È al via la campagna Stop alle fratture per sensibilizzare le donne sui problemi che derivano dalla fragilità ossea, sui sistemi di prevenzione e per salvaguardare la qualità della vita di chi è affetto da osteoporosi severa; inoltre, per un mese, le donne che hanno già subito una frattura di femore o che sono a rischio elevato di frattura, potranno effettuare gratuitamente una visita presso uno dei 43 Centri specializzati in osteoporosi severa, sparsi in tutta Italia, che hanno aderito all’iniziativa, fino a esaurimento delle oltre 800 visite messe a disposizione.
Per poter essere ammesse alla visita è necessario andare sul sito www.stopallefratture.it ed effettuare il Defratest, il test di autodiagnosi che consente, rispondendo a semplici domande, di scoprire il proprio rischio di fratture ossee; sullo stesso sito è possibile conoscere l’indirizzo del Centro più vicino alla propria zona di residenza.
Le donne con rischio elevato o molto elevato di frattura potranno anche usufruire del servizio 100 Medici, Stop alla Fratture, che prevede la possibilità di ottenere un consulto personalizzato via email, con specialisti selezionati per fornire informazioni e raccomandazioni sulla prevenzione delle fratture.
Il Mese della Prevenzione delle Fratture da Fragilità Ossea fa parte della terza edizione della Campagna Stop alle Fratture, realizzata dalla Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms), dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot), dalla Società Italiana di Reumatologia (Sir), con la Società Italiana di Ortopedia e Medicina (Ortomed) e il Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa (Gisoos).
L’osteoporosi severa è di solito asintomatica ma provoca l’indebolimento osseo, di cui la frattura del femore è spesso il primo segno; il presidente Siommms, Luigi Sinigaglia, precisa: «A determinare l’insorgenza dell’osteoporosi possono essere anche diverse patologie, fra cui quelle reumatiche, che in numerosi studi sono risultate strettamente associate alla fragilità ossea; c’è infatti ormai evidenza di una aumentata incidenza di osteoporosi nei pazienti affetti da artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, spondilite anchilosante e sclerodermia, dovuta sia a meccanismi specificatamente legati alla natura delle diverse malattie, sia a meccanismi riconducibili ai farmaci impiegati nel loro trattamento».
Il presidente Siot, Paolo Cherubino, aggiunge: «La frattura femorale, di norma, viene trattata chirurgicamente, ma spesso la vera causa, ossia la fragilità ossea, non viene curata, esponendo i pazienti a un rischio elevato di ri-frattura. È infatti fondamentale che l’approccio degli ortopedici a questo tipo di fratture sia rivolto non solamente al trattamento chirurgico, ma soprattutto alla definizione di un percorso diagnostico terapeutico adattato al paziente, per permettere un corretto inquadramento della patologia di base, l’adozione di un trattamento appropriato, e quindi la prevenzione di ulteriori fratture».
Dei fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza dell’osteoporosi, con conseguente aumento del rischio di frattura, e del modo di prevenirli, parla il presidente Gisoos, Umberto Tarantino: «L’obiettivo è di intervenire per tempo, al fine di evitare che l’osso, privato dei suoi componenti essenziali, abbia un cedimento meccanico e vada quindi incontro a una frattura da fragilità. Al fianco dei fattori di rischio quali il sesso, l’età, la razza, la familiarità e la mancanza di un adeguato picco di massa ossea raggiunto durante l’accrescimento, vi sono delle abitudini personali che possono favorire lo sviluppo della patologia e aumentarne le complicanze; tra queste, fumo, alcol, vita sedentaria, dieta non equilibrata, povera di calcio e di vitamina D, tutti fattori di rischio sui quali è possibile intervenire in maniera preventiva».
Il problema delle fratture da fragilità ossea è rilevante sia sul piano sociale che su quello sanitario, ed è in crescita, visto il processo di invecchiamento della popolazione; un’indagine di un’azienda specializzata nella elaborazione dei dati relativi a studi e ricerche in campo medico, la CliCon Srl, condotta nell’ambito del progetto Stop alle fratture, ha previsto che nel 2017 le fratture da osteoporosi severa, in donne di oltre 65 anni, arriveranno a 48.000, con il conseguente carico di costi. È stato anche valutato il numero di ri-fratture che si potrebbero evitare con lo scrupoloso rispetto delle cure previste per le pazienti che hanno già subito una frattura: circa 2.500, con un risparmio annuo di circa 25 milioni.