A cura del dr. Alberto di Biasio**, Biologo Nutrizionista, Specialista in Nutrizione e Chirurgia Bariatrica presso la UOC Chirurgia Generale e Bariatric Center of Excellence IFSO-EC, Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Biotecnologie, Università La Sapienza di Roma
In previsione di un intervento di chirurgia bariatrica o metabolica, è sempre raccomandabile perdere almeno il 5-10% del peso iniziale, in genere utilizzando – sotto stretto monitoraggio – una dieta chetogenica, o una Very Low Calorie Diet o una Low Calorie Diet. Le motivazioni sono diverse e garantiscono una maggiore sicurezza per il paziente ed un percorso bariatrico più confortevole. Vediamo perché insieme al dr. Alberto Di Biasio, Biologo Nutrizionista del Rome Obesity Center.
È vero che la chirurgia bariatrica si rivolge e trova indicazione in quei soggetti che per Indice di Massa Corporea (IMC) e frequenti malattie associate (comorbidità) si sono già sottoposti a tante diete, in un incessante e frustrante yo-yo, assumendo magari anche farmaci, fino alle anfetamine, senza successo, senza un sostegno adeguato, recuperando ogni volta peso con gli interessi. In apparenza sembrerebbe quindi irragionevole chiedere al paziente di dimagrire ancora una volta ma non è così: intanto, si tratta di dimagrire sotto stretto monitoraggio del team di cura che sostiene il paziente, lo segue e gli dà indicazioni personalizzate, inoltre esistono moltissimi studi che documentano notevoli benefici quando si ottiene un calo ponderale preoperatorio di almeno il 5-10% del peso iniziale del paziente.
Le motivazioni sono fondamentalmente due: la prima è chirurgica, in quanto ridurre il peso consente un intervento più agevole, in primis per il paziente e poi per tutta l’equipe chirurgica coinvolta. Dimagrendo, il fegato del paziente – che in caso di obesità patologica è molto ingrossato (epatomegalia) – riduce le sue dimensioni e i chirurghi possono operare in un campo operatorio migliore. Anche l’anestesista ne trarrà giovamento grazie a una migliore ossigenazione del pazienteche in genere soffre di insufficienza respiratoria e apnee notturne; l’intervento sarà più breve, con minori rischi operatori e riduzione dell’intera degenza.
La perdita di peso moderata prima dell’intervento riduce anche i fattori di rischio a carico del cuore, lo stato pro-infiammatorio e il rischio trombo-embolico del paziente.
La seconda motivazione è quella di poter valutare quanto il paziente sia davvero intenzionato ad affrontare il percorso bariatrico, quanto sia il suo reale impegno; una sorta di prova anticipata – quella del dimagrimento preoperatorio, e – in caso di successo – anche una prima vittoria che predispone bene il paziente e tutto il team. Già da questa fase si può valutare la serietà dell’approccio del paziente che è consapevole del percorso – impegnativo – che l’attende e del ruolo che l’alimentazione ha prima e dopo un intervento.
Le strategie che si mettono in atto sono diverse sulla base della singola condizione di ciascun paziente, cercando di ottenere un dimagrimento in un tempo relativamente breve (2-12 settimane): si va dalla dieta ipocalorica, strettamente ipocalorica alla dieta chetogenica o a strategie combinate. Alcuni autori hanno evidenziato che questi stretti regimi dietetici – sempre sotto monitoraggio di un team di specialisti – possono ridurre il volume del fegato fino al 40% delle dimensioni favorendo un miglior decorso operatorio.
La dieta chetogenica è una dieta a basso contenuto di carboidrati (da 5 a 40 gr), in genere normoproteica (circa 80 gr) e con relativo aumento dei grassi (20-40 gr) che favorisce uno stato di chetosi e assicura un introito di proteine adeguato al mantenimento della massa magra. In pratica, con questa dieta, per produrre energia vitale il nostro corpo non utilizza i carboidrati come fa normalmente ma i corpi chetonici che sono prodotti dal catabolismo dei grassi (da qui il nome “chetogenica” ovvero generatrice di chetoni).
In commercio, esistono diverse formulazioni che prevedono, per una durata variabile da 10 a 21 giorni, l’assunzione di preparati proteici associati ad integratori ricchi in minerali e vitamine con apporto calorico giornaliero di 500-800 Kcal. Queste diete si sono dimostrate efficaci e sicure a breve e medio termine nel trattamento dell’obesità e delle patologie ad essere correlate. Sono diete che richiedono sempre uno stretto controllo nutrizionale e che quindi il paziente non può intraprende in autonomia.
– Standard Italiani per la Cura dell’Obesità SIO-ADI, 2016-2017 »
– Silecchia G, Bacci V, Baisi R – Dietologia e Chirurgia bariatrica. Società Editrice Universo, Roma, 2016
** Il Dott. Alberto di Biasio è Biologo Nutrizionista, Specialista in Nutrizione e Chirurgia Bariatrica presso la UOC Chirurgia Generale e Bariatric Center of Excellence IFSO-EC, Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Biotecnologie, Università La Sapienza di Roma.
Ha svolto la sua formazione presso Corso di Laurea Triennale e Magistrale in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, occupandosi specificatamente di Nutrizione in Chirurgia Bariatrica.
Ha ottenuto una Borsa di Ricerca presso l’Università di Roma La Sapienza, continuando nello studio della condizione di salute e nutrizionale dei pazienti candidati a chirurgia bariatrica.
Ha esperienza nel trattamento nutrizionale di pazienti affetti da obesità, sovrappeso, patologie endocrino-metaboliche, sul percorso gestionale del paziente obeso finalizzato all’intervento di chirurgia bariatrica e sul follow-up post-intervento.
È socio della Società Italiana della Chirurgia dell’Obesità (SICOB).
Biologo Nutrizionista Ufficiale della Società Latina Basket (Seria A2 Basket).
Attualmente, Biologo Nutrizionista presso due sedi del Rome Obesity Center (Poliambulatorio Sant’Anna e INI Grottaferrata) e svolge attività di ricerca presso la UOC Chirurgie Generale e Bariatric Center of Excellence IFSO-EC, Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Biotecnologie, Università La Sapienza di Roma.
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