I primi passi di una scienza antica
Gli obiettivi del progetto
La cura basata sulla narrazione è la traduzione dall’inglese di un movimento di pensiero nella medicina chiamato “narrative based care”.
Con questa cura basata sulla narrazione (medicina narrativa) non ci troviamo di fronte ad una tecnica completamente nuova, ma chiamiamo con altre parole quello che normalmente si svolge o si potrebbe svolgere all’interno di un colloquio tra medico – terapeuta- e paziente: la raccolta di informazioni sulla situazione attuale della malattia, sulla sua precedente storia clinica e su quella psicologica e sociale.
Ogni caso clinico è una storia da ascoltare, decifrare e tramandare, e non è riproducibile. Ma se la mente della classe medica è molto arroccata sulla medicina basata sulle evidenze, l’anima della classe medica può cominciare a porsi queste domande di identità professionale: l’approccio di popolazione, o meglio quello da clinical trial (studio clinico) è quello più corretto e più utile per affrontare la storia della malattia di un paziente? Non perdiamo la potenza di ogni singola storia, con l’insieme dei suoi dettagli, se continuiamo a riassumere e a trascurare le differenze di risposta tra le persone, le loro diversità non solo biologiche, ma anche sociali e culturali? Il movimento della medicina basata sulla narrazione “ricorda” al medico e ai professionisti coinvolti nella cura di onorare le storie raccontate dai propri pazienti, e di fare sì che queste siano alleate nella gestione terapeutica.
E ricorda al terapeuta di onorare sé stesso e la propria professione: l’arte di cura non può essere solo confinata ad un mero esercizio di statistica, di contabilità di fallimenti e guarigioni, ma accompagna la scienza numerica con altre scienze umane, che poggiano sull’antropologia, la filosofia, la psicologia, o forse più estesamente, la civiltà.
Di fatto accade che molte storie presentano ricorrenze, analogie, similitudini: e quindi è possibile usare la cura basata sulla narrazione sia per la descrizione accurata di un singolo caso, sia, attraverso un’accurata analisi linguistica delle ricorrenze per esaminare una popolazione. Ecco che la cura basata sulla narrazione può uscire dalla singolarità del paziente per inoltrarsi nella pluralità, con i suoi trend e confronti possibili: otteniamo quella che viene chiamata scienza della narrazione.
La Columbia University, uno degli istituti fondanti della medicina narrativa ha coniato un programma di formazione per la medicina narrativa dal titolo che elimina la retorica “ sull’approccio alternativo” rispetto alla medicina basata sulle evidenze: scienza della medicina narrativa. Portandola ad avere pari dignità della medicina basata sulle evidenze, la Columbia University (ma non è la sola, anche il Center for Humanities in Medicine del King’s College a Londra) sottolinea che dietro la medicina narrativa non c’è improvvisazione, o un semplice concetto poetico “nice to have”, ma una metodologia scientifica seria, che va appresa, di cui beneficia non solo il singolo caso ma anche l’intera organizzazione sanitaria di appartenenza. Infatti, a partire da una migliore cura del singolo caso, e dei casi al plurale raccolti attraverso le storie, la capacità di comprensione attraverso l’ascolto scritto o verbale si diffonde come prassi anche agli altri casi clinici, migliorando il livello delle cure nella sanità.
La medicina narrativa non desidera opporsi alla medicina basata sulle evidenze, ma ad essa integrarsi ed unirsi: in un buon processo di diagnosi e cura, entrambi i saperi, sia quello scientifico che quello umanistico, sono utili, e da usare con saggezza.
Attraverso la narrazione, l’individuo conferisce senso e significato al proprio esperire e delinea coordinate interpretative e prefigurative di eventi, azioni, situazioni e su queste basi costruisce forme di conoscenza che lo orientano nel suo agire. (M. Striano)