Le bibite light sono quelle che riportano le diciture “zero zucchero”, “senza zucchero”, “diet”; sono bevande a cui vengono aggiunti dolcificanti artificiali. Si tratta di additivi chimici che non esistono in natura ma che possono sostituire lo zucchero al fine di addolcire la bevanda. Esistono diversi edulcoranti artificiali utilizzati in commercio come aspartame (E951), acesulfame k (E950), saccarina (E954), sucralosio (E955). Per chi non è addetto ai lavori è impossibile ricordarli tutti ma può aiutare ricordare che sono dolcificanti tutti quelli con il codice da E950 a E969, con l’aggiunta di E420 e E421.
Le bibite addolcite artificialmente non apportano zuccheri ed energia al nostro organismo. Questo è importante per evitare un’eccessiva assunzione di calorie durante la giornata e per evitare picchi della glicemia. Il loro consumo – solo occasionale – può quindi essere ammesso in sostituzione di bibite zuccherate a persone in sovrappeso o obese e a soggetti con diabete di tipo 2. Il loro consumo abituale, eccessivo in quantità e/o in frequenza, è invece senza alcun dubbio da sconsigliare. Da un recente studio sembrerebbe sufficiente un consumo di dolcificanti di pochi giorni per alterare la glicemia, la tolleranza al glucosio e la popolazione dei batteri intestinali (microbiota) con una maggiore crescita di quelle specie che causano obesità.
Il Dipartimento biochimico dell’Università del Texas ha effettuato un’indagine accurata che ha dimostrato le possibili alterazioni provocate da un consumo eccessivo e abituale nel tempo di queste bevande su reni, denti e anche sul metabolismo. Secondo tale indagine emerge un dato che risulta in contraddizione rispetto alla percezione “light” del consumatore nei confronti di queste bevande: l’uso eccessivo e abituale nel tempo favorirebbe addirittura un incremento del peso, tanto più evidente quanto più una persona è in sovrappeso.
Bevendo queste bibite abitualmente, gli Autori affermano che viene a crearsi un effetto che “inganna il cervello”: il nostro organismo, infatti, associa al sapore dolce la sensazione di una certa quantità di calorie da bruciare. Se tuttavia, l’apporto calorico reale non corrisponde a quello atteso (essendo queste bevande prive di zuccheri), l’organismo di fronte a questo “artificio” si autoregola e continua a non bruciare calorie anche quando vengono introdotte sostanze dolci ma caloriche. La morale è, se proprio non si può farne a meno, ogni tanto una bibita “light” va bene ma certo non tutti i giorni!
Fonti
– Jotham Suez et al – Artificial sweeteners induce glucose intolerance by altering the gut microbiota. Nature 514, 181–186 (09 October 2014)
– Gardener H et al – Diet soft drink consumption is associated with an increased risk of vascular events in the Northern Manhattan Study. J Gen Intern Med 2012 Sep;27(9):1120-6
– Lana A et al – Consumption of sugar-sweetened beverages is positively related to insulin resistance and higher plasma leptin concentrations in men and nonoverweight women. J Nutr 2014 Jul;144(7):1099-105
– Le bibite zuccherate invecchiano le cellule
– Cagnoni M, Gezzi A – La sicurezza alimentare sulla nostra tavola. Tecniche Nuove Ed, 2015
– Basu S et al – Relationship of soft drink consumption to global overweight, obesity, and diabetes: a cross-national analysis of 75 countries. Am J Public Health 2013 Nov;103(11):2071-7
– Eshak ES et al – Soft drink, 100% fruit juice, and vegetable juice intakes and risk of diabetes mellitus. Clin Nutr 2013 Apr;32(2):300-8