Per il 2010, continuando così, l’obesità diventerà una vera epidemia, con il conseguente incremento di malattie collegate come il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione, le cardiovasculopatie, le pneumopatie, malattie che negli ultimi tempi sono state riscontrate anche fra i bambini. I relativi costi sociali aumenteranno di pari passo: già ora arrivano al 6,7% della spesa sanitaria (otto miliardi di euro), senza contare gli altri costi, non quantificabili ma gravi, del disagio psicologico e sociale, delle maggiori difficoltà a scuola e della discriminazione sul lavoro.
Il farmacologo e direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità dell’Università di Milano, Michele Carruba, spiega: «Ogni cinque anni i bambini italiani obesi sono il 2,5% in più, dato che allarma soprattutto se si considera la flessione del loro numero totale. Bambini, i nostri, che mangiano molto e male; soprattutto magiucchiano fra i pasti (patatine, pop corn, gelati, pasticcini) e bevono analcolici ricchi di zuccheri e, a volte, alcolici come birra o vino. Bambini che stanno troppo davanti alla tv o ai computer e si muovono pochissimo: quando, e se, vanno in palestra, l’esercizio fisico è sempre al risparmio, con la tolleranza o la complicità, a volte, dei cosiddetti allenatori o mister». Onofrio Resta, direttore della Clinica ‘Istituto di malattie dell’apparato respiratorio’ del Policlinico di Bari, osserva che la più autorevole riviste europea di malattie dell’apparato respiratorio ha pubblicato contributi di clinici e ricercatori baresi (come, oltre a Resta, Foschino-Barbaro, Giorgino, De Pergola, Favale, Ciccone) nei quali si rileva: «…obesità, alterazioni metaboliche, russamento e apnee, fanno parte di una stessa malattia, la sindrome sistemica cronica su base infiammatoria, che deve sempre essere ricercata in questo tipo di soggetti, poiché è possibile modificarne la qualità della vita e il loro destino. I nostri studi, fra l’altro, suggeriscono rimedi capaci di offrire loro un recupero e una prevenzione dei rischi ulteriori».
L’Italia detiene in Europa il primato di obesità infantile ma il problema non viene affrontato, al contrario di quello che accade in paesi come la Scozia, dove alcuni bambini, che a 10-12 anni erano arrivati a superare gli 80 chili, sono stati sottratti alla tutela dei genitori per essere affidati a strutture dedicate o a famiglie, che hanno garantito loro una dieta equilibrata e una sana educazione alimentare.
Fonte:
6 settembre 2011 , La Gazzetta del Mezzogiorno