Con la consulenza della d.ssa Anna Palmieri, anestesista, team bariatrico INCO San Donato, diretto dal dr. Alessandro Giovanelli
L’obesità importante è spesso associata a notevoli disturbi respiratori. L’aumento del grasso al collo, al torace ma soprattutto l’aumento del grasso viscerale, più che del peso in toto, inducono notevoli problemi alla funzione respiratoria. Si riducono i volumi e quindi la capacità di trasferire l’ossigeno alle arterie, la persona fa fatica a respirare, tende ad ansimare. Si stima che nella persona obesa, il lavoro respiratorio aumenti di circa il 60% rispetto alla persona normopeso. Tutti questi fattori favoriscono una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue (ipossiemia) e un parallelo aumento della concentrazione ematica di anidride car bonica (ipercapnia).
La sindrome delle apnee notturne (OSAS o SAS dall’inglese: Sleep Apnea Syndrome)
Si presenta spesso nella persona con grave obesità. Si manifesta con notevole russamento, difficoltà respiratorie durante la notte, ricorrenti risvegli notturni, sonno non riposante, sonnolenza diurna, scarsa concentrazione durante il giorno.
La Sindrome delle Apnee Notturne è causata da una riduzione della capacità delle vie aeree superiori a causa di un eccesso di grasso, con fluttuazioni delle pareti delle vie aeree che provocano il forte russamento, fino al possibile collasso di queste vie con ostruzione del passaggio di aria. Questo tipo di apnee notturne si lega strettamente all’obesità di tipo viscerale e rappresenta un importante fattore di rischio per la cardiopatia ischemica e lo stroke. La terapia decisiva è la riduzione drastica del peso, in particolare dell’eccesso di peso nella cintura addominale.
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L’eccesso di peso incide anche sulla funzione polmonare
Ad evidenziarlo sono i risultati di un recente, ampio studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista Thorax che ha monitorato per venti anni oltre tremila soggetti. Secondo gli autori dello studio un aumento eccessivo del peso può accelerare l’”invecchiamento” dei polmoni della persona con obesità. La buona notizia, è che con la perdita di peso, nel corso del tempo è possibile invertire questa tendenza e recuperare almeno in parte la funzionalità polmonare.
Gabriela Prado Peralta e colleghi hanno analizzato i dati dell’European Community Respiratory Health Survey, un’ampia indagine di popolazione che da decenni monitora la salute di oltre 10.000 adulti in 11 Paesi europei (compresa l’Italia) e in Australia. La valutazione ha coinvolto 3.673 partecipanti adulti tra i 20 e i 44 anni, seguiti per circa un ventennio, dal 1991-1993 al 2010-2014, quando avevano tra i 39 e i 67 anni.
Il peso corporeo e la funzione polmonare dei pazienti ammessi sono stati registrati in tre momenti nel corso di quegli anni e i ricercatori hanno raccolto informazioni su tutti i fattori che possono influenzare la funzione polmonare, per esempio abitudine al fumo ed eventuale diagnosi di asma, che può associarsi spesso all’obesità.
All’inizio dell’indagine, il 12% dei soggetti ammessi era sottopeso, il 57% era normopeso, il 24% era in sovrappeso e il 6% era obeso. Durante il follow-up, il 4% ha perso peso, il 34% ha mantenuto il proprio peso, il 53% ha registrato un moderato aumento di peso e il 9% è aumentata di peso in modo significativo.
Secondo gli autori “Le persone che erano obese in giovane età avevano una funzione polmonare più scarsa rispetto ai loro coetanei normopeso, ma la perdita di chili sembra invertire gli effetti negativi dell’obesità sulla funzione polmonare.”
“Il nostro è il primo studio che valuta gli effetti della variazione di peso sulla funzionalità polmonare per un lungo periodo di 20 anni e in un campione di popolazione variegato” sottolinea Gabriela Prado Peralta, del Barcelona Institute for Global Health di Barcellona.
“Diversi sono i possibili meccanismi” – secondo gli Autori – “che spiegherebbero come l’eccesso di peso causi un declino precoce della funzionalità polmonare che si può ripristinare con il dimagrimento. Il primo potrebbe essere la presenza di una grande quantità di massa grassa nel torace e nell’addome che limita lo spazio per l’espansione del polmone durante l’inspirazione dell’aria.
Il secondo potrebbe essere il fatto che il tessuto adiposo è una ricca riserva di sostanze infiammatorie che possono danneggiare più rapidamente il tessuto polmonare e ridurre il diametro delle vie aeree. Quando si dimagrisce, tale potenziale infiammatorio viene meno a beneficio della funzione polmonare”.
Una terza ipotesi è che la perdita di peso possa essere accompagnata da un miglioramento delle alterazioni metaboliche legate all’eccesso di peso corporeo, come disregolazione dell’insulina, glicemia alta a digiuno, iperlipidemia (eccesso di grassi nel sangue) o ipertensione arteriosa, che sono anche correlati alla compromissione della funzionalità polmonare.
Infine, l’associazione tra la perdita di peso e il rallentamento del declino della funzione polmonarepotrebbe essere correlata a un drastico cambiamento nello stile di vita (per esempio, l’aumento dell’attività fisica o la variazione della dieta) che possono verificarsi una volta che una persona è diventata più consapevole degli effetti dannosi dei chili di troppo. A questo proposito, diversi studi hanno documentato che smettere di fumare e/o cominciare a praticare un’attività fisica in età adulta sono cambiamenti che ben si correlano a migliori livelli di funzionalità polmonare e / o attenuazione del declino della funzione respiratoria. In ogni caso saranno necessari ulteriori studi per districare i meccanismi alla base dell’associazione tra aumento/perdita di peso e conseguente variazione della funzione polmonare.
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