Nelle linee guida dietetiche nazionali e nelle tabelle di composizione degli alimenti è necessario includere l’Indice glicemico (Ig) e il Carico glicemico (Cg).
Inoltre si deve prevedere l’indicazione di basso Ig sulle confezioni degli alimenti (come dal 2002 in Australia e Nuova Zelanda) e diffondere le informazioni su Ig/Cg.
Questi sono tra gli obiettivi più importanti che si è prefisso il “Consorzio per la qualità dei carboidrati”, nato durante il 1° Summit mondiale di Consenso su Ig, Cg e Risposta glicemica (Rg), organizzato a Stresa (VB) da NFI (Nutrition Foundation of Italy, Milano) e Oldways (organizzazione non profit con sede a Boston), con il patrocinio del ministero della Salute.
«Dopo aver dato per molto tempo rilevanza ai lipidi nel controllo del peso e nella prevenzione della malattie cardiovascolari» spiega Andrea Poli, direttore scientifico Nfi «ci si è accorti che bisogna considerare anche i carboidrati, e che fra questi non tutti sono uguali. Per esempio la pasta di semola di grano dura cotta al dente ha un basso Ig, al contrario del pane».
«L’Ig permette di distinguere i carboidrati digeriti lentamente da quelli che, assorbiti con rapidità, alzano troppo velocemente glicemia e insulinemia» afferma David Jenkins, (Università di Toronto). «Il Cg, invece, tiene conto sia dell’Ig sia della quantità del carboidrato presente in una porzione media dell’alimento».
Infatti non è sufficiente considerare l’Ig, ma va tenuto conto anche della quantità assunta dell’alimento.
«Al contrario dei grassi, i carboidrati se non digeriti rapidamente danno un piacevole senso di sazietà e benessere; per un diabetico dunque è preferibile un alimento con minore risposta glicemica» aggiunge Gabriele Riccardi (Università Federico II di Napoli). «Inoltre a livello del colon – importante per il metabolismo e la presenza di flora batterica – un alimento ricco in fibre e a basso Ig riduce la risposta infiammatoria e la colesterolemia», funzioni utili contro le patologie cronico-degenerative e per la perdita di peso.
Infine il documento di consenso ha ribadito l’importante contributo del basso Ig nel ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e di episodi coronarici.
Fonte
1° Summit mondiale di Consenso su Ig, Cg e Risposta glicemica (Rg), Stresa (VB), NFI
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