Il peso irragionevole

Il libro che non c’era.
Storie di malati, storie di sensi di colpa e di vergogna, storie di paure e di gioia.
Storie di sconfitte e di vittorie.
Storie di ordinaria obesità, storie di corpi ingombranti.

di Marina Biglia

L’obesità è una piaga sociale, la vera pandemia di questo secolo. Quanto se ne sa? Poco, molto poco. Molti sono rimasti fermi ai cliché del ciccione simpaticone, del grassone sempre allegro.
A quello a cui basterebbe un briciolo di forza di volontà per cambiare la sua vita.
Basterebbe smettere di mangiare in modo smodato. Già, tutto lì. Ma, in fondo, cos’è la stessa obesità, se non un modo assurdo e paradossale di essere notati?
L’importante è esagerare… pesare 500 kg, come Manuel Uribe, l’uomo più grasso del mondo e diventare qualcuno. È un paradosso, è un eccesso, ma nel nostro essere obesi lo abbiamo fatto anche noi. Voler essere notati, ma al tempo stesso desiderare di scomparire con la tappezzeria sul muro. Paiono pensieri scombinati fra di loro. Vorremmo essere visibili e contemporaneamente invisibili. È un grido d’aiuto, soffocato nel grasso. La nostra spasmodica ricerca di cibo consolatorio, di uno spazio che sia solo nostro.
Riempire un buco nello stomaco e in realtà tentare di riempire un buco dell’anima.

Marina Biglia, presidente dell’associazione Insieme Amici Obesi, ha scritto Il peso irragionevole: storie di ordinaria obesità, edito nel 2010, ed è stata promotrice di diversi eventi informativi medico-paziente e, fra le altre attività, della mostra “Twelve, dodici donne”, tenutasi a maggio 2011 a Milano, nella quale dodici donne, di diverse realtà italiane, hanno raccontato con immagini e parole la loro battaglia contro l’obesità.
Inoltre è admin founder del forum di auto aiuto Amici Obesi (www.amiciobesi.it) con oltre diecimila iscritti.
Ma prima di tutto questo è stata una donna obesa, una malata, con al suo attivo 136 chilogrammi di peso. Che si è tolta.