La storia di una giovane mamma: Giorgia, bella e grintosa, in lotta con i chili di troppo sin dalla più tenera età che ha saputo trasformare la vergogna e il disagio ed elaborarli in una potente forza interiore che le ha poi permesso più avanti nella vita di trovare una soluzione che la facesse stare bene con se stessa e con gli altri grazie a un incontro con un chirurgo speciale e del suo team che si prende davvero cura di Giorgia … ma lasciamolo raccontare a Lei.
ASCOLTA LA STORIA DI GIORGIA
Mi chiamo Giorgia, sono una ragazza di 31 anni residente in provincia di Bergamo, mamma di una bimba di 9 anni, separata e momentaneamente in pausa di riflessione lavorativa.
Sin dall’infanzia ho sofferto di obesità, sono sempre stata una bimba paffuta, abbastanza alta, ma con quei chili di troppo che mi etichettavano come la robusta della classe.
Solo una volta reagii picchiando il bimbo che mi aveva definita tale, ma quando poi fui richiamata poiché non si risponde alla violenza con la violenza, giustamente, decisi che da quel giorno il mio peso non doveva essere più un motivo di vergogna, ma cercai di farne una forza.
Ero sempre la prima a essere scelta nei giochi a squadre, perché ero il gigante della classe, nello sport avevo parecchia forza rispetto ai miei compagni che parevano degli scriccioli al mio fianco, ma dentro di me questo non portava soddisfazione, anzi, sapevo che sceglievano il mio essere grossa per un vantaggio loro, non perché scegliessero Giorgia.
Gli anni passano, si arriva al periodo adolescenziale nel quale credo di aver conosciuto più dietologi che ragazzi, ora lo dico sorridendo, ma non è stato semplice; diete su diete, è vero la mia famiglia mi ha sempre accompagnata in tutti i percorsi intrapresi, ma dopo un po’ di mesi gettavo la spugna non vedendo risultati eclatanti e tornavo a fregarmene del peso fingendo d’essere serena.
Nel 2009 faccio una visita cardiologica, dato che giocavo a livello agonistico a pallavolo, e questo medico mi dice che il cuore è a posto, ma quei kg di troppo influiscono sulle mie prestazioni sportive, sulla mia vita privata e su uno stato di benessere che una ragazza della mia età dovrebbe avere e dice di avere la soluzione adatta a me. Mi prescrive due capsule da assumere quotidianamente, mattina e sera e mi garantisce che i kg di troppo se ne sarebbero andati e io avrei avuto molte più forze.
Decide di prendere le mie pillole e farle analizzare da un farmacista… anfetamine e chetamine che avevo assunto per quasi un intero anno.
Concludo la mia gravidanza al nono mese con 46kg di peso assimilati, mi sottopongo a un taglio cesareo e partorisco mia figlia Angelica di 4,560 kg.
Passano i primi mesi dal parto e nonostante mi muovo parecchio e sono a dieta, non perdo nemmeno qualche chilo.
Mi sottopongo ad un esame per capire come lavora il mio metabolismo e scopriamo che non lavora più – o meglio – è veramente lento, probabilmente a causa dell’assunzione per lungo tempo di anfetamine.
Che soluzioni mi si prospettano? Ricomincio ad assumerle? Rischio la vita o cerco un’alternativa?
Tento ancora svariate diete finché mi imbatto nella dieta Lemme che faccio per circa 2 anni, con risultati soddisfacenti, ma arrivo a un punto in cui l’essere costantemente a dieta mi condiziona la vita e non ce la faccio più, per cui, mollo l’Accedemia Alimentare del Dottor Lemme ed inizio ad informarmi sulla Chirurgia Bariatrica.
Ho fissato visite in diverse strutture, ma non ero molto convinta di fare un intervento invasivo, per cui opto per il bendaggio gastrico che mi viene applicato presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia dal Dott.Gardinazzi.
Siamo nel 2016, con un peso di partenza di 140 kg.
I chili iniziano a scendere, sono finalmente felice, ma pian piano inizio a rendermi conto che faccio fatica a fare un pasto normale, devo scegliere alimenti che non mi creino problemi, devo masticare molto bene, devo bere lontano dai pasti e inizio ad avere episodi di vomito.
Resisto tre anni – e dico resisto perché nel mio caso è stata davvero una resistenza – e poi visto che il peso non scendeva più, ho perso circa 20kg, e la qualità della vita non era per nulla soddisfacente, torno dal mio chirurgo e chiedo che mi venga tolto tutto. Arrivo a pensare che, se il mio destino è essere obesa, perlomeno lo faccio con gusto e senza sofferenza, ma lui mi propone di andare da un collega.
Arrivo da questo collega, mi fanno accomodare nel suo studio e mi trovo davanti un medico, giovane, con una scrivania sommersa di scartoffie, che mi guarda, mi fa qualche domanda e inizia a illustrarmi quella che per lui era la soluzione migliore per me. Era tutto chiarissimo, nessuno prima mi aveva mai illustrato per filo e per segno le tipologie d’intervento possibili e avevo già fatto visite in precedenza.
Mi sono sentita presa per mano e ho deciso di stringerla forte quella mano, perché sentivo che sarebbe stato proprio lui a mostrarmi la strada della rinascita.
Faccio tutti gli esami necessari, a fine 2018 inizio la preparazione pre-intervento e il 09/01/19 entro in sala operatoria ricca di speranza.
Ricordo che tramavo come una foglia, avevo una bimba fuori che mi aspettava, un compagno e un’intera famiglia in ansia per un intervento che volevo io, forse non necessario, forse una scorciatoia, ma era una mia decisione, solo mia e sentivo molto la responsabilità della mia scelta e temevo possibili conseguenze negative.
Ormai ero lì, non si poteva più scappare, dovendo rimuovere il bendaggio prima di eseguire il mini bypass gastrico, anche il mio precedente chirurgo era in sala operatoria insieme al Dott. Greco …. inizia il conto alla rovescia e sulle note di Me Minus You de The Kolors mi addormento.
Il recupero post operatorio è andato più o meno bene, venivo seguita ogni settimana dall’equipe che a ogni mio dubbio o titubanza prontamente mi rispondeva e rassicurava.
Passano pochi mesi e già tanti kg erano spariti, stentavo a crederci. Faccio i regolari controlli con il Dott. Greco che si ritiene da subito soddisfatto dei miei progressi.
Col passare del tempo capisco che il rapporto con il cibo sta diventando conflittuale, me ne rendo conto ed essendo molto responsabile dal punto di vista medico, anche se poteva voler dire per l’ennesima volta, da sola non ce la faccio, ho chiesto aiuto alla psicologa, la d.ssa Giulia Deretti, del team del dr. Greco, con la quale ho intrapreso un percorso che tutt’ora sto seguendo, con l’aggiunta di un nutrizionista che mi seguirà finché non sarò in grado di trovare un equilibrio.
Non è stato e non è un percorso semplice, magari per alcuni può esserlo più di altri, nel mio caso, la sofferenza per l’involucro che ospita la mia anima da quando sono piccina è stata tanta. Spesso mi sono chiesta perché… se fosse genetica, se fosse colpa mia, ma ho trovato solo risposte parziali.
La mia famiglia ha supportato la mia scelta, come ha sempre fatto, prima di tutto per la salute e secondariamente perché vedere negli occhi di una figlia un velo di tristezza perenne, fa male.
Avevano tanta paura, avevo deciso tutto da sola, dopo il Dott. Greco non avevo più voluto sentire nessun altro parere, ho creduto pienamente in lui e ad oggi ne sono felice.
Ho trovato un chirurgo spettacolare, sempre alla ricerca di soluzioni nuove per migliorare la vita dei suoi pazienti, una testa sempre in movimento che mi fa ben sperare per tutti i futuri pazienti che seguirà e al quale consiglierò di rivolgersi.
Durante il mio percorso posso dire che SI, ho avuto tanta paura, prima di arrivare alla scelta, mi chiedevo se stessi facendo la cosa giusta; ho avuto paura dell’operazione in sé, nonostante mi rassicurassero sulla mini invasività della laparoscopia; ho avuto paura dopo l’intervento, perché ero un pochino spaesata, emotivamente confusa, lo specchio non rifletteva più la Giorgia che avevo imparato a vedere da anni, i vestiti rigorosamente neri, erano enormi, non mi ci potevo più nascondere, perché cascavano e mi sentivo spogliata di tante sicurezze; ho avuto tanta paura quando mi sono resa conto che la mia relazione sentimentale era arrivata al capolinea, dopo mille pensieri su come sarebbe stata la nostra vita dopo la mia operazione, se avremmo provato ad avere un secondo figlio, se finalmente mi sarei sentita nuovamente apprezzata per la mia fisicità e non solo per la mia personalità, ho paura anche oggi, perché la chirurgia bariatrica ti aiuta a guarire dall’obesità oggettiva, fisica ma l’anima guarisce con molta più lentezza o forse non guarirà mai.
Credo che la paura sarà un’emozione che mi accompagnerà a vita, la paura di deludere chi crede in me, la paura di fallire, la paura di ingrassare di nuovo, la paura di non raggiungere quell’equilibrio psico-fisico che ti faccia sentire finalmente NORMALE.
Mi sento spesso in colpa perché credo che mia figlia abbia ereditato da me una genetica non favorevole al dimagrimento, inoltre durante la gravidanza nel mio sangue erano ancora in circolo le anfetamine che assunsi per parecchi mesi, per cui la sua pediatra ci ha riferito che qualcosa possono aver influito sul suo peso (macrosomia fetale ovvero nata con un peso alla nascita superiore ai 4 kg), anche lei come me lotta ogni giorno con la bilancia; oggi, sono determinata a farle capire che si la chirurgia bariatrica può essere la soluzione, ma prima c’è l’impegno nell’alimentazione e la costanza nell’attività fisica.
Oggi cerco di seguire un’alimentazione equilibrata, coinvolgendo anche lei.
Sono molto fissata da dopo l’intervento, non ho un bel rapporto coi carboidrati e gli zuccheri, li vedo come il nemico, sia per il tipo di intervento che ho, che per una questione calorica.
Sono cambiata tanto in un anno, prima vivevo per il cibo, passavo ore ai fornelli, mi svegliavo la mattina e già pensavo a cosa avrei mangiato o cucinato, ora vivo grazie al cibo, che è nettamente diverso.
A oggi posso dire che si sono felice della scelta che ho fatto, sono orgogliosa di me, sono immensamente grata al Dott. Greco e al suo team per avermi dato una seconda possibilità e per essere diventati parte della mia famiglia e per aver permesso di conoscere tante persone che come me hanno sofferto, soffrono e stanno percorrendo le loro strade verso la rinascita.
C’è una sorta di solidarietà tra noi pazienti bariatrici, spesso ci basta uno sguardo per capirci e sono davvero contenta di aver trovato nuovi amici.
A tal proposito ci terrei a citare l’Associazione Fiocchetto Verde che ogni anno propone La Giornata Nazionale del Fiocchetto Verde – riconosciuta evento SICOB – oltre ad altre iniziative.
Nasce da un’idea di Daniela de Maggi, persona operata molto anni fa, pioniera della chirurgia bariatrica che ogni giorno affianca molte persone nei loro percorsi di rinascita è che anche io ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere, per ora solo attraverso i social, che ci uniscono molto, ma che presto spero di poter abbracciare di persona.
La sua idea, che condivido appieno, nasce dalla solitudine che spesso segna i percorsi dei pazienti e dalla voglia di abbattere quel “muro“ tra pazienti e medici che in queste occasioni, senza camici e senza ruoli si prestano ad ascoltare e consigliare chiunque abbia bisogno.
Consiglio vivamente a tutti coloro che sono in un limbo decisionale di chiedere aiuto alle equipe bariatriche, perché cambiare si può, basta volerlo, basta vincere la vergogna, basta porre la propria fiducia in persone competenti.
Informatevi, documentatevi e agite per voi stessi, la vita è una, ma la possibilità di rinascere c’è, grazie alla chirurgia bariatrica.
Concludo citandovi il testo di questa canzone di Michele Zarrillo, perché ascoltandola ho versato lacrime su lacrime, convinta che la farfalla che c’era in me sarebbe rimasta per sempre nascosta dentro a quel simpatico elefante che viveva una vita schiavo del suo peso, ma non è così e oggi sono piena di voglia di volare verso un nuovo futuro e aiutare tante altre farfalle a spiccare il volo.
Per chi volesse scrivermi, sono disponibile. Grazie. Giorgia
L’ELEFANTE E LA FARFALLA
Sono l’elefante
E non ci passo
Mi trascino lento
Il peso addosso
Vivo la vergogna
E mangio da solo e non sai
Che dolore sognare per chi non può mai
Sono l’elefante
E mi nascondo
Ma non c’è rifugio
Così profondo
Io non so scappare
Che pena mostrarmi così
Al tuo sguardo che amo e che ride di me
Una farfalla sei
Leggera e libera su me
Oh, mai, non ti raggiungerò mai
Mi spezzi il cuore e te ne vai lassù
Sono l’elefante
Che posso fare?
Inchiodato al suolo
E a questo amore
Provo ad inseguirti
Ma cado e rimango così
Non puoi neanche aiutarmi, ti prego, vai via
Una farfalla tu sei
Leggera e libera su me
Oh, mai, non ti raggiungerò mai
Mi spezzi il cuore e te ne vai da me
Dentro di me, dentro di me
Ho un cuore di farfalla
E non potrai vedere mai
Quanto lui ti assomiglia
Dentro di me, dentro di me
Ho un cuore di farfalla
E non potrai vedere mai
Quanto lui ti assomiglia
Dentro di me, dentro di me
Ho un cuore di farfalla
NOTA
Storia raccolta a febbraio 2020
References
– Associazione Fiocchetto Verde »
– Sicob, Società Italiana Chirurgia dell’Obesità »
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