Un gruppo di ricercatori della New York University School of Medicine ha scoperto che le dimensioni del cervello sono influenzate negativamente dai chili in eccesso e che questo provoca un’alterazione delle aree preposte all’alimentazione che induce a mangiare sempre di più.
63 soggetti sono stati tenuti sotto controllo e 44 di loro, obesi, sono stati sottoposti alla risonanza magnetica funzionale; il risultato è stato confrontato con quello dei ‘magri’: l’amigdala degli obesi contiene più acqua, la loro corteccia orbito-frontale è più piccola e i neuroni di queste aree – che sono proprio quelle che controllano il comportamento alimentare – risultano ‘come rattrappiti’.
Come spiega Antonio Convit, autore della ricerca: «Con questa ricerca abbiamo dimostrato per la prima volta che l’infiammazione provocata nell’organismo dall’obesità compromette l’integrità di alcune delle strutture cerebrali che sono coinvolte nel meccanismi della sazietà e della ricompensa. Secondo i nostri risultati, l’aumento di peso può provocare cambiamenti neurali che aumentano il rischio di mangiare di più in futuro».
La ricerca, pubblicata su Brain Research, conferma la ‘teoria dell’obesità’ secondo la quale il comportamento delle persone obese e quello dei tossicodipendenti, a causa dell’indebolimento dei ricettori del piacere si assomigliano nella necessità di dosi sempre maggiori della sostanza di cui hanno bisogno.
Eric Stice, coordinatore della ricerca, pubblicata su The Journal of Neuroscience, afferma: «Il cibo rilascia le dopamine, gli ormoni del piacere, ma i soggetti obesi, secondo i risultati della nostra ricerca, rispetto ai magri hanno un numero minore di ricettori delle dopamine ed è per compensare questa carenza che negli obesi aumenta la voglia di mangiare e si innesca così un vero circolo vizioso». Questo può essere il meccanismo che rende cronico il disagio dell’obesità.
Fonte:
19 gennaio 2011 , repubblica.it
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