L’ American Journal of Preventive Medicine ha pubblicato una ricerca dell’University of Leicester che dimostra che il rischio di sviluppare patologie mataboliche è più alto fra le donne che svolgono un lavoro sedentario rispetto agli uomini.
Se i risultati della ricerca britannica saranno confermati da ulteriori studi, le donne, e in particolare le lavoratrici, dovranno fare attenzione a non passare troppe tempo sedute. Oltre 500 soggetti di ambo i sessi e di età superiore ai 40 anni sono stati sottoposti a esami di sangue per controllare i valori legati alle disfunzioni del metabolismo e del diabete; i dati sono stati incrociati con la loro attività lavorativa e specialmente con il numero di ore che trascorrevano seduti.
Nel sangue delle donne sono state così scoperte maggiori quantità di proteine che denunciano uno stato infiammatorio (C-reattive), di sostanze che sono presenti nell’organismo quando è colpito da un’infiammazione (leptina e interleuchina 6) e di livelli più alti di insulina.
Il coordinatore della ricerca, Thomas Yates, spiega: «Lo studio dimostra per la prima volta, come lo stare sedute molto tempo ha un impatto deleterio sulla salute delle donne; in particolare, abbiamo dimostrato che gli stati infiammatori e l’insulinoresistenza cronici sono più presenti nelle donne sedentarie che negli uomini, a prescindere da quanto esercizio fanno nel resto della giornata. Questo vuol dire che ad alcune donne potrebbero non bastare i 30 minuti di esercizi quotidiani che vengono raccomandati ai soggetti a rischio di diabete, se poi passano il resto del tempo sedute. Se la nostra scoperta venisse convalidata da successive ricerche, ci sarebbero probabilmente conseguenze a livello di salute pubblica e raccomandazioni sullo stile di vita. Bisognerebbe infatti permettere alle donne di lavorare senza che la loro salute venga compromessa».
Le cause della differenza sono per il momento ignote agli studiosi e non hanno fondamento l’ipotesi che la responsabilità sia da attribuire a una maggiore tendenza delle donne a mangiare fuori pasto durante il lavoro o a svolgere minore attività fisica rispetto agli uomini.
Fonte
QuotidianoSanità.it, 17 marzo 2012
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