Merendine più piccole e più sane

Due ricerche hanno recentemente fatto il punto sui fuoripasto di cui si nutrono tanti bambini nel mondo. La prima è stata condotta negli Stati Uniti su 84 bambini di otto anni e sulle loro madri, per confrontare le rispettive preferenze per quanto riguarda zuccheri e grassi contenuti negli alimenti, sia solidi che liquidi; dai risultati dei test, che sono stati pubblicati sull’ International Journal of Obesity, è risultato che i bambini, rispetto alle madri, preferiscono gli alimenti più zuccherati ma con meno grassi.

La seconda ricerca, belga, è stata pubblicata sul Journal of Nutrition Education and Behavior e ha coinvolto ancora circa 80 bambini di nove anni; l’obiettivo era questa volta la valutazione di quanto nelle merendine sia importante la quantità; la quantità di biscotti offerta a tutti bambini nel corso dello studio era la stessa ma il gruppo che li ha ricevuti spezzati a metà, ne ha mangiato il 25% in meno, assumendo così 68 kcal in meno.

Questi risultati possono aiutare nel miglioramento dei valori nutrizionali delle merendine, miglioramenti che sono già in atto, come dimostra la composizione di molti fuoripasto (gelati, cracker, cereali, merendine). Secondo l’Aidepi, il contenuto medio di acidi grassi trans, contenuti nei grassi idrogenati e che è meglio limitare quanto più possibile, dal 2008 è diminuito dai 4 ai 0,4 gr/etto di oggi; nei cereali usati per la prima colazione il sodio è sceso da 0,9 a 0,6 gr/etto e gli zuccheri da 35 a 33 gr/etto, per scendere a 30 gr/etto nel 2014.

I dati dell’Aidepi dimostrano anche che dal 2008 a oggi le calorie fornite da una porzione media di gelato sono scese da 210 a 190 e quelle di una porzione media di merendina sono scese da 200 a 180 kcal, con l’obiettivo di arrivare entro il 2014 a 170. Paolo Simonetti, specialista in Nutrizione delle Collettività presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche (Distam) dell’Università degli Studi di Milano, spiega: «Non dimentichiamo però che i valori citati sono medi, non riguardano cioè tuti i prodotti o tutte le aziende; non resta quindi che controllare le etichette, già indice di attenzione da parte dell’azienda, confrontando i prodotti sia per la qualità degli ingredienti (meglio pochi e semplici), sia per le caratteristiche nutrizionali.

L’obiettivo può essere raggiunto riducendo le porzioni (e di conseguenza andrebbe ridotto il prezzo d’acquisto) o riformulando i prodotti (via più costosa in termini di investimenti). Va riconosciuto a molte aziende un cambiamento di strategia: nel passato recente la tendenza era di proporre per qualsiasi alimento porzioni sempre più grandi e saporite; ora, molte aziende guardano con interesse alle indicazioni nutrizionali, quali la riduzione del sale, di zuccheri semplici, di grassi saturi, suggerite da istituzioni e società scientifiche. E, in ogni caso, la prima regola resta sempre la moderazione».
L’Aidepi è l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane.

Fonti:
– International Journal of Obesity (2012) 36, 925–930
– Journal of Nutrition Education and Behavior Volume 44, Issue 4 , Pages 302-309, July 2012

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