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Dormire poco fa venir voglia di mangiare e aumenta il rischio di obesità

Una ricerca svedese dimostra che la scarsità di sonno influenza le aree del cervello che sono coinvolte nella sensazione di fame. Il nutrizionista e dirigente dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) di Roma, Andrea Ghiselli, commenta: «È già noto che chi non dorme mangia di più; infatti, chi soffre di insonnia spesso non sa cosa fare, succede che apre il frigorifero o mangia biscotti davanti alla televisione.
Altri collegano al metabolismo il fatto di non dormire e l’aumento di fame. Questo studio, che mette invece in relazione sonno-fame e reazioni cerebrali, rappresenta una nuova spiegazione del fenomeno».
Jcem (The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism) ha pubblicato la nuova ricerca, che è stata condotta da Christian Benedetto con Samantha Brooks, Helgi Schioth e Elna-Marie Larsson, del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Uppsala, in collaborazione con studiosi di altre università europee.
Nel corso della ricerca, il cervello 12 uomini sani e di peso normale è stato osservato tramite la risonanza magnetica, sia dopo aver trascorso una notte dormendo normalmente, sia dopo una notte insonne; questo il commento di Christian Benedetto: «Dopo una notte di perdita totale di sonno, questi uomini hanno mostrato un alto livello di attivazione di una zona del cervello coinvolta nel desiderio di mangiare.
Tenendo conto che la mancanza di sonno è un problema sempre più diffuso nella società moderna, i nostri risultati possono spiegare come mai l’abitudine di dormire poco può influenzare, nel lungo periodo, il rischio di diventare sovrappeso. È quindi importante dormire all’incirca otto ore a notte per mantenere un peso stabile e restare in salute».
Già in una ricerca precedente, pubblicata sul Journal of Clinical Nutrition, Benedetto e Schioth avevano dimostrato che per uomini di peso normale, un minor consumo di energie e un aumento della sensazione di fame erano le conseguenze di una notte insonne.
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Fonte:
19 gennaio 2011, corriere.it
La redazione

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