Intervento della Dr.ssa Paola Cavaiani, Endocrinologa, Presidio Ospedaliero di Abbiategrasso, ASST-OvestMI 

Oltre all’obesità essenziale (obesità primitiva o idiopatica) esistono anche obesità secondarie, cioè conseguenti ad altre patologie di tipo endocrino. Si tratta di malattie piuttosto rare (5%) e in forma meno grave rispetto alle obesità primitive.

Tra le obesità secondarie vi sono forme legate a malattie endocrine; un esempio è la Sindrome di Cushing caratterizzata da un aumento della produzione dell’ormone cortisolo (“ormone dello stress”) da parte delle ghiandole surrenali (ipercortisolismo). In questi soggetti, l’obesità è in genere di grado lieve-moderato con una distribuzione del grasso più localizzata al volto (“faccia a luna piena”) e al tronco rispetto all’obesità primaria.
Un’altra differenza rispetto alla obesità primaria è la debolezza della muscolatura del tronco e degli arti che causa difficoltà a svolgere alcuni specifici movimenti.

Un altro esempio di obesità secondaria è quella causata dall’ipotiroidismo anche se negli ultimi anni alcuni studi sembrano documentare che l’aumento dell’ormone tiroideo TSH non sia la causa dell’eccesso di peso ma ne sia una conseguenza. Non ogni caso esiste una stretta correlazione tra le due condizioni.
Obesità e ipotiroidismo possono essere associate nella stessa persona, adulta. In questi casi è indispensabile prima correggere l’ipotiroidismo – con una terapia ormonale sostitutiva personalizzata – per poter poi ottenere un calo di peso.

 

Un’altra alterazione endocrina che può portare a obesità e diabete di tipo 2 è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Purtroppo l’informazione intorno alla PCOS è ancora insufficiente tra le donne e questo porta spesso ad avere diagnosi tardive.

Nelle ragazze in età adolescenziale, ciclo irregolare, acne, sovrappeso e peluria eccessiva sul viso spesso vengono scambiati come normali cambiamenti durante la pubertà. Potrebbero essere invece le quattro spie della sindrome dell’ovaio policistico o policistosi ovarica (PCOS dall’inglese PolyCystic Ovary Syndrome), un disordine endocrino che colpisce fino al 10% delle donne in età riproduttiva. La sindrome dell’ovaio policistico causa difficoltà nel concepimento, con cicli mestruali irregolari e livelli eccessivi di ormoni maschili, che interferiscono con l’ovulazione: questo aspetto diventa un grosso problema nell’età adulta, quando emerge il desiderio di un figlio.
Inoltre, nel 30-40% dei casi, se la PCOS è trascurata, porta ad alterazioni metaboliche come obesità, insulino-resistenza e diabete di tipo 2: un quadro clinico con importanti ricadute sulla salute generale e sul benessere psicologico della donna. In questi casi una dieta adeguata e personalizzata rappresenta una risorsa molto importante, poiché il ripristino di un peso normale influenza in modo positivo diversi fattori determinanti della patologia.

E nell’uomo? Negli uomini si può riscontrare un’obesità secondaria a ipogonadismo (insufficiente secrezione di ormoni androgeni), in cui si osserva una netta riduzione dei livelli di testosterone circolante. Questa condizione alimenta l’accumulo di peso, determina un aumento dei trigliceridi in circolo nel sangue e favorisce l’insulino-resistenza che è alla base del diabete di tipo 2.

In questi casi così come nei precedenti, un’accurata valutazione da parte di un endocrinologo esperto è indispensabile per inquadrare tempestivamente e correttamente la disfunzione endocrina e per correggere lo squilibrio ormonale che alimenta l’accumulo di peso.

Altre patologie che causano e alimentano l’obesità possono essere alcune patologie respiratorie come la sindrome delle apnee notturne.

Anche l’assunzione prolungata di alcune terapie con farmaci possono provocare aumento di peso: per esempio i farmaci per la cura dei disturbi d’ansia, i farmaci a base di cortisone, alcuni antidepressivi, i farmaci per la cura di psicosi ed epilessia, farmaci antitiroidei o l’insulina.

Naturalmente non vanno dimenticate le obesità causate da inattività prolungata, in seguito, per esempio, a traumatismi importanti agli arti inferiori che comportano lunghi periodi di allettamento o traumatismi ed alterazioni neoplastiche della funzionalità dell’ipotalamo, area del cervello deputata tra le altre funzioni al controllo dell’assunzione del cibo.

Infine va ricordata l’associazione tra psicopatologie e obesità. Negli ultimi anni si sta osservando, per esempio, una notevole crescita di depressione e di disturbi del comportamento alimentare (alimentazione compulsiva, binge eating, fame nervosa, food addiction etc), che spesso possono convivere nella stessa persona insieme a sovrappeso od obesità, sin dalla più tenera età.

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Vittoria Majocchi

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