Da oggi in poi medici e assicurazioni americani saranno costretti a non sottovalutare il problema dell’obesità: finalmente è stata riconosciuta come una malattia dall’AMA (American Medical Association) e come tale dovrà d’ora in poi essere considerata, sia dal punto di vista delle terapie sia da quello dei rimborsi per cure e interventi chirurgici.
In Italia siamo invece ancora lontani dal considerare l’obesità come dovrebbe, una patologia di pesante impatto sociale, al pari del diabete.
Negli Stati Uniti, dunque, d’ora in poi non si potrà più attribuire l’eccesso patologico di peso degli oltre 78 milioni di statunitensi adulti e dei 12 milioni di bambini alla golosità o alla sedentarietà, provocando in questo modo in loro sensi di colpa, perché “L’obesità è uno stato patologico su base multimetabolica e ormonale”, come hanno riconosciuto, oltre all’Ama, anche l’American Association of Clinical Endocrinologists, l’American College of Cardiology e altre organizzazioni che si occupano di salute.
L’obesità non è più quindi considerata solo come un fattore di rischio per alcune patologie come quelle cardiovascolari o il diabete di tipo 2, ma, al pari delle altre malattie, dovrà essere diagnosticata e curata; inoltre, la Fda (Food and Drug Administration, l’ente federale americano che vigila sugli alimenti e i farmaci) sarà sollecitata ad approvare nuovi medicinali per la cura dell’obesità, oltre ai due già in uso negli ultimi 15 anni.
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Redazione online