Intervento del dr. Mauro Brugnani, Dirigente Medico della SCDO* Scienza dell’Alimentazione e Dietetica dell’AOU Maggiore della Carità di Novara.
* Struttura Complessa a Direzione Ospedaliera
Esistono diverse barriere che possono opporsi al dimagrimento. In primo luogo ci sono barriere di natura fisiologica e metabolica: l’organismo – se messo in restrizione, se messo a mangiare meno – tende comunque a limitare il proprio dispendio energetico e quindi tende a consumare meno. Questo è un meccanismo “di sopravvivenza” che deve essere spiegato molto bene dal proprio medico, facendo capire che non è possibile ottenere un calo ponderale che continui all’infinito. Ad un certo punto, diverso per ciascun individuo, il peso scende e poi si assesta e quindi arrivati a questo punto di stallo, l’obiettivo diventa non tanto perdere altro peso ma impegnarsi, lottare per mantenere il peso perso.
Esistono poi delle barriere di natura psicologica. Spesso il soggetto che arriva alla visita, ha già magari fatto dei trattamenti precedenti, ha delle storie di fallimento, quindi arriva con una motivazione bassa, così come l’autostima; eventuali fallimenti successivi determinano una perdita ulteriore dell’autostima; spesso il cibo diventa anche una strategia di compenso di situazioni psicologiche negative e in questo è sicuramente d’aiuto la possibilità di servirsi del supporto psicologico di uno specialista che è inserito nel team di cura multidisciplinare.
Esistono anche delle barriere di natura sociale: si dice oggi che viviamo in un ambiente obesiogeno, basta andare al supermercato a fare la spesa e ci rendiamo conto di che cosa offre oggi l’industria alimentare e di quanto sia comunque difficile fare delle scelte corrette e quando sia più facile cadere in scelte poco raccomandabili ed essere attratti da alimenti accattivanti, fondamentalmente buoni ma sicuramente non salutari, soprattutto se mangiati spesso o abitualmente.
Il nostro intervento educazionale diventa così fondamentale accanto alla prescrizione di un approccio dietetico tradizionale. L’educazione alimentare e terapeutica è un momento molto importante perché il paziente deve acquisire o ri-acquisire delle informazioni – per esempio come scegliere gli alimenti, saper leggere le etichette, deve capire perché muoversi di più è benefico per l’organismo e per combattere l’accumulo di peso. Si sollecita anche un ruolo attivo del paziente, non solo un contenitore passivo in cui si fornisce una dieta, si incamerano delle informazioni ma il paziente deve diventare un co-terapeuta ovvero un terapeuta di se stesso, collaborando con il medico nel suo percorso personale di trattamento.
Per quanto riguarda, lo svolgimento dell’attività fisica, possono esistere anche delle barriere ambientali: il traffico, l’assenza di giardini, parchi e zone verdi accessibili, il fatto di usare spesso la macchina anche quando sarebbe ingiustificato, tante situazioni che purtroppo oggi favoriscono una vita sedentarietà, uno dei fattori di rischio di sviluppo dell’obesità.
La storia di Katia, 41 anni, che da bambina pienotta e adolescente sovrappeso ad adulta…
Solange è una giovane donna molto determinata che ha fatto un intervento di sleeve il…
L’Unità Operativa di Chirurgia Generale “M. Rubino” del Policlinico di Bari ha organizzato per Sabato…
L’obesità è una malattia complessa, multifattoriale, la cui gestione richiede quindi un approccio multidisciplinare. La…
Nel caso di obesità grave, l’unica soluzione efficace, secondo un’ampia letteratura scientifica internazionale, è la…
In questa pagina raccoglieremo i falsi luoghi comuni su alimentazione, diete, perdita di peso, dimagrimento,…