutivamente ricoverati in un reparto di rianimazione per polmonite da Sars-CoV-2, la percentuale di pazienti con obesità (47,6%) risultava significativamente più elevata di quanto precedentemente osservato in un gruppo di controlli storici ricoverati per insufficienza respiratoria non legata a Covid-19 (28,2%). All’interno del gruppo di pazienti con polmonite Sars-CoV-2, l’obesità, ed in particolare l’obesità grave, era più frequente nei pazienti che richiedevano ventilazione meccanica assistita rispetto ai pazienti che non la richiedevano. Vi era infine una relazione diretta tra la percentuale di pazienti che richiedevano ventilazione meccanica e il valore di Indice di Massa Corporea (BMI).

 

  • Nella casistica italiana presa in esame, di 92 pazienti ricoverati per polmonite da Sars-CoV-2 in un reparto italiano di medicina interna riconvertito a reparto Covid-19, la necessità di ricevere un supporto ventilatorio (non invasivo od invasivo) e di essere trasferiti a reparti a più alta intensità di cura (terapia semi-intensiva e intensiva) erano entrambe più alte nei pazienti con obesità (41,4% e 41,3%, rispettivamente) e nei pazienti con sovrappeso (54,8% e 54,8%) che nei pazienti in normopeso (15,6% e 18,7%).

 

  • I risultati di questi ed altri studi sono stati recentemente inclusi in una vasta analisi sistematica sulle relazioni tra obesità e prognosi di Covid-19. Questa metanalisi, che ha incluso in totale 75 studi con 399.461 pazienti Covid-19, ha confermato che la presenza di obesità si associa a maggior rischio di:
    • risultare positivi ai test diagnostici per infezione da Sars-CoV-2;
    • ospedalizzazione;
    • ricovero in Unità di Terapia Intensiva;
    • mortalità.

 

La dura esperienza della pandemia COVID-19 dovrebbe insegnare ai gestori del Sistema Sanitario la necessità di prevedere una organizzazione che riesca a garantire la cura delle malattie croniche non trasmissibili, compresa l’obesità, anche in condizioni di stress ed emergenza del Sistema Sanitario.

 

 

LEGGI ANCHE

– Obesità in Italia: Auxologico presenta il 9° Rapporto su ricerca, clinica e terapia »

– Il paradosso obesità: “fragilità” per il piano vaccini anti-Covid ma non per l’accesso alle cure! »

 

 

 

 

Reference

Obesity and COVID-19: The Two Sides of the Coin
Dror Dicker, Silvia Bettini, Nathalie Farpour-Lambert, Gema Frühbeck, Rachel Golan, Gijs Goossens, Jason Halford, Grace O’Malley, Dana Mullerova, Ximena Ramos Salas, Maria N Hassapiou, Jørn Sagen, Euan Woodward, Volkan Yumuk, Luca Busetto
Obes Facts 2020;13(4):430-438. doi: 10.1159/000510005. Epub 2020 Jul 13

 

 

 

"Poter vivere una vita normale... non una vita a metà"

Filo diretto


Link utili

Unavitasumisura.it © 2011 - 2024 Tutti i diritti riservati

Entra con le tue credenziali

Ha dimenticato i dettagli?