“C’era una volta una bambina di nome Valentina che viveva con papà, mamma e un fratello in una casa in città.
Il suo corpo era normale e, quando mangiava, lo faceva con foga.
Se un visitatore esterno alla casa guardava la bambina, diceva che era normale, mentre la famiglia, e in particolare madre e padre la vedevano grassa.
In casa si cucinava quello che capitava e spesso non si cucinava.
Il frigorifero era pieno di salumi e formaggi, mentre la dispensa era piena di crackers dietetici. C’erano forse anche dei luoghi segreti in cui si nascondeva il cibo: i mobili del salotto!
Capitava di mangiare fuori di casa, come la merenda a scuola.
Il cibo era per questa bambina un modo per sedare l’ansia e lo utilizzava per tristezza, confusione e per allontanare la paura.
La bambina giocava principalmente a raccontarsi delle fiabe. Ogni tanto stava da sola, assorta in fantasie in cui aveva un’altra vita. Si muoveva al ricreatorio comunale, ma non molto, tutti i giorni.
Crescendo la ragazza divenne sempre più alta, fino a 160 cm, e sempre più grassa, fino a toccare un peso di 72 kg a 12 anni. Non c’erano dubbi: era diventato obesa. La prima persona a farglielo notare fu il padre.
La famiglia cominciò a dire che doveva vergognarsi e sapersi controllare, facendola sentire rifiutata e ferita.
Da quel momento, iniziarono una serie di prove per far scendere l’ago della bilancia, dietro (il consiglio/la decisione) di padre, medico, amici di famiglia, giornali, ecc ecc.
Guardava le persone magre intorno a sé, si chiedeva: perché a me? No, sapevo di essere in sovrappeso perché mangiavo troppo.
Poi si domandò: la sua obesità era una malattia? No, ci vorranno decenni. L’ho sempre considerata solo una debolezza.
Il primissimo appuntamento con un ESPERTO avvenne all’età di 12 anni, quando era solo in sovrappeso: la mise a stecchetto. L’ago della bilancia scese.
Nel corso degli anni, iniziò un numero incalcolabile di diete, tra le quali digiuno totale sotto flebo in ospedale a 12 anni. Inoltre visitò un numero incalcolabile di variegati “esperti” di diete: medici, dietologi, terapeuti della psiche, omeopati, sciamani….
Nel frattempo, la sua vita si era modificata: viveva sola a 20 anni. La protagonista si sentiva sempre confusa e depressa.
All’età di 35 anni raggiunse il peso più elevato: 130 kg. Si sentiva malissimo, in costante stato di depressione con tentativi di sedarla con il cibo instaurando un loop. Il suo corpo era stanco, affaticato, debole, sempre in affanno, le ginocchia le facevano male, i piedi erano gonfi, le gambe camminavano lentamente, il cuore batteva all’impazzata…. Anche camminare un solo km era un problema.
Passava le sue giornate a lavorare, mangiare, chiedersi come uscirne.
Quando usciva di casa, vestita di colore scuro, per andare altrove prendeva la macchina. La folla la guardava e lei si sentiva costantemente imbarazzata e si vergognava anche quando non era effettivamente oggetto di attenzione.
Trovandosi tra loro interagiva comunque avendo una personalità non timida, ma mascherando il disagio come poteva.
Cercò un lavoro e successe che dopo l’università lo trovò subito e pensò che il suo corpo pesante comunque la limitasse sia per motivi estetici, quindi sociali, che fisici.
Il suo sogno era dimagrire.
Le diete e le altre terapie non facevano effetto: mai funzionato la sola dieta. Non riuscivo mai a continuare per più di due settimane e ovviamente quando lasciavo regolarmente riprendevo subito peso con aggiunte.
Mio marito mi è sempre stato vicino e amato allo stesso modo. Quando il peso calava, dopo le fatiche di una terapia, era contento per me.
Ma un bel giorno, scoprì attraverso delle altre persone obese che forse c’era una speranza: scoprii la bariatrica.
L’intervento chirurgico per il controllo del peso era l’unica opzione possibile dopo decenni di diete.
La persona decise che sarebbe stato opportuno affrontare la sala operatoria.
L’ospedale si trovava vicino alla mia città e lo avevo scelto perché era vicino. Prima di entrare in ospedale l’equipe mi disse quale operazione era più indicata per me. Il giorno dell’intervento, mi sentiva fiduciosa.
Passato del tempo, la scelta dell’operazione si rivelò inutile, perché non era l’intervento adatto a me richiedeva una compliance troppo alta. Poi però successe che mi sottoposi a un altro intervento chirurgico nella mia città, rimossi il bendaggio e feci il bypass gastrico.
La protagonista oggi si sente mille volte meglio. Ricorda la sua famiglia d’origine con tristezza e allo stesso tempo sollievo per non esserne più all’interno.
Ha deciso che si vestirà di tutti i colori che amo, compreso il bianco, che della folla gli importa zero.
Ha deciso che lo specchio è un amico saltuario e la bilancia è un indicatore di massa corporea non un indicatore di valore umano.
Il mio sogno oggi è trovare la mia serenità personale e succederà se scoprirò chi potevo essere se avessi avuto una vita meno traumatica.
PESO 78
ALTEZZA 165
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