Nelle case più calde si ingrassa meno

I dati raccolti attraverso l’Health Survey for England, un’indagine statistica annuale sulla salute dei Britannici, rivelano che chi abita in case molto riscaldate ha un indice di massa corporea più basso; questo risultato è in contrasto con quello di altre indagini condotte negli Stati Uniti, in Europa in Canada e nella stessa Gran Bretagna, che collegano invece la maggiore temperatura che si registra oggi nelle case all’aumento dell’obesità che è in atto in quasi tutto il mondo.

I ricercatori dell’University of Stirling, in Scozia, utilizzando dati raccolti fra il 1995 e il 2007, hanno confrontato gli indici di massa corporea di oltre 100mila adulti con le temperature registrate nelle loro case, tutte dotate di riscaldamento centralizzato; hanno così scoperto che le persone che abitavano in case in cui la temperatura rimaneva sempre sopra i 23°C avevano un indice di massa corporea inferiore a quello di chi abitava in case più fredde.

Michael Daly, ricercatore specializzato in Scienze del Comportamento presso l’ateneo scozzese, e autore della ricerca, spiega: «Con la mia équipe stavamo elaborando un’altra ipotesi, cioè volevamo dimostrare scientificamente che temperature ambientali più fresche ci aiutano a mantenere il peso forma perché spingono l’organismo a consumare più energie per rabbrividire e produrre calore. Invece, la ricerca suggerisce che le persone probabilmente mangiano di meno e bruciano di più quando si trovano in un ambiente più caldo.
Le temperature fra i 20,3-23° sono le più confortevoli perché non si ha né caldo né freddo; a temperature superiori a queste spendiamo più energie e mangiano meno, perché il nostro appetito diminuisce. Il rischio è che l’epidemia di obesità peggiori, abbassando il riscaldamento al di sotto dei livelli di comfort per ridurre i costi.
A temperature ambientali superiori ai 23°C il calore deve essere disperso per mantenere costante la temperatura corporea, e ciò richiede energia; abbinata alla diminuzione dell’appetito e del consumo di cibo, questa spesa energetica addizionale si traduce in una perdita di peso».
La ricerca scozzese è stata pubblicata sulla rivista scientifica Obesity.

 

Fonti
Michael Daly – Association of ambient indoor temperature with body mass index in EnglandObesity (Silver Spring). 2013

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