Obesità infantile

Obesità infantile: la dieta mediterranea protegge dal fegato grasso

I bambini che seguono in modo corretto la dieta mediterranea mostrano un minor rischio di sviluppare fegato grasso, problema che in Italia affligge circa il 15% dei bambini, percentuale che cresce fino all’80% tra i bambini con obesità. Al contrario, la scarsa aderenza alla dieta mediterranea determina una maggiore insulino-resistenza, uno dei meccanismi responsabili dell’insorgenza del diabete di tipo II e dei danni al fegato dei più piccoli. Sono questi i risultati di un recente studio osservazionale condotto dai ricercatori dell’area di Malattie Epato-metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma su un gruppo di 243 bambini con obesità. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nutrition.

I macronutrienti della dieta mediterranea

La dieta mediterranea include il consumo giornaliero di verdura e frutta di stagione, legumi e cereali, pesce e carne, uova, formaggi e olio extravergine di oliva, associati in modo tale da ottenere, pur variando il menù, un equilibrato apporto giornaliero di carboidrati (55-60%), grassi (30%) e proteine (10-15%). La dieta mediterranea favorisce il consumo di acidi grassi monoinsaturi – presenti principalmente nell’olio extravergine d’oliva (olio evo), nel pesce azzurro e nel latte – rispetto agli acidi grassi saturi.

Quale ruolo ha la dieta mediterranea per la nostra salute?

Una vasta letteratura ha ampiamente documentato che la dieta mediterranea – quando seguita regolarmente – svolge un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative, del diabete di tipo 2, dell’obesità. Alcuni nutrienti inclusi in questo regime alimentare hanno, infatti, proprietà anti-infiammatorie e possono concorrere alla riduzione dei valori del colestero-LDL (in cosiddetto colesterolo “cattivo”), dello stress ossidativo, dei trigliceridi e anche del rischio di mortalità cardiovascolare.

Aderenza alla dieta mediterranea: come si valuta?

Per valutare l’aderenza alla dieta mediterranea, sia per i bambini che per gli adulti, viene utilizzato il questionario KIDMED, basato su un indice che prevede un punteggio da 0 a 12 derivato dalla somma delle risposte a 16 domande inerenti l’alimentazione quotidiana. Valori uguali o inferiori a 3 (≤3) indicano una scarsa aderenza alla dieta mediterranea; valori compresi tra 4 e 7 esprimono una media aderenza; infine, valori uguali o maggiori di 8 (≥8) sono indice di un’ottima aderenza alla dieta mediterranea.

Il modello dello studio

Lo studio, condotto nel Reparto di Malattie Epato-metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, si è svolto nel periodo 2014-2015 su 243 bambini con obesità, sottoposti a una serie di indagini per verificare la presenza di danni al fegato. 113 bambini sono risultati affetti da steatosi epatica non alcolica (fegato grasso), 53 bambini erano affetti da steato-epatite non alcolica (NASH), ovvero la forma più grave di fegato grasso caratterizzata da infiammazione e danni epatici; nei rimanenti 77 piccoli pazienti non si sono osservati danni al fegato.

I risultati dello studio

Dopo l’ammissione, a tutti i bambini è stato somministrato il questionario KIDMED. Solo un esiguo numero di bambini ha evidenziato un’alta aderenza alla dieta mediterranea (36 pazienti su 243, il 14,8%, con punteggio ≥8). 120 partecipanti (49,3%) hanno mostrato una media aderenza totalizzando un punteggio tra 4 e 7, i rimanenti 87 pazienti (35,8%), con abitudini alimentari molto lontane dalla dieta mediterranea, hanno registrato il punteggio più basso (≤3). Questi ultimi bambini presentavano valori medi di insulina e di insulino-resistenza significativamente più elevati rispetto ai bambini degli altri due gruppi. Non solo: in tutti i bambini con la minor aderenza alla dieta mediterranea è stato riscontrato grado di malattia epatica più elevato e danni alle cellule del fegato più gravi (fibrosi epatica).

La dieta mediterranea aiuta a prevenire il fegato grasso

«Fino ad ora erano disponibili pochi dati sulla correlazione tra dieta mediterranea e fegato grasso, soprattutto in età pediatrica» ha affermato Valerio Nobili, responsabile della Divisione di Malattie Epato-metaboliche dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. «Il nostro studio ha evidenziato una stretta correlazione tra questo regime alimentare e l’insulino-resistenza, uno dei principali meccanismi coinvolti nell’insorgenza della steatosi epatica non alcolica. Abbiamo quindi dimostrato che osservare o meno i criteri della dieta mediterranea influisce sul danno al fegato: i bambini che la seguono poco e male avranno un rischio maggiore di sviluppare fegato grasso e insulino-resistenza. Oggi, dieta e cambiamento dello stile di vita rappresentano le uniche azioni approvate dalla Comunità Scientifica per contrastare il fegato grasso.

Fonti

Vittoria Majocchi

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