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“Nel trattamento dell’obesità, quindi nel lavoro terapeutico con la persona che sta vivendo un momento di eccesso di peso e che vuole risolverlo, spesso risultano importanti le tecniche cognitivo comportamentali, perché sono facilmente applicabili nella pratica, il paziente ha dei compiti e quindi si sente coinvolto; sono tecniche di semplice attuazione che affrontano il comportamento quotidiano e cercano di trovare una via di cambiamento” sostiene la D.ssa Simonetta Sarro, psicologa bariatrica presso l’Ambulatorio Obesità e Chirurgia Bariatrica dell’Istituto San Gaudenzio di Novara.
La tecnica ABC
“La base dell’approccio cognitivo comportamentale implica che il paziente con obesità partendo dal comportamento vada a lavorare sui suoi pensieri e sulle emozioni. Sono esempi di tecniche: la “Tecnica ABC” che è una specifica tecnica utile per aiutare il paziente a prendere coscienza di come si sviluppano le proprie emozioni. Partendo, per esempio da un episodio reale che può essere l’abbuffata, il paziente va a cercare di capire come si è sentito, e quindi – insieme – si inizia a lavorare affinché possa riconoscere l’emozione che ha provato e quale comportamento è stato associato a quella specifica emozione in quello specifico episodio. Questa tecnica di base aiuta a capire la connessione tra comportamento, emozione, pensiero e azione”.
Altre tecniche cognitivo-comportamentali
“Poi abbiamo altre tecniche cognitivo-comportamentali per il trattamento psicologico dell’obesità, per esempio “La bilancia decisionale” che permette di fare un po’ il bilancio di un’azione e di un comportamento per cercare di capire quali siano i pro e i contro; è un lavoro che permetterà al paziente di arrivare – per esempio nel caso della fame emotiva, a capire che forse può gestire le emozioni in maniera diversa perché aumentano i benefici, se si affrontano con il pensiero, rispetto ad esserne impulsivamente dipendenti”.
“Un’altra tecnica cognitivo comportamentale molto semplice – che ovviamente da sola non basta – è quella del cosiddetto “STOP”: davanti a un comportamento impulsivo, il paziente impara a immaginare un segnale di stop come quelli che vediamo per strada, quel segnale dev’essere il campanello di allarme che gli dice “NO, devo fermarmi, non devo cedere al cibo”. In associazione allo stop, a volte si lavora sui pensieri irrazionali, cioè su una serie di pensieri che noi pensiamo siano giusti e che siano anche gli unici possibili e che in realtà – lavorandoci su – ci rendiamo conto che non è così: il “devo” è già di per sé un pensiero razionale perché io in realtà non devo niente, io voglio, posso, ma non devo. Il dovere ci porta di per sé a una situazione di difficoltà di prestazione che per il paziente obeso è un problema. “Io devo dimagrire, perché se non dimagrisco sono un fallito”: è un pensiero irrazionale. C’è un’alternativa di pensieroe noi dobbiamo aiutare il paziente a trovarla, perché l’alternativa di pensiero è più accettabile e ci permette la possibilità di scelta”.
Il rinforzo positivo al paziente è sempre importante
“Ovviamente, in parallelo all’applicazione dei test, è importante sostenere il paziente, non farlo sentire solo, perché – ricordiamocelo – la persona con obesità ha un profilo di dipendenza e ha bisogno di dipendere da qualcuno e da qualcosa, per cui io non credo che sia giusto portare il paziente obeso a dipendere da noi, non credo perché il nostro obiettivo è ben altro, ovvero: insegnare al paziente a essere indipendente. Per farlo è necessario un percorso, un processo che passa anche dal nostro rinforzo positivo che può essere l’incoraggiamento, che può essere soprattutto renderlo consapevole dei progressi e dei cambiamenti e dei miglioramenti che sta facendo, cosi che con il nostro sostegno arrivi ad esserne consapevole e gradualmente a essere sufficiente a se stesso.
Il diario alimentare: uno strumento utile anche per lo psicologo
Un altro strumento importante, fra le diverse tecniche cognitivo-comportamentali, è anche quello del “Diario alimentare”: per noi è importante per capire quello che il paziente mangia ma non ai fini del nutrizionista o del dietologo, ma per cercare di capire se è presente l’emotional eating, quindi la fame emotiva, sempre per cercare di capire la connessione fra cibo-emozione e la sazietà. Il paziente la riconosce la sazietà? A volte non la riconosce, e se lo fa l’ascolta o va oltre? Il diario alimentare è uno strumento semplice che ci permette di lavorare con il paziente anche per renderlo consapevole di quello che mangia, perché a volte non se ne rende affatto conto di tutto quello che mangia sotto la frenesia dell’impulso ad abbuffarsi, mettere nero su bianco quello che si mangia e quello che si pensa in quel momento, come ci si sente è già di per sé terapeutico perché aiuta la persona con obesità ad aumentare la sua consapevolezza.
La La D.ssa Simonetta Sarro, Psicologa, è Mediatrice familiare, Operatrice di Training Autogeno, Socia SICOB (Società Italiana Chirurgia dell’Obesità).
La D.ssa Simonetta Sarro opera in regime di libera professione sia a livello ospedaliero che in ambito privato. Dal 2015, collabora con l’equipe multidisciplinare del Dott. Giuliano Sarro nella gestione e cura dei pazienti con obesità e svolge attività in Ambulatorio privato come psicologa, e mediatrice familiare.
PER CONTATTI
D.ssa Simonetta Sarro, Psicologa
Email: sarro.simonetta@gmail.com
Cell: 345/2485678