La rivista Appetite ha pubblicato uno studio dell’Università di Utrecht che ha dimostrato come anche le emozioni positive inducano a mangiare di più; finora si riteneva che fossero le emozioni negative a far scattare il meccanismo della fame consolatoria ma in realtà il cibo è spesso associato a sensazioni positive, infatti si mangia in occasione delle feste e di cerimonie come i matrimoni e i compleanni.
Il Dott. Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta di Salerno, osserva: «È la prima volta che l’ambiente scientifico presta tanta attenzione alla relazione fra emozioni positive e consumo di cibo; comunque, è l’esperienza comune a dirci che, quando stiamo bene, in particolari situazioni di convivialità, spesso amplifichiamo questo ‘star bene’ mangiando. E se da un lato il desiderio di godere del buon cibo può essere favorito dal sentirsi bene, dall’altro il cibo può apparire ancora più buono proprio perché ci si sente già bene. Ma poiché oggi il cibo è facilmente disponibile e siamo sempre meno portati a utilizzarlo solo per soddisfare le nostre esigenze biologiche, bisogna fare in modo di non ‘gestire’ le nostre emozioni attraverso il cibo. La risposta a quello che proviamo non deve necessariamente passare dal frigorifero».
Per verificare se il meccanismo della ‘fame nervosa’ scatta anche quando si è felici, i ricercatori olandesi hanno condotto lo studio su giovani universitari, non obesi, che sono stati sottoposti a tre diversi test.
Nel primo sono state misurate le calorie assunte con dolciumi offerti ai ragazzi dopo che erano state loro mostrate immagini che dovevano ispirare ad alcuni di loro emozioni positive, ad altri immagini emotivamente neutre: è risultato che quelli che avevano visto le immagini positive avevano assunto in media 100 kcal in più.
Nel secondo test è stato consentito ai giovani di consumare degli snack dopo aver rievocato ricordi piacevoli, neutri oppure sgradevoli; in questo caso il consumo di snack è stato uguale, indipendentemente dal tipo dl ricordo rievocato.
Il terzo test è stato condotto non più in laboratorio, come i precedenti, ma nella vita di tutti i giorni; una cinquantina di universitarie hanno tenuto per una settimana il diario di tutti i fuoripasto poco sani che mangiavano, come patatine, merendine, caramelle, segnalando contemporaneamente i loro stati d’animo mentre lo facevano.
È risultato che quattro volte su dieci il consumo di quel tipo di snack era associato a emozioni positive e non a quelle negative.
Fonte
Jessica Bennett et al – Perceptions of emotional eating behavior. A qualitative study of college students. Appetite 2013, 60: 187–192