L’Indice di Massa Corporea è ancora un parametro valido?

L’Indice di Massa Corporea (IMC o dall’inglese BMI, Body Mass Index) è stato considerato sin dall’inizio degli anni ’90 (Consensus Conference del National Institute of Health Americano, 1991) come il parametro di riferimento per valutare la gravità dell’obesità, la potenziale reversibilità del singolo quadro clinico e l’indicazione all’intervento di chirurgia bariatrica più idoneo per il singolo paziente. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, numerosi studi hanno messo in evidenza che questo parametro da solo non è in grado di evidenziare alcuni elementi fondamentali:

1) la diversa distribuzione del grasso in relazione all’età, al sesso e alla razza;

2) la distribuzione e la ripartizione dell’accumulo lipidico sotto forma di grasso viscerale. Il grasso viscerale [quello localizzato a livello addominale intorno ai visceri (la classica “pancetta” degli uomini e spesso anche delle donne dopo la menopausa per carenza di estrogeni)] rappresenta un fattore di rischio chiave nel determinare lo sviluppo di patologie cardio-vascolari e malattie croniche come il diabete di tipo 2, l’ipertensione arteriosa e le dislipidemie (valori elevati di lipidi nel sangue). Per saperne di più: “Come misurare il tuo girovita”.

 

Per questi motivi, l’Indice di Massa Corporea viene oggi considerato ancora un importante parametro di riferimento, ma non più l’unico. Il BMI viene oggi valutato, insieme a parametri metabolici, funzionali e psicologici sempre in un bilancio complessivo individuale fra rischi e benefici per la singola persona obesa.

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