I fattori culturali condizionano le scelte alimentari anche dei più piccoli: questa la conclusione di uno studio condotto dall’Institute for Epidemiology and Prevention Research dell’Università di Brema, in Germania, per conto dell’Idefics (Identification and prevention of Dietary – and lifestile – induced health Effects in Children and infantS, Identificazione e prevenzione degli effetti indotti dalla dieta, e dallo stile di vita, sulla salute dei bambini).
Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea per valutare le abitudini alimentari dei bambini europei allo scopo di combattere l’obesità, il sovrappeso e altre malattie legate a stili di vita sbagliati.
Il luogo comune che vuole tutti i bambini al di sotto dei dieci anni golosi di patatine, caramelle, bibite zuccherate e altri cibi poco sani, è stato smentito dalla ricerca, che è stata condotta in otto stati dell’Unione Europea (Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Ungheria) su oltre 1.700 bambini; i piccoli, di età dai sei ai nove anni, sono stati intervistati sulle loro preferenze alimentari e sono stati sottoposti ad alcuni ‘test del gusto’ mirati a valutarne la capacità di riconoscere i sapori.
Spiega la coordinatrice della ricerca, Anne Lanfer: «La tendenza a scegliere un cibo piuttosto che un altro è influenzata soprattutto da fattori culturali; abbiamo osservato che in tutti e otto gli stati dov’è stata condotta la ricerca, all’aumentare dell’età cresce la preferenza verso alimenti salati e dolci, ma le differenze restano, e possono avere implicazioni pratiche di rilievo.
Per esempio, in tutta Europa le campagne di educazione alimentare e i programmi di prevenzione dell’obesità infantile sono molto simili: dati come questi dimostrano invece che una stessa iniziativa può avere effetti molto diversi da una nazione all’altra, a causa delle influenze culturali sulle abitudini alimentari e i gusti dei bambini. Se, per esempio, promuovessimo succhi di frutta senza zucchero per ridurre il consumo di bevande dolcificate in Germania, potremmo avere buone speranze di successo, perché i bimbi tedeschi tendono a gradire prodotti non zuccherati; in Italia, invece, un’iniziativa simile non avrebbe la stessa efficacia, vista la passione dei bimbi italiani per dolcificanti e aromi. Infine, il fatto che le preferenze alimentari si modifichino con l’aumentare dell’età, ha un aspetto positivo: significa che i gusti possono essere almeno un po’ guidati, e quindi è possibile intervenire in fase di crescita per aggiustare almeno alcune delle cattive abitudini apprese da piccoli».
Nel corso della ricerca gli studiosi tedeschi hanno verificato che la nazionalità e la cultura modificano la comune tendenza dei piccoli ad amare alimenti dolci o grassi; per esempio, i biscotti appassionano il 70% dei bambini tedeschi ma solo il 35% di quelli ciprioti, così come il succo di mela è apprezzato dai piccoli tedeschi quando non ha aggiunta di zuccheri, cosa che non succede ai piccoli italiani, svedesi o ungheresi, che, al contrario, preferiscono l’aggiunta di zuccheri o di aromi.
Non sono invece state notate differenze nelle scelte dovute a sesso, tecniche o abitudini assimilate nel corso dello svezzamento, o ad altri fattori come l’influenza della televisione o il livello socioculturale della famiglia.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Food Quality and Preference.
Fonti
- Progetto europeo IDEFICS (Identification and prevention of Dietary and lifestyle induced health Effects in Children and infants)
- Predictors and correlates of taste preferences in European children: The IDEFICS study Original Research Article. Anne Lanfer et al – Food Quality and Preference, Volume 27, Issue 2, March 2013, Pages 128-136