L’obesità tra stigma e forti implicazioni sociali

L’obesità tra stigma e forti implicazioni sociali

Comunicato stampa 3th Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation **

 

L’obesità è una malattia dalle forti implicazioni sociali: su di essa pesano spesso pregiudizi, stereotipi, linguaggi e immagini inadatte che portano le persone che ne sono affette a essere stigmatizzate e discriminate nei rapporti sociali, nella vita scolastica e lavorativa e addirittura bullizzate e ridicolizzate a causa del loro peso corporeo, con importanti ripercussioni fisiche e psicologiche nelle persone stesse che soffrono di obesità. L’opinione pubblica e – purtroppo – anche parte del mondo sanitario hanno una visione superficiale del problema.

 

Conosciamo le parole chiave del problema

  • BIAS DEL PESO
    “Il termine “bias del peso” si riferisce a una personale attitudine negativa a considerare l’obesità e le persone con obesità” precisa Luca Busetto, Chair Obesity Management Task Force EASO

 

  • STIGMA
    “Il termine “stigma”, invece, si rifà a specifici stereotipi sociali e a concetti profondamente radicati nella società” sottolinea Busetto. Qualche esempio? Spesso le persone con obesitàvengono considerate pigre, prive di autodisciplina, poco coscienziosi, poco attendibili, non intelligenti, con minori capacità di concentrazione. Alcuni pensano addirittura che l’obesità sia la conseguenza della loro debolezza di cui sono responsabili per non dire “colpevoli”.

 

  • DISCRIMINAZIONE SUL PESO

“La “discriminazione sulla base del peso”, invece, ha a che fare con specifiche azioni rivolte contro le persone con obesità, ossia attacchi verbali, oppure fisici, bullismo, specifici abusi, che possono essere subdoli o, al contrario, espliciti e che comportano l’esclusione sociale” conclude Busetto.

 

Lo stigma sul peso interiorizzato

Riconoscere e definire l’obesità come “malattia” oltre a “portare a importanti implicazioni per le cure e i trattamenti per l’obesità e per lo sviluppo di nuove direttive politiche, potrebbe anche contribuire a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto. Potrebbe anche rappresentare un’arma importante contro quello che viene definito lo “stigma interiorizzato”, ovvero lo stigma legato al peso delle persone con obesità che può portarle ad attribuire a sé stesse connotazioni negative innescate dallo stigma sociale e/o ad aver paura di essere valutati negativamente da altri proprio sulla base del peso», afferma Iris Zani, Presidente di Amici Obesi.

“L’interiorizzazione dello stigma porta, quindi, la persona con obesità a essere molto severa con se stessa” – sottolinea Daniele Di Pauli, psicologo e psicoterapeuta nel suo recente volume “Stigma ed Obesità”, Edizioni Positive Press 2021 e continua “e a rispondere agli atteggiamenti negativi subiti colpevolizzandosi e disprezzandosi. Non è difficile trovare un nostro paziente affetto da obesità che si colpevolizza della sua condizione e si descrive come: un perdente, un totale fallimento, una persona che ci deluderà e farà perdere tempo.  Rebecca Puhl e colleghi, nel 2018, stimarono che il 40% degli adulti statunitensi con sovrappeso od obesità aveva interiorizzato  lo stigma sul peso  e che il 20% mostrava alti livelli di interiorizzazione dello stesso” conclude Di Pauli.

 

Dallo stigma sociale allo stigma clinico

«Oltre allo stigma sociale è necessario non sottovalutare la presenza di uno stigma clinico” rimarca Ferruccio Santini, Presidente Società Italiana Dell’Obesità – SIO. Molti medici non sono consapevoli del fatto che l’obesità è una malattia cronica e di conseguenza sono restii ad affrontare il problema con i loro pazienti, ritenendoli poco motivati o disinteressati. Dall’altro lato, le persone che si sentono discriminate per la loro obesità tendono ad evitare ulteriori contatti e visite, riducendo il loro accesso alle cure e mettendo ulteriormente a rischio la propria salute. Per questo gli operatori sanitari devono essere formati adeguatamente su questa malattia, in modo che non ne sottovalutino né le cause né le conseguenze, e siano in grado di offrire alla persona con obesità un percorso di cura adeguato».

 

“Molti professionisti della salute non hanno una corretta comprensione e conoscenza dei complessi meccanismi biologici che regolano appetito, senso di sazietà, peso corporeo e dei fattori genetici e ambientali che contribuiscono allo sviluppo dell’obesità. Tali atteggiamenti, che potrebbero influire in modo negativo sulla qualità della cura, sono stati rilevati in diverse figure professionali come: medici, infermieri, psicologi, dietisti, studenti di medicina e perfino professionisti nel trattamento dell’obesità e disturbi del comportamento alimentare” scrive Daniele Di Pauli nel suo libro “Obesità e stigma”.

Quali azioni da implementare per combattere lo stigma clinico?

“La battaglia contro lo stigma clinico nei confronti dell’obesità va combattuta a tutti i livelli promuovendo una narrativa che consideri in tutto e per tutto l’obesità come una malattia cronica complessa e recidivante, alla stesso modo di quanto già in essere per tutte le altre malattie croniche, per esempio il diabete” hanno ribadito al 3th Italian Barometer Diabetes ObservatoryLuca Busetto e Paolo Sbraccia, rispettivamente Chair Obesity Management Task Force di EASO e Vice Presidente IBDO Foundation.

 

Come riportato nell’Italian Obesity Barometer Report 2021 le azioni attuabili potrebbero essere le seguenti:

  1. L’ADOZIONE DI INIZIATIVE NORMATIVE NAZIONALI
    affinché nell’ordinamento sia introdotta una definizione di obesità come malattia cronicacaratterizzata da elevati costi, diretti e indiretti, economici e sociali, e una definizione del ruolo degli specialisti che si occupano di tale patologia, come richiesto dalla Mozione Parlamentare 1/00082 approvata con voto unanime dalla Camera dei Deputati in data 13/11/2019.
  2. INSERIMENTO DELL’OBESITÀ LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA)
    Così come già avviene per le altre patologie croniche la cui diagnosi e trattamento è inserita nei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket.
  3. AUMENTARE LA CONOSCENZA DELL’OBESITÀ COME UNA MALATTIA CRONICA COMPLESSA E RECIDIVANTE TRA PROFESSIONISTI SANITARI,
    sia inserendo parti ad hoc nel curriculum formativo degli studenti di medicina e chirurgia e negli studenti dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, sia favorendo eventi di educazione medica continua sul tale argomento.
  4. PROMUOVERE A LIVELLO REGIONALE LA CREAZIONE E L’IMPLEMENTAZIONE DI STRUTTURE SPECIALISTICHE MULTIDISCIPLINARI,
    possibilmente organizzate in reti assistenziali, che possano erogare alla persona affetta da obesità tutti i livelli di trattamento oggi inclusi nelle linee guida nazionali ed internazionali per il trattamento dell’obesità, inclusi i programmi strutturati di modificazione dello stile di vita, le terapie psicologiche e comportamentali, la terapia farmacologica e la chirurgia bariatrica.

 

 

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PER SAPERNE DI PIÚ

Stigma e obesità
di Daniele Di Pauli
Positive Press,  2021

 

 

 

** IBDO Foundation nasce come modello di moderno Think Tank sul diabete nella certezza che questa patologia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.
Per maggiori informazioni, visitare il sito della Fondazione: https://ibdofoundation.com/

 

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