Immaginiamo un pittore: sulla sua tavolozza egli ha a disposizione i cosiddetti colori primari (giallo, rosso, blu), dai quali può ottenere i colori secondari (arancio, viola, verde). Mescolando ancora questi colori egli può ottenere infinite sfumature, inoltre ha a disposizione la somma di tutti i colori (bianco) e l’assenza di colori (nero), che danno la possibilità di ottenere diversi toni di grigio.
Con le emozioni dipingiamo la nostra vita, così come il pittore dipinge la sua tela. Esistono così le emozioni “primarie” (o universali), comuni a tutti gli esseri umani e riconosciute dalla maggior parte degli studiosi, e le emozioni secondarie (o sociali), che derivano dalla combinazione di diverse emozioni primarie.
Molti psicologi hanno provato a definire le emozioni primarie, eccone alcune :
Ci possiamo rendere facilmente conto di quanto siano riduttive queste definizioni rispetto alla complessità dell’argomento, in considerazione anche delle differenze individuali nella capacità di percepirle. Proviamo a pensare alla felicità: se la definiamo come “assenza di sofferenza” è un po’ come definire la salute “assenza di malattia”. Ma la presenza della felicità non corrisponde semplicemente all’assenza di sofferenza, così come la presenza di benessere può non coincidere semplicemente con l’assenza di malattia, come evidenziato dalla stessa OMS nella sua più recente definizione di salute. Per esempio l’assenza di sofferenza potrebbe avvicinarsi alla sensazione di noia, come descriveva il sommo poeta Giacomo Leopardi nello Zibaldone. Tutti rincorriamo la felicità con la sensazione che sia sempre davanti a noi, più o meno distante; probabilmente lo sbaglio che facciamo è proprio quello di rincorrere qualcosa che si trova già dentro di noi, ma che non siamo in grado di percepire. Probabilmente l’abitudine a cercare l’assenza delle emozioni negative ci ha reso incapaci di percepire la presenza di quelle positive.
Anche le emozioni secondarie sono difficili da definire. Ritorniamo al nostro pittore e supponiamo che voglia rappresentare il colore arancione: questo colore può essere più o meno carico, a seconda della proporzione di giallo e di rosso utilizzata dall’artista. Allo stesso modo, l’essere umano può sperimentare uno stato emotivo malinconico o nostalgico ”mescolando” la gioia con la tristezza; lo stato d’animo sarà più cupo o più dolce a seconda del prevalere della prima o della seconda. E’ evidente come le emozioni secondarie siano influenzate dall’esperienza e dalle caratteristiche individuali, dal momento che stiamo vivendo, da fattori sociali e culturali. Nell’essere umano, gli stimoli che determinano il manifestarsi di un’emozione sono mediati da atti cognitivi, come pensieri o ricordi. Questo spiega perché un tramonto può suscitare tristezza: la nostra mente ci può riportare al ricordo di una persona cara che abbiamo perduto e con la quale non possiamo condividere la bellezza dello spettacolo che la natura ci offre.
Fonti dello Speciale
Arnold M (1960). Emotions and personality. Columbia University Press, New York
Moderato P (2010) Interazioni Umane F Angeli
Damasio A (2003). Emozione e coscienza. Adelphi, Milano
Damasio A (2003) Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti, e cervello. Adelphi Milano
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