Un insieme di fattori spiega perché il fenomeno dell’infertilità sia in crescita in Italia, creando un vero e proprio ‘allarme denatalità’ che ha spinto il ministro Lorenzin ha istituire un piano Nazionale per la fertilità.
L’età della coppia, il rischio di obesità e il cattivo stile di vita possono favorire l’ infertilità: abitudini alimentari non corrette, abuso di alcolici, fumo, vita sedentaria e consumo di sostanze stupefacenti ostacolano la possibilità di concepire. La prevenzione primaria e secondaria della fertilità ha rappresentato uno dei principali temi di apertura del 38° Congresso Nazionale della Società di Endocrinologia, Taormina, 27-30 maggio 2015. In particolare, alcuni studi recenti hanno evidenziato che esiste una netta correlazione tra la difficoltà di rimanere incinta e lo stile di vita condotto.
Non è difficile capire il perché se si pensa che il sistema riproduttivo viene regolato dagli ormoni ed è particolarmente vulnerabile alle interferenze endocrine; in particolari condizioni, come uno stile di vita abitualmente sregolato o un eccesso di peso, essi tendono a subire variazioni importanti che possono condizionare in modo negativo l’avvio di una gravidanza.
In Italia una coppia su cinque (il 20%) ha difficoltà a procreare per vie naturali, ma solo 20 anni fa la percentuale era circa la metà. Nel 40% circa dei casi l’infertilità è femminile, in un altro 40% è maschile e nel rimanente 20% è di natura mista. Secondo i più recenti dati Istat nel 2013 le nascite in meno rispetto le attese erano circa 64.000 bambini; l’Italia – sempre nel 2013 – continua a collocarsi tra gli Stati europei con i più bassi livelli di natalità. Si calcola che nel 2050, la popolazione inattiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) sarà di circa l’84% di quella attiva (15-64 anni) con un aumento del carico socio-economico per quest’ultima del 55% nei prossimi quarant’anni.
Un peso rilevante tra le cause della crescente infertilità hanno l’età della coppia, cattivi stili di vita, il sovrappeso e l’obesità e un’evidente carenza di conoscenze su come proteggere la propria capacità riproduttiva. Proprio queste nuove evidenze emerse dal lavoro di un tavolo consultivo istituito sulla materia dal ministero della Salute ha portato all’elaborazione del Piano nazionale per la fertilità presentato a Roma il 27 maggio 2015 dal ministro Beatrice Lorenzin.
Per quanto riguarda l’età della coppia gli Esperti sottolineano come l’età media al concepimento sia andata aumentando di quasi 10 anni ma è l’età della donna a giocare un ruolo prioritario sul potenziale di fertilità. Molte giovani donne non si rendono conto che la ‘finestra fertile’ femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età soprattutto passata la soglia dei 35 anni, quando il concepimento diventa sempre più difficile.
Fumo e stili di vita sbagliati sono tra i principali fattori che influenzano la fertilità ed è importante esserne consapevoli il prima possibile, sin da quando si è genitori verso i propri figli, e ancora da adolescenti quando il rischio di una vita sregolata è più alto perché una volta fatto il danno non si torna indietro. Il potenziale di fertilità è come una dote che si riceve alla nascita che va protetto come un bene prezioso qual è.
Il fumo di tabacco è tra i fattori più tossici: riduce la fertilità e rallenta il tempo necessario per rimanere incinta. Quando associato a “cattive abitudini” come vita sedentaria, abuso di alcolici o di droghe, rischio di obesità le chance di gravidanza spontanea in un anno precipitano dall’83 al 38%.
La bassa consapevolezza del problema da parte delle stesse coppie peggiora la possibilità di risoluzione precoce della potenziale infertilità perché determina una bassa richiesta di aiuto medico e quindi un intervento tardivo, talvolta inefficace. Una review di ricerche internazionali ha evidenziato che la percentuale di coppie infertili che si rivolge al medico è in media del 56.1% nei paesi sviluppati e solo il 22.4% viene curato; l’ Italia non sembra fare eccezione in questo quadro.
“In diversi casi l’infertilità è da ricondurre ad endocrinopatie.” ha affermato Andrea Lenzi, Direttore del Dipartimento di Endocrinologia dell’Università la Sapienza di Roma, nonché presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) durante un’intervista nell’ambito del 38°Congresso SIE svoltosi a Taormina. “Gli esempi in questo caso possono essere molti: si pensi, ad esempio, a tutte le malattie endocrine dell’ovaio e/o extraovariche che possono alterare l’ovulazione favorendo l’infertilità parziale o totale della donna. Classici esempi sono la sindrome dell’ovaio policistico, l’amenorrea da stress, l’iperprolattinemia, il diabete, i distiroidismi e l’eccesso di glucocorticoidi.” ha ricordato Andrea Lenzi. Anche negli uomini, alcune malattie endocrine (endocrinopatie) hanno evidenziato una correlazione con la disfunzione testicolare. Inoltre, in modo simile a quanto avviene nelle donne, anche negli uomini la presenza di diabete, l’ipertiroidismo o l’alterazione nei livelli di ormoni come prolattina e cortisolo possono determinare una riduzione del potenziale riproduttivo.
È noto ormai da alcuni anni che Il tessuto adiposo (il grasso) – a differenza di quanto si pensasse in passato – è un vero e proprio organo endocrino, dinamico e attivo, in grado di produrre ormoni e di interagire con gli altri organi. In quest’ottica, l’obesità rappresenta un fattore almeno in parte modificabile con lo stile di vita in grado di influenzare la capacità riproduttiva di entrambi i sessi. “Nelle donne, l’eccesso di peso si associa, infatti, ad alterazioni del ciclo mestruale, a un aumento del rischio di aborto e di complicanze ginecologiche; mentre negli uomini obesità e sovrappeso provocano un aumento della temperatura fisiologica dei testicoli, oltre a uno squilibrio degli ormoni sessuali, che comporta conseguenze negative sulla produzione di spermatozoi (spermatogenesi)” ha sottolineato Andrea Renzi.
La fertilità viene influenzata anche da molti fattori dell’ambiente in cui la persona cresce e vive che possono modificarne la capacità riproduttiva e il sistema endocrino, alterando l’equilibrio tra ormoni sessuali ed ormoni tiroidei. Tra i principali fattori ambientali vi sono gli interferenti endocrini, un vasto gruppo di sostanze che agiscono attraverso vari meccanismi. “L’azione di tali interferenti endocrini” ha affermato Renzi durante l’intervista alla stampa “sembra essere associata a un aumento del rischio di sviluppare malformazioni genitali, alcuni tumori; nell’uomo adulto alterazioni del liquido seminale e sterilità; nella donna alterazioni della pubertà, del ciclo mestruale, dell’ovulazione e della fertilità”.
A conclusione dell’intervista Andrea Lenzi ha sottolineato i notevoli passi raggiunti grazie alla stretta sinergia tra una ricerca scientifica d’avanguardia e un recente approccio multidisciplinare con un focus particolare alle tecniche di crioconservazione del seme e degli ovociti. “La crioconservazione rappresenta la possibilità di preservare la fertilità per quei pazienti che in passato sarebbero stati inesorabilmente condannati alla sterilità” ha asserito Lenzi.
– 38° Congresso Nazionale della Società di Endocrinologia, Taormina, 27-30 maggio 2015
– Congresso Sie. Intervista a Lenzi: “Da prevenzione risparmi per pazienti e Ssn. Promuovere cultura endocrinologica nel nostro Paese”
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