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Dispositivi elettronici contaminati da batteri: come pulirli

Uno studio condotto da un team di ricercatori della Sanford Health, coordinato dallo specialista in malattie infettive Dubert Guerrero, ha dimostrato che i dispositivi elettronici touch screen, sono fonte di possibili contagi proprio perché stanno a contatto con le mani; su telefonini, tablet, smartphone, ci sono, infatti, batteri in grado di trasmettere microrganismi patogeni come, per esempio, lo stafilococco aureo, molto pericoloso perché causa molte malattie ed è resistente agli antibiotici, e che è stato trovato sul 15% degli iPad in uso in un ospedale.

Nel corso della ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Ajic (American Journal of Infection Control), alcuni dispositivi elettronici sono stati volutamente contaminati con lo stafilococco aureo e con un altro batterio patogeno e resistente, il clostridium difficile, e in seguito puliti utilizzando tre metodi comuni: il panno di microfibra umido, una salviettina disinfettante a base di cloro, e un comune prodotto a base di alcol.

È risultato che contro lo stafilococco tutte e tre i prodotti sono stati efficaci, mentre il clostridium difficile è stato eliminato solo dalle salviettine. Matteo Moro, della Direzione Medico Sanitaria dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, osserva: «È ragionevole immaginare che iPad, o altri dispositivi frequentemente manipolati, siano contaminati da microrganismi, anche da quelli patogeni che circolano in ospedale; ma è bene chiedersi se questo rappresenti un rischio o solo un pericolo potenziale che dobbiamo controllare prima che si trasformi in un rischio collettivo. Sicuramente si tratta di un pericolo potenziale che dobbiamo controllare prima che si trasformi in un rischio effettivo; è fondamentale, quindi, occuparsi della disinfezione di questi strumenti, soprattutto di quelli utilizzati direttamente durante l’assistenza sanitaria ai pazienti all’interno di un ospedale. Bisogna individuare metodiche di prevenzione e di disinfezione adatte a queste nuove tecnologie impiegate oggi nel circuito dell’assistenza, e impensabili fino a quindici anni fa, quali per esempio l’utilizzo di guaine idrorepellenti monouso, oppure facilmente lavabili e disinfettabili al bisogno; la programmazione di un reminder (promemoria ndr)di pulizia periodica dei dispositivi, senza dimenticare la corretta igiene delle mani prima e dopo l’uso, come suggerisce un altro studio pubblicato sulla stessa rivista».

Per un uso soprattutto ospedaliero, sono in vendita delle buste monouso dentro cui inserire tablet e smartphone.

Sono principalmente cinque i sistemi per disinfettare i dispositivi mobili di casa; per il display si possono utilizzare i panni di microfibra leggermente inumiditi per rimuovere la polvere e la maggior parte dei batteri, ma per quelli più resistenti ci sono delle salviettine (Techlink ReFresh Quick-Dry Anti-Bacterial Screen Wipes, in vendita sull’Apple Store a circa 10 euro) imbevute di una soluzione antibatterica che asciuga rapidamente, oppure il flacone spray antibatterico e il relativo panno, sempre della Techlink.

Per raggiungere lo stesso risultato con una spesa di circa cinque euro, si può utilizzare una soluzione fatta in casa, a base di alcol isopropilico 70% mischiato a una pari quantità di acqua distillata, per non lasciare aloni.

Violife è invece un dispositivo grande come una macchinetta del caffè, che elimina la quasi totalità dei batteri (99,9%) con i raggi Uv, dentro cui si inserisce il dispositivo da disinfettare. Per rimuovere lo sporco nascosto all’interno dei dispositivi mobili c’è il piccolo compressore d’aria messo a punto appositamente per pulire gli oggetti elettronici, il DataVacElectronicDuster, che stacca le particelle di sporco da cellulari, tablet, macchine fotografiche, tastiere dei computer e altri oggetti hi-tech.

Fonti

 

Vittoria Majocchi

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