Affanno, difficoltà a vestirsi e ad infilarsi i pantaloni, non vedere i propri piedi tanto da non riuscire ad allacciarsi le stringhe delle scarpe, salire e scendere con lentezza le scale, essere impacciati nel sedersi, nel camminare, uscire dalle porte, subire gli sguardi curiosi e carichi di pregiudizi della gente, sudare, sentirsi spossati, affannati e pesanti nei movimenti e in tutte le innumerevoli, anche piccole, azioni quotidiane. Queste le prime sensazioni dichiarate dagli studenti che hanno provato l’esperienza fisica di “indossare l’obesità” anche se solo per poche ore.

 

Sentire il peso dell’obesità

L’occasione è stata il seminario didattico che si è svolto il 29 marzo 2017, al Politecnico di Milano, seguitissimo dagli studenti dell’ultimo anno del corso di “Art Direction e Copywriting” della Laurea Magistrale della Facoltà del Design.
Nella prima parte del seminario, gli studenti hanno potuto indossare una tuta rinforzata con un giubbotto pesante per oltre 20 chili di peso e provare ad infilarsi dei vestiti così come fa ogni giorno una persona obesa, stringersi i lacci delle scarpe, indossare pantaloni e maglietta, sedersi sulle normali sedie dell’aula o sulle panchine del giardino o sul prato, scendere le scale, e provare ad andare in giro per il campus universitario con il peso di questo orpello ingombrante sotto gli sguardi curiosi delle altre persone. Un’esperienza toccante, che ha suscitano emozioni e sensazioni in chi l’ha provato ma anche in chi l’ha osservato, che ha permesso a tutti i partecipanti di entrare un po’ di più nella malattia obesità, di capire un po’ di più che cosa significhi portare ogni istante della propria vita il peso della malattia addosso. Fisicamente, i passi diventano più incerti, instabili. Si diventa goffi, assurdi, inadeguati, si sentono i vestiti stretti, non si riesce ad allacciarsi le stringhe delle scarpe perché non si vedono neppure i piedi, si suda e tutto costa molta fatica. Un’esperienza sicuramente utile agli studenti che dovranno poi studiare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sull’obesità: malattia curabile.

 

Sfatare i pregiudizi e sensibilizzare al problema

Un’esperienza formante, diversa, empatica che ha colpito in profondità gli studenti presenti e che continuerà sicuramente a farli riflettere e a renderli più consapevoli di che cosa voglia dire portarsi addosso l’obesità. Un modo intelligente e sensibile per sfatare vecchi pregiudizi che ancora resistono intorno a questa malattia, una malattia curabile con un percorso faticoso ma fattibile. Il primo passo? “Ammettere ed accettare di essere obesi. Di essere malati. Perché è solo quando lo si accetta, che si inizia davvero a riprendere le redini della propria vita” ha affermato una studentessa, ex obesa, presente al seminario.

 

L’impossibile è tale finché non si realizza (Nelson Mandela)

L’iniziativa è stata ideata e organizzata grazie alla sensibilità e alla tenacia della d.ssa Maria Ferrari, designer e Art director, moderatrice del corso e dall’incrollabile passione di Marina Biglia, presidente dell’Associazione Amici Obesi Onlus, che per anni hanno combattuto e vinto la battaglia contro la grande obesità e che oggi lottano per farla riconoscere come malattia curabile. Il seminario è stato possibile grazie alla lungimiranza del Prof Luigi Marcello Ciccognani, docente del Corso di Art Direction and Copywriting del Politecnico di Milano.

 

La seconda parte del seminario ha previsto l’intervento di tre professionisti di cui si parlerà in altri articoli dello speciale: psicoterapeuta (dott. Emanuel Mian), chirurgo dell’obesità (dr. Alessandro Giovanelli) e chirurgo plastico (dr. Andrea Reho). Tre figure professionali tra le principali del team di cura multidisciplinare di una persona obesa.

 

 

PHOTOGALLERY DELL’ESPERIENZA “INDOSSARE L’OBESITÁ”

Un’esperienza unica per gli studenti, faticosa ma davvero utile

 

  1. GLI STUDENTI “VESTONO L’ECCESSO DI PESO”
    Le immagini della vestizione.
    facebook.com/unavitasumisura/posts/1255846967839334

 

  1. LA SENSAZIONE DI ESSERE INGOMBRANTI, GOFFI
    La sensazione di essere incerti e maldestri nei movimenti è tra le prime sensazioni espresse dagli studenti …. le immagini parlano chiaro!
    facebook.com/unavitasumisura/posts/1255910064499691

 

  1. LA DIFFICOLTÁ DI VEDERSI I PIEDI E STRINGERSI LE SCARPE
    Gli studenti realizzano quanto sia difficile vedere i propri piedi con un eccesso di peso e quali acrobazie siano necessarie per allacciarsi le scarpe così come per molti piccoli altri gesti quotidiani della persona con #obesità…
    facebook.com/unavitasumisura/videos/1255941544496543/

 

  1. SEDERSI È UN’IMPRESA FATICOSA, COSI’ COME PASSARE DALLE PORTE, PRENDERE L’ASCENSORE, FARE LE SCALE; CAMMINARE DIVENTA PESANTE
    “Sedersi ti mette a disagio, oltre ad essere molto scomodo! Anche entrare nell’ascensore è imbarazzante ….” “Scendere le scale, camminare, uscire/entrare dalle porte è diventato pesante, greve, mi sento ingombrante e incerta con questo peso, impacciata, rallentata….” Sono le prime osservazioni a caldo degli studenti !
    facebook.com/unavitasumisura/videos/1255983987825632/

 

  1. PROVIAMO AD ABBRACCIARCI E SEDERCI NEL PRATO?
    Più facile a dirsi che a farsi.
    facebook.com/unavitasumisura/videos/1256007297823301/

 

  1. ANCHE I DOCENTI HANNO PROVATO A INDOSSARE L’OBESITA’
    Anche alcuni relatori hanno voluto cimentarsi a indossare l’#obesità. Nella foto a sinistra guardandola, il Dott. Emanuel Mian – Psicologo – si è come sempre messo in gioco e ha voluto provare l’esperienza fisica di un peso in eccesso. Nella seconda metà del seminario didattico, durante il suo intervento, ha parlato agli studenti di percezione corporea e di tutti i numerosi aspetti psicologici correlati all’obesità. Vi racconteremo dell’intervento in nuovi articoli della settimana prossima.
    facebook.com/unavitasumisura/photos/a.167458993344809.38691.118553994901976

 

 

Vittoria Majocchi

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