Nell’eccesso di peso coinvolti anche i batteri dell’intestino

Nell’eccesso di peso coinvolti anche i batteri dell’intestino

Microbiota e obesità: fa il punto Giuseppe Fatati*, presidente dell’Italian ObesityNetwork(ION) in occasione del 40° Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica che spiega quali siano i fattori che possono alterare i batteri intestinali (una volta chiamati “flora intestinale”, oggi “microbiota”) in senso sfavorevole per la bilancia e perché alcune persone ingrassano anche solo respirando.

 

L’obesità è una malattia complessa, non un problema estetico

“L’obesità fino a oggi è stata considerata un problema prettamente di medicina estetica – sostiene Giuseppe Fatati* presidente dell’Italian Obesity Network (ION) in occasione del 40° Congresso della Società italiana di medicina estetica (SIME) in corso a Roma (17-18-19 maggio 2019) – ma in realtà si tratta di una vera e propria malattia, che per giunta si accompagna allo stigma sociale: si tende infatti a credere che la ‘colpa’ sia dell’obeso che mangia troppo, quando si tratta in realtà di una situazione notevolmente più complessa, ovvero di un fenomeno di popolazione”.

L’obesità è patologia complessa, sostenuta da diversi fattori, ciascuno più o meno complesso, che a loro volta interagiscono tra di loro, andando a complicare in maniera esponenziale il quadro. Al centro di questa complessità c’è l’intestino e, soprattutto, c’è il microbiota. Il microbiota è l’insieme di batteri contenuto nel nostro intestino. Un vero e proprio ‘mondo’, molto studiato in questi ultimi anni perché si sta rivelando fondamentale nell’orientare la deposizione di grasso, nel determinare uno stato d’infiammazione persistente, e nel calibrare la spesa energetica, quindi – in definitiva – nel condizionare il nostro peso corporeo.

 

Il microbiota intestinale nasce con noi

Tutto l’insieme del microbiota intestinale, si calcola che comprenda almeno 100 trilioni di batteri per un peso di 1-2 kg. Un ecosistema già formato alla nascita – poiché il bambino eredita molti dei batteri materni durante la gestazione e il parto – che poi si sviluppa in modo autonomo e risente fortemente dello stile di vita.
“Per esempio, un’alimentazione ricca di grassi saturi provoca una disbiosi intestinale, che tradotto in termini semplici significa che mangiare ‘male’ provoca il cambiamento della flora intestinale – spiega l’esperto. A questo cambiamento corrisponde l’attivazione del sistema immunitario e del sistema endocrino, che vanno a influenzare il cervello. Qui ci sono i meccanismi che presiedono ai gusti personali e alla sensazione di fame e sazietà”.

 

Le alterazioni della flora intestinale favoriscono l’accumulo di peso

A parità di consumo alimentare una persona con una disbiosi intestinale tende a prendere più peso rispetto a una con un microbiota in equilibro, e inoltre tenderà a depositare grasso a livello viscerale; il grasso viscerale è quello più pericoloso perché si associa ad un alto rischio di malattie cardiovascolari. “In queste condizioni si può andare incontro ad alterazioni quali l’insulino-resistenza, che a loro volta portano a obesità e a diabete tipo 2.

 

Microbiota e ambiente inquinato

“Quindi il microbiota è da considerare un vero e proprio organo endocrino anche se attualmente è ancora sconosciuto ai più – prosegue il dr. Fatati. “Per completare la complessità del problema, bisogna considerare che anche l’inquinamento è in grado di alterare il microbiota intestinale. Ogni tanto qualcuno in ambulatorio fa affermazioni paradossali come ‘a me ingrassa pure l’aria’, che tuttavia sono vere se la persona vive in un ambiente inquinato. Perché questo avviene? Perché con l’inquinamento si innescano fenomeni di infiammazione subclinica che portano all’aumento del peso e alla deposizione di grasso a livello viscerale, anticamera – come detto – per il diabete tipo 2, le cardiopatie metaboliche e la cardiopatia ischemica”.

Il nostro peso corporeo è dunque legato a fattori complessi, ma comunque relativi allo stile di vita, quindi non ci può essere una medicina estetica efficiente se non è corroborata da sane abitudini e dalla volontà di migliorare il proprio ‘ecosistema’, con una dieta varia e mediterranea. “Il Congresso della SIME è stato una delle prime sedi scientifiche in cui sono stati condivisi gli studi sul microbioma” – commenta Emanuele Bartoletti** – “Si è partiti con il microbioma intestinale e si è proseguito con il microbioma cutaneo. I batteri che convivono con noi sono ormai oggetto di studio quotidiano perché la loro presenza e il loro equilibrio condizionano fortemente la nostra salute”.

 

 

* Giuseppe Fatati, dal gennaio 2011, è presidente della Fondazione Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (Fondazione ADI) e da giugno 2011 Direttore Centro studi dell’Accademia Italiana della cucina per l’Umbria. Nel 2001 ha ideato l’Obesity Day, manifestazione nazionale di sensibilizzazione verso sovrappeso e obesità. Dal 2003 è Presidente dell’Italian Obesity Network (IO-NET, Centro Studi Obesity Day). Il 15 febbraio 2010 è stato nominato dopo concorso pubblico Direttore della Struttura Complessa di Diabetologia, Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni e il 22 giugno 2010 ha ricevuto il Melvin Jones Fellow for dedicated humanitarian services Lions Clubs International Foundation.
E’ autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali. Ha pubblicato diversi volumi in ambito nutrizionale.

 

** Emanuele Bartoletti è dal 2010 Direttore della Scuola Internazionale di Medicina Estetica della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli di Roma oltre che Direttore Scientifico del Servizio Ambulatoriale di Medicina Estetica dell’Ospedale S. Giovanni Calibita Fatebenefratelli, Isola Tiberina di Roma. Svolge numerose attività come docente presso l’Università La Sapienza di Roma e l’Università degli Studi di Pavia. È autore di numerose pubblicazioni e membro di molte società scientifiche, nazionali e internazionali in ambito della medicina estetica.

 

 

Reference

SIME 2019 »

 

 

"Poter vivere una vita normale... non una vita a metà"

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