“Una spiegazione generale della vita”
Nell’individuare lo strumento di narrazione per raccogliere le storie delle persone malate il copione delle fiabe proposte da Vladimir Propp nel 1926, nel suo cult, la “Morfologia della Fiaba” è particolarmente opportuno. Propp esamina le storie di diversi paesi del mondo e conclude che la morfologia della fiaba è molto simile attraverso le varie culture, e che le fasi sono le seguenti:
- Equilibrio iniziale in un luogo
- Rottura dell’equilibrio iniziale per qualche fattore (movente o complicazione) che conduce a un viaggio (distacco, separazione)
- Peripezie
- Prova del protagonista o prove reiterate del protagonista
- Ristabilimento dell’equilibrio (conclusione)
Come fattori assoluti l’indeterminatezza di spazio e di tempo, quindi la traslazione ad un’altra dimensione spesso in un mondo naturale e in un tempo lungo: come ricorrenza è proprio la ripetitività della prova che si ripresenta una, due, tre volte.
I personaggi sono spesso bambini, in quanto inconsapevoli creature in crescita attraverso il viaggio.
Come dice Italo Calvino: “la scelta di un destino si può narrare attraverso la fiaba: lo scrittore considera la fiaba come ” una spiegazione generale della vita; è il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è il farsi di un destino: la giovinezza, che poi vede la sua conferma nella maturità e nella vecchiaia. Questa “giovinezza” assume valore simbolico e rappresenta l’incontro con la novità che può essere anche il riconoscimento di una malattia e l’inizio di un percorso di cura.”
La conferma di un certo modo universale di parlare e quindi di narrare ci viene data anche da Noam Chomski che afferma che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre. Oltre ai fonemi, i suoni, l’anatomia del linguaggio, vi è quindi la morfologia della narrazione, la fisiologia della storia. Ed entrambi sono convergenti nelle popolazioni umane.