Grazie alle nuove formulazioni della levotiroxina i pazienti affetti da ipotiroidismo possono avere una cura non solo più appropriata, ma anche più adeguata al loro stile di vita: disponibili 12 dosaggi in capsule molli
Milano, 19 marzo 2014 – “Circa il 10% della popolazione italiana soffre di una patologia della tiroide e oltre il 3% è in terapia con levotiroxina (LT4), l’ormone sintetico della tiroide impiegato per il trattamento dell’ipotiroidismo – spiega Enrico Papini, responsabile Scientifico AME Associazione Medici Endocrinologi. L’età media di inizio del trattamento si aggira intorno ai 40 anni e, conseguentemente, la terapia con levotiroxina determina il benessere delle persone per circa 30 anni e il benessere delle donne dal momento che l’ipotiroidismo colpisce il genere femminile nell’80% dei casi con picchi fino al 10-15% nel periodo post-menopausale”.
Quella con la levotiroxina è sempre stata considerata una terapia semplice (una compressa la mattina a digiuno, almeno 30 minuti prima della colazione), fino a quando non si è chiesto agli interessati, attraverso un’indagine DOXA, quali fossero le difficoltà di una terapia che si protrae per tutta la vita. “Dalle risposte abbiamo compreso – prosegue Papini – come mai fra i pazienti in terapia sostitutiva ben il 40% circa risulta insufficientemente o eccessivamente trattato”.
Una prima risposta a queste difficoltà è arrivata dalla ricerca IBSA Farmaceutici che ha messo a punto la formulazione liquida della levotiroxina, che gli esperti considerano la formulazione più versatile, a cui oggi si aggiungono le capsule molli.
“La complessità della terapia con levotiroxina, chiarisce Diego Fornasari, Farmacologo presso Università degli Studi di Milano, è proprio nel profilo farmacologico peculiare dell’ormone sintetico che pone i pazienti a rischio di sviluppare ipertiroidismo, nel caso di sovradosaggio, o di restare in ipotiroidismo nel caso di sotto dosaggio, anche per scostamenti dal trattamento ottimale inferiori al 25%. Queste problematiche sono state riscontrate negli anni in cui era disponibile la sola formulazione in compresse di LT4 e dalla loro analisi si è arrivati alla spiegazione dei numerosi insuccessi clinici. Per una corretta compensazione ormonale è determinante che la quantità di farmaco assunto coincida con quella effettivamente assorbita e assimilata. Ma l’assorbimento della levotiroxina, prosegue il farmacologo, è correlato a tante variabili: un alterato pH gastrico, interferenze legate al cibo, il caffè e le fibre – che spesso costituiscono la prima colazione – assunzione di altri farmaci, la fretta peculiare delle prime ore della giornata e il conseguente non rispetto dell’attesa dei 30 minuti per fare colazione possono ostacolare i processi di assorbimento. La soluzione arriva dalle nuove formulazioni che, migliorando il profilo farmacocinetico dell’ormone, ne rendono più stabile e riproducibile l’assorbimento”, conclude l’esperto.
“E’ oggi disponibile, afferma Paolo Beck-Peccoz, Presidente AIT Associazione Italiana Tiroide, una nuova formulazione dell’ormone tiroideo in capsule molli nelle quali, grazie ad una particolare tecnologia farmaceutica, la levotiroxina in forma acquosa è contenuta in una capsula di gelatina molle che protegge il contenuto dall’ossidazione, assicurando tempi rapidi di dissoluzione e di assorbimento. Le capsule molli, come la soluzione liquida, garantiscono il risultato terapeutico ottimale in ogni condizione, al contrario della compressa. Inoltre la levotiroxina in capsule molli è disponibile in 12 diversi dosaggi compresi tra i 13 e i 200 microgrammi che rendono possibile il dosaggio su misura per ciascun paziente e l’assunzione di una sola capsula al giorno qualsiasi sia il dosaggio necessario. Ed infine, le capsule molli sono apprezzate dai pazienti perché insapori e, soprattutto, facili da deglutire” spiega l’endocrinologo.
“Esistono persone che hanno difficoltà a fruire dei vantaggi della formulazione liquida, che è la forma che garantisce il migliore e più rapido assorbimento gastrico – aggiunge Papini. In questi casi le capsule molli possono essere l’alternativa, ad esempio, per le persone che viaggiano spesso o che assumono il farmaco fuori casa, dove una confezione più piccola e la facilità di assunzione possono migliorare l’aderenza alla terapia”.
“La tiroide è una piccola ghiandola del peso di neppure 20 grammi, controllata dall’ipofisi, che a sua volta controlla tutto l’organismo – afferma Francesco Trimarchi, Presidente SIE Società Italiana di Endocrinologia. Le malattie della tiroide, che colpiscono oltre 6 milioni di italiani, negli ultimi dieci anni hanno registrato un significativo aumento. Una corretta terapia, che ripristini uno stato di eutiroidismo, ovvero di normalizzazione dei livelli circolanti di ormoni tiroidei, è molto importante perché questi controllano il consumo di ossigeno e quindi la respirazione cellulare, l’attività elettrica del cuore, l’attività del sistema nervoso centrale e periferico, la produzione, conservazione e utilizzazione di energia e molti altri processi. E’ bene controllare la funzionalità tiroidea ogni qual volta ci sia un sospetto e, in particolare, è da monitorare nelle donne che desiderano una gravidanza, perché il corretto funzionamento della tiroide è responsabile della salute e dello sviluppo neurologico del nascituro. La tiroide per funzionare bene ha bisogno di iodio e, nelle fasi iniziali della tiroidite di Hashimoto, la forma di ipotiroidismo più frequente, può avvantaggiarsi dall’assunzione di selenio capace di controllare la progressione dell’infiammazione” conclude Trimarchi.
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