Che il patrimonio genetico (DNA) influenzasse l’abbondanza e la salute della flora intestinale (“microbiota”) è cosa nota da tempo; ciò che ancora non si sapeva è quanto il microbiota possa influenzare il nostro peso corporeo.
A sottolinearlo un recente studio del King’s College di Londra e della Cornell University negli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista scientifica Cell, condotto su oltre 400 coppie di gemelli identici, che apre nuove prospettive di ricerca per la prevenzione dell’obesità.
Già in passato, alcune ricerche scientifiche avevano mostrato una correlazione tra i geni e la composizione della flora intestinale (oggi chiamata “microbiota”) in relazione alla presenza di malattie del metabolismo e di obesità. Tuttavia, finora si è sempre pensato che il rapporto tra le varianti genetiche e la diversità dei batteri intestinali fosse un elemento trascurabile. Al contrario, un recente studio condotto in parallelo da ricercatori del King’s College di Londra e della Cornell University negli Stati Uniti su coppie di gemelli identici, ha sottolineato che una famiglia di microbi, poco nota finora e altamente ereditabile, è più presente tra i soggetti con un basso peso corporeo.
Gli scienziati hanno evidenziato il fatto che le variazioni genetiche possono condizionare la composizione del microbiota nel suo insieme. Per far ciò, hanno sequenziato il genoma (DNA) della flora intestinale di circa 416 coppie di gemelli identici, che – quindi – condividono tutti i loro geni (100%).
In particolare, i ricercatori hanno osservato come le variazioni del codice genetico siano in grado di influenzare la quantità e in definitiva la concentrazione di una specifica famiglia di microrganismi, chiamati ‘Christensenellaceae’. Questo ceppo è stato identificato di recente (la ricerca scientifica sul microbiota è molto fervida in questi anni e sta scoprendo nuovi ruoli svolti dalla flora batterica) e sembra essere presente in maggiore quantità nei soggetti con un basso Indice di Massa Corporea (IMC o BMI). Questi risultati, se confermati da ulteriori indagini, aprono interessanti prospettive di studio per la prevenzione dell’obesità nell’uomo.
“Il microbiota umano rappresenta un nuovo ‘bersaglio’ interessante per le variazioni della dieta e per la prevenzione di sovrappeso e obesità” ha affermato Tim Spector, Capo del Department of Twin Research and Genetic Epidemiology presso il King’s College London. “I nostri risultati – ha continuato – “ evidenziano che specifici gruppi di microorganismi all’interno del nostro intestino potrebbero svolgere un’attività protettiva contro l’obesità e che la loro quantità è influenzata dalle variazioni dei nostri geni.”
Fino ad oggi, le variazioni delle quantità della flora intestinale erano considerate correlabili alla dieta personale, all’ambiente esterno, allo stile di vita e alla salute individuali. Questo studio anglo-americano rappresenta la prima ricerca che ha stabilito con chiarezza scientifica che alcuni tipi di microbi intestinali sono ereditari e la loro variazione all’interno di una popolazione è almeno in parte riconducibile alla variazione del genotipo dell’ospite, e non solo a fattori ambientali esterni.
Attualmente nel Regno Unito, un altro progetto importante, il British Gut Project sta promuovendo lo studio del microbiota umano. “Questa indagine – spiega il professor Spector – consente a chiunque abbia un particolare interesse nell’approfondire la propria dieta di ricevere, attraverso un kit postale e una piccola donazione online da fare nel sito del progetto, un gruppo di microorganismi testati geneticamente”. “Il nostro obiettivo – conclude lo scienziato – è quello di raccogliere il “profilo della flora intestinale” di milioni di partecipanti per poter proseguire nelle nostre ricerche sul legame tra patrimonio genetico, microbiota e peso corporeo, tutti fattori che giocano un ruolo importante per la nostra salute”.
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