Dalla Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2011 che è stata presentata nei giorni scorsi presso la sede di Roma Eur del Ministero della Salute, emerge che gli Italiani sono pigri (un terzo delle persone fra i 18 e i 69 anni non praticano attività fisica), quindi sono spesso sovrappeso (32% degli adulti, 22,9% dei bambini) o obesi (11% degli adulti e 11% dei bambini); fanno meno esercizio fisico le donne, le persone che vivono nel Meridione e che hanno un più basso livello economico e d’istruzione, ma anche chi è sovrappeso ha spesso un livello economico e d’istruzione più basso e vive al Sud: in Puglia si registra la più alta percentuale (49%) di persone sovrappeso o obese, mentre la più bassa (29%) si registra in Trentino.
Un altro dato negativo è quello riferito all’incidenza del diabete: colpisce il 4,9% della popolazione, che corrisponde a circa tre milioni di persone, ed è in aumento, nonostante l’alimentazione sia abbastanza curata, visto che la quasi totalità delle persone intervistate (97%) ha dichiarato di mangiare almeno una volta al giorno frutta e verdura e oltre un terzo di loro (39%) ne mangi tre o quattro porzioni al giorno.
Un gran numero di giovani fra gli 11 e i 25 anni (1milione 300mila), però, consuma i pasti fuori casa, con i conseguenti rischi per la salute. La Relazione affronta anche il problema della spesa sanitaria, che diminuisce per la parte a carico del Servizio Sanitario Nazionale (-3,7%), ma aumenta per la parte a carico dei cittadini, visto che il consumo di farmaci aumenta su tutto il territorio (+1,2%), anche se il loro prezzo diminuisce (-5,2%): nel 2010 si sono registrati i maggiori incrementi nella provincia di Bolzano (+3,6%), in Umbria e in Lombardia (tutte e due +3,3%); le sole eccezioni sono rappresentate da Campania e Puglia, dove si registra un decremento rispettivamente del 5,9% e del 2,2%. I farmaci per la cura delle malattie cardiovascolari sono quelli per cui gli italiani spendono di più, al secondo posto quelli per l’apparato gastrointestinale e poi quelli per il metabolismo.
Un investimento rilevante è stato fatto per avviare la stesura del Piano Nazionale per le Malattie Rare, che dovrebbe essere adottato entro il 2013, e per implementare la rete della Malattie Rare (25 milioni). La Relazione denuncia il persistere dell’alta incidenza di parti cesarei, soprattutto al Sud (oltre 40%), con il conseguente aumento del rischio di morte per la madre (+3/5 volte rispetto al parto naturale) e di morbosità puerperale (+10/15 volte). Aumenta il numero di donatori di organi per trapianti (1.319 nel 2011 da 1.301 del 2010, +13% dei trapianti di rene da viventi), soprattutto al Sud. La diffusione del fumo fra i più giovani e le sue conseguenze è un altro dei temi affrontati dalla Relazione; i dati raccolti attraverso il Gyts (Global Youth Tobacco Survey, Sistema di sorveglianza sui giovani per il tabacco, condotto in oltre 160 paesi fra ragazzi di età compresa fra i 13 e i 15 anni ndr) rivelano che il 92% di loro ha dichiarato di non aver mai avuto problemi a comperare le sigarette dai tabaccai, nonostante il divieto di vendita delle sigarette ai minori di 18 anni, e quasi la metà (46%) hanno fumato almeno una volta.
La vendita di tabacco trinciato, di basso prezzo, è cresciuta in maniera vertiginosa (+32,7%) ma è diminuita del 2,4% quella delle sigarette (nel 2010 rispetto al 2009). Fuma il 22,3% degli Italiani di oltre 14 anni di età (11,6 milioni circa), in maggioranze uomini (il 28,4% contro il 16,6% delle donne); perdono la vita a causa delle conseguenze del fumo un numero di persone che oscilla fra i 70 e gli 83mila, il 25% dei quali ha un’età fra i 35 e i 65 anni.
Anche l’alcol costituisce un pericolo: sono a rischio oltre otto milioni e mezzo di persone. Il 70,1% delle persone che sono ricorse ai servizi pubblici per il trattamento per la dipendenza da droghe, faceva uso di eroina, il 15,2% di cocaina e il 9,2% di cannabinoidi; il 62,9% si è sottoposto a programmi farmacologici integrati e l’8,7% è stato trattato presso strutture riabilitative. Un altro rischio è quello costituito dal gioco d’azzardo, che coinvolge circa 700mila persone, 300mila dei quali sono considerati ‘giocatori d’azzardo patologici’; le persone che nel 2011 sono state in cura sono state quasi 5mila (4.687), l’82% dei quali, uomini; i dati si riferiscono solo alle regioni che li hanno forniti.
La prima causa di morte degli Italiani è costituita dalle malattie cardiocircolatorie, la seconda i tumori (rispettivamente il 38,2% e il 29,7% dei decessi).
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, nel corso della presentazione della Relazione, cui ha presenziato il presidente Giorgio Napolitano, ha commentato i dati: «Complessivamente, il paese è in buono stato di salute; i numeri del 2011, rispetto a quelli del 2010, verificano un complessivo stato di salute comparato a quello degli altri paesi europei che dà speranza per il futuro. Si tratta di prestare attenzione non solo ai dati sanitari e dell’organizzazione sanitaria, ma anche a tutti gli altri fattori che determinano la salute, quindi i problemi ambientali, gli stili di vita le abitudini alimentari. Sotto questi profili si registrano dati positivi per quanto riguarda la capacità di contrastare le malattie e alcuni profili problematici relativi agli stili di vita… Il taglio dei posti letto non significa ridurre i servizi ai cittadini, quello che si vuole fare non è tagliare ma riorganizzare e ristrutturare la qualità del servizio. L’obiettivo è quello di migliorare l’assistenza collegando l’ospedale con territorio e Pronto Soccorso».
Per il presidente Napolitano, comunque, «Il Servizio Sanitario Nazionale ha fatto del nostro paese uno dei paesi più avanzati. Bisogna non regredire, bisogna non abbandonare quella scelta, non abbandonare quella postazione che è titolo di civiltà per il nostro paese…».
Fonte
“Relazione sullo stato sanitario del Paese”, Ministero della Salute, 2012
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