L’essere umano ha una propria identità unica e irripetibile. Ognuno di noi possiede un insieme di caratteristiche somatiche e personologiche che lo rendono assolutamente inconfondibile. Ognuno di noi custodisce un nocciolo vellutato nelle parti più profonde del proprio essere, che gli permette di riconoscersi e di essere riconosciuto. Quel nocciolo che sentiamo vibrare quando incontriamo un nostro compagno del Liceo, e anche se sono passati tanti anni, ci dice: “ ma sei proprio tu! Ti ho riconosciuto subito.” Questo è un aspetto della nostra identità che ci fa sentire al sicuro, perché ciò che rimane stabile e immutato nel tempo ci dà sicurezza. Forse è un po’ questa la paura del cambiamento, la paura di perdere l’identità, di non riconoscerci più. Ma cambiare non significa perdere l’identità, anzi. L’identità personale è la risultante di un processo conoscitivo continuo, frutto dell’interazione dinamica tra individuo e ambiente che lo circonda.
L’identità personale si presenta secondo tre principali modalità:
Possiamo affermare che esiste un’identità soggettiva (come ci vediamo) e un’identità oggettiva (come gli altri ci vedono), che non è detto siano sempre sovrapponibili. Si può inoltre individuare una terza dimensione, che corrisponde a come io credo di essere percepito dagli altri: ad esempio, se sono in sovrappeso posso percepirmi come gravemente obeso/a e credere che gli altri mi vedano addirittura deforme. Oppure posso percepirmi come una persona vulnerabile, mentre le persone che mi circondano credono che io sia forte. Risulta evidente come queste tre dimensioni siano soggette a cambiamenti dovuti all’evoluzione sia biologica che psicologica degli individui e che l’interazione tra queste dimensioni sia estremamente complessa.
L’identità è un costrutto dinamico, spesso dolorosamente dinamico, anche in occasione di eventi fisiologici, come nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, dalla giovinezza all’età matura e alla senescenza. Il nostro corpo è in continua evoluzione; finché questo avviene con gradualità, anche la mente trova il modo di adeguarsi, mentre nel caso di cambiamenti radicali e repentini (malattie, incidenti), possono insorgere disagi di intensità variabile da individuo a individuo. Nel caso di una persona obesa che si sottopone a intervento di chirurgia bariatrica, il cambiamento repentino, seppure in positivo, del proprio corpo, richiede da parte della mente un adeguamento che non è sempre altrettanto rapido. E’ importante essere consapevoli di questo aspetto e cercare di prepararsi, perché da questa consapevolezza dipende molto il mantenimento dei risultati dopo l’intervento. Non basta raggiungere il normopeso, occorre diventare una persona normopeso, nel comportamento, nel modo di pensare e di vivere le emozioni. Occorre cioè fare in modo che l’identità psicologica si adegui e si avvicini alla nuova identità fisica e risettare l’immagine mentale che abbiamo del nostro corpo (immagine corporea).
Per dirla con una metafora a tutti familiare, un bruco che diventa farfalla, ma continua a pensare di essere un bruco non può spiccare il volo, non sa di poterlo fare…
Fonti
Faccio E – Le identità corporee, Giunti Ed, 2007
Dalle Grave R, Cuzzolaro M, Calugi S, Tomasi F, Temperilli F, Marchesini G, and the QUOVADIS Study Group. The Effect of Obesity Management on Body Image in Patients Seeking Treatment at Medical Centers. Obesity
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