Eccesso di zucchero? La colpa non è solo dei dolci

La quantità di zucchero raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 10 cucchiaini al giorno, al massimo, ma gli Inglesi e gli Americani arrivano a consumarne fino a quattro volte tanto, 46 cucchiaini; già una prima colazione normale, composta da latte, cereali, yogurt alla frutta, ne contiene cinque, lo zucchero è presente però in grandi quantità in altri alimenti come i nove cucchiaini contenuti nelle bottiglie da 33cl bevande gassate e gli otto delle barrette di cioccolato e caramello, prodotti da molte note aziende.

‘Nuovo tabacco’ e ‘alcol dei piccoli’: queste le definizioni che ha dato dello zucchero l’associazione Action on Sugar, composta da esperti britannici e statunitensi, che si occupano dello zucchero e dei suoi effetti sulla salute, e che hanno lanciato una campagna perché le industrie alimentari riducano di almeno un terzo il contenuto di zuccheri nei loro prodotti, e per sensibilizzare i governi su questo tema.

Lo zucchero può, infatti, creare una sorta di dipendenza sia nei piccoli che nei grandi; se si riuscisse a diminuire il quantitativo quotidiano, il calo di calorie potrebbe arrivare a 100, con vantaggi non solo contro il sovrappeso, ma anche contro il diabete e le malattie del metabolismo e del fegato, che molti specialisti ritengono attribuibili agli eccessi di zuccheri nella dieta quotidiana.

Il calo del contenuto di zuccheri negli alimenti confezionati potrebbe avvenire gradualmente, in modo che non sia percepibile dai consumatori e porterebbe grandi vantaggi per la loro salute, senza aggravare i costi per le aziende produttrici.

Basandosi su misurazioni effettuate da Action on Sugar, il quotidiano britannico Daily Mail ha pubblicato una tabella con l’indicazione delle calorie di alcuni dei prodotti più in uso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, e anche del contenuto in zucchero, utilizzando il cucchiaino come unità di misura: ce n’è uno in una porzione di ketchup, tre in una porzione da 300 grammi di ragù pronto, quattro in 30 grammi di cereali glassati con latte magro e in un gelato alla crema su stecco ricoperto di frutta, cinque in uno yogurt intero alla frutta da 150 grammi, nove in una bottiglietta da 33cl di cola di qualsiasi marca, e addirittura 11, il massimo registrato, in una tazza grande di ‘frappuccino’, una bevanda confezionata poco conosciuta in Italia, a base di cappuccino, zucchero, ghiaccio e con l’aggiunta di panna e caramello.

Le aziende alimentari, da parte loro, hanno reagito all’invito in modo raramente positivo, confortati da altre ricerche scientifiche, come l’associazione Sugar Nutrition Uk, finanziata soprattutto dai produttori di zucchero britannici per promuovere la ricerca e la comunicazione sugli zuccheri; l’associazione ha citato uno studio dell’Oms dell’anno scorso, secondo il quale il legame fra peso corporeo e diabete è imputabile all’eccesso di calorie e non allo zucchero singolarmente, che quindi non va ritenuto pericoloso.

Per i produttori le indicazioni contenute sulle etichette sono un avvertimento sufficiente per i consumatori, che in questo modo sono ritenuti in grado di equilibrare i propri consumi. Negli anni ’90 alcuni degli esperti di Action on Sugar avevano lanciato con un buon successo la campagna Consensus Action on Salt and Health (Cash) per prevenire le malattie del cuore attraverso la diminuzione del sale negli alimenti precotti e confezionati.

 

Fonti

 

Vittoria Majocchi

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