Comunicato stampa 3th Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation **
L’obesità è una malattia dalle forti implicazioni sociali: su di essa pesano spesso pregiudizi, stereotipi, linguaggi e immagini inadatte che portano le persone che ne sono affette a essere stigmatizzate e discriminate nei rapporti sociali, nella vita scolastica e lavorativa e addirittura bullizzate e ridicolizzate a causa del loro peso corporeo, con importanti ripercussioni fisiche e psicologiche nelle persone stesse che soffrono di obesità. L’opinione pubblica e – purtroppo – anche parte del mondo sanitario hanno una visione superficiale del problema.
“La “discriminazione sulla base del peso”, invece, ha a che fare con specifiche azioni rivolte contro le persone con obesità, ossia attacchi verbali, oppure fisici, bullismo, specifici abusi, che possono essere subdoli o, al contrario, espliciti e che comportano l’esclusione sociale” conclude Busetto.
Riconoscere e definire l’obesità come “malattia” oltre a “portare a importanti implicazioni per le cure e i trattamenti per l’obesità e per lo sviluppo di nuove direttive politiche, potrebbe anche contribuire a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto. Potrebbe anche rappresentare un’arma importante contro quello che viene definito lo “stigma interiorizzato”, ovvero lo stigma legato al peso delle persone con obesità che può portarle ad attribuire a sé stesse connotazioni negative innescate dallo stigma sociale e/o ad aver paura di essere valutati negativamente da altri proprio sulla base del peso», afferma Iris Zani, Presidente di Amici Obesi.
“L’interiorizzazione dello stigma porta, quindi, la persona con obesità a essere molto severa con se stessa” – sottolinea Daniele Di Pauli, psicologo e psicoterapeuta nel suo recente volume “Stigma ed Obesità”, Edizioni Positive Press 2021 e continua “e a rispondere agli atteggiamenti negativi subiti colpevolizzandosi e disprezzandosi. Non è difficile trovare un nostro paziente affetto da obesità che si colpevolizza della sua condizione e si descrive come: un perdente, un totale fallimento, una persona che ci deluderà e farà perdere tempo. Rebecca Puhl e colleghi, nel 2018, stimarono che il 40% degli adulti statunitensi con sovrappeso od obesità aveva interiorizzato lo stigma sul peso e che il 20% mostrava alti livelli di interiorizzazione dello stesso” conclude Di Pauli.
«Oltre allo stigma sociale è necessario non sottovalutare la presenza di uno stigma clinico” rimarca Ferruccio Santini, Presidente Società Italiana Dell’Obesità – SIO. Molti medici non sono consapevoli del fatto che l’obesità è una malattia cronica e di conseguenza sono restii ad affrontare il problema con i loro pazienti, ritenendoli poco motivati o disinteressati. Dall’altro lato, le persone che si sentono discriminate per la loro obesità tendono ad evitare ulteriori contatti e visite, riducendo il loro accesso alle cure e mettendo ulteriormente a rischio la propria salute. Per questo gli operatori sanitari devono essere formati adeguatamente su questa malattia, in modo che non ne sottovalutino né le cause né le conseguenze, e siano in grado di offrire alla persona con obesità un percorso di cura adeguato».
“Molti professionisti della salute non hanno una corretta comprensione e conoscenza dei complessi meccanismi biologici che regolano appetito, senso di sazietà, peso corporeo e dei fattori genetici e ambientali che contribuiscono allo sviluppo dell’obesità. Tali atteggiamenti, che potrebbero influire in modo negativo sulla qualità della cura, sono stati rilevati in diverse figure professionali come: medici, infermieri, psicologi, dietisti, studenti di medicina e perfino professionisti nel trattamento dell’obesità e disturbi del comportamento alimentare” scrive Daniele Di Pauli nel suo libro “Obesità e stigma”.
Quali azioni da implementare per combattere lo stigma clinico?
“La battaglia contro lo stigma clinico nei confronti dell’obesità va combattuta a tutti i livelli promuovendo una narrativa che consideri in tutto e per tutto l’obesità come una malattia cronica complessa e recidivante, alla stesso modo di quanto già in essere per tutte le altre malattie croniche, per esempio il diabete” hanno ribadito al 3th Italian Barometer Diabetes ObservatoryLuca Busetto e Paolo Sbraccia, rispettivamente Chair Obesity Management Task Force di EASO e Vice Presidente IBDO Foundation.
Come riportato nell’Italian Obesity Barometer Report 2021 le azioni attuabili potrebbero essere le seguenti:
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PER SAPERNE DI PIÚ
Stigma e obesità
di Daniele Di Pauli
Positive Press, 2021
** IBDO Foundation nasce come modello di moderno Think Tank sul diabete nella certezza che questa patologia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.
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