I Cdc statunitensi (Centers for Disease Control and Prevention, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) hanno fornito i dati più aggiornati sull’andamento del tasso di obesità fra i bambini che vivono negli Stati Uniti; i dati sono stati ricavati da quelli raccolti grazie a FitnessGram, il programma creato dal Cooper Institute per la promozione dell’attività fisica fra i giovani.
Per la prima volta il numero di bambini obesi fra i due e i quattro anni, è in calo, dopo 30 anni di ininterrotto aumento, durante i quali il tasso si era addirittura triplicato. Secondo i Cdc, nel 2008 oltre il 30% dei bambini accusava problemi di sovrappeso; la maggiore incidenza si registra, ancora oggi, fra i bambini che appartengono alle fasce di reddito più basse. Liping Pan, l’epidemiologo principale autore dello studio, sottolinea: «È la prima volta che una ricerca nazionale evidenzia come stia cominciando a ridursi l’obesità e l’obesità grave nei bambini americani. I risultati testimoniano piccoli progressi che però possono avere conseguenze importanti sui rischi per la salute a lungo termine».
Dopo il picco registrato nel 2004, dal 2010 è iniziato il calo, leggero ma evidente: il tasso di obesità, che dal 13,05% del 1998 era salito al 15,36% del 2004, è infatti calato nel 2010 al 14,94%; quello relativo all’obesità grave dall’1,75% del 1998 era salito al 2,22% del 2004 ma nel 2010 è sceso al 2,07%.
Per quanto riguarda i bambini più grandicelli, fra i sei e gli 11 anni, l’incidenza di obesità è cresciuta dal 7% del 1980 al 20% del 2008; fra i ragazzi dai 12 ai 19 anni l’aumento, negli stessi anni, è stato del 13%, dal 5% del 1980 è passato al 18% del 2008.
La moglie del Presidente degli Stati Uniti, Michelle Obama, e il sindaco di New York, Michael Bloomberg, sono da tempo promotori di campagne contro l’obesità infantile che si vale sia dei mezzi di comunicazione sia di politiche mirate a invogliare a stili di vita più sani: meno tv e più attività fisica, divieto di vendita nei luoghi pubblici delle maxi bibite, e indicazione obbligatoria nei menu dei fast food delle calorie contenute in tutti i cibi. E sicuramente si stanno cominciando a raccogliere i primi risultati positivi di questi interventi.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA, the Journal of the American Medical Association.
Fonte
Redazione UVSM online