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Rischi dell’insonnia: dal diabete all’obesità

La rivista britannica Lancet ha pubblicato una revisione di vari studi scientifici, realizzata da Charles Morin, dell’Université Laval di Québec City, in Canada, e da Ruth Benca, dell’University of Wisconsin, che raccomanda la cura tempestiva ed efficace dei disturbi del sonno per evitare di incorrere in future malattie: “A causa dell’alta prevalenza e della comorbidità sostanziale dell’insonnia, i medici di base dovrebbero chiedere di routine ai pazienti se hanno problemi a dormire”. Il ripetersi di disturbi come la difficoltà di addormentarsi e le alterazioni nella fase profonda del sonno, che portano di giorno stanchezza, disturbi dell’umore e difficoltà di concentrazione, quando non sono adeguatamente curati conducono spesso alla cronicizzazione, con gravi conseguenze nel lavoro e nei costi dell’assistenza sanitaria.
Secondo il risultato della revisione, proprio a causa della diffusione e della loro difficile identificazione, se non si tratta di episodi sporadici di insonnia ma di disturbi ripetuti nel tempo, possono favorire fino a cinque volte in più l’ansia e la depressione, e raddoppiare le probabilità di insufficienza cardiaca e di diabete, fino alla perdita della vita; l’insonnia cronica aumenta anche il rischio di ipertensione arteriosa sistemica, di infarto del miocardio, ictus, obesità e aumenta il rischio di abuso di alcol e droghe fino a sette volte.
Secondo i ricercatori canadesi e statunitensi, le cure dell’insonnia non sono ancora state studiate a sufficienza, come dimostra il fatto che antistaminici e antidepressivi, prescritti spesso per indurre il sonno, non sono specificatamente indicati per la cura dell’insonnia.
Negli Stati Uniti, il National Institutes of Health ha riconosciuto l’efficacia per la cura dell’insonnia solo a due trattamenti: i farmaci ipnotici approvati e la Cbt, la terapia cognitivo-comportamentale, che usa tecniche di rilassamento e di igiene del sonno, come l’attenzione per l’alimentazione, per l’esercizio fisico e per le corrette condizioni dell’ambiente in cui si dorme.
La terapia cognitivo-comportamentale, che non ha effetti collaterali, ha ottenuto successi che si sono protratti nel tempo contro l’insonnia, ma gli specialisti sono ancora pochi e lavorano soprattutto per la clientela privata; attualmente è allo studio la possibilità di accesso alla terapia attraverso consultazioni telefoniche e on-line. In Italia, nei centri di terapia del sonno si registra il 75-80% di esiti positivi, e l’effetto dura nel tempo grazie alle tecniche insegnate ai pazienti, cui possono ricorrere in caso di recidiva; dal 6 al 10% degli Italiani adulti soffrono d’insonnia e circa 12 milioni di persone, un quarto degli adulti, hanno problemi con il sonno come le apnee notturne, la narcolessia, la sindrome delle gambe senza riposo, oltre che l’insonnia: questi i dati dell’Aims (Associazione Italiana Medicina del Sonno).

Fonte:
19 gennaio 2011, repubblica.it
La redazione

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