Nel corso del XIX Congresso nazionale dell’Amd (Associazione Medici Diabetologi), che si è concluso nei giorni scorsi a Roma, è stato fra l’altro presentato il risultato di uno studio di Subito!, il progetto Amd per la prevenzione e la cura del diabete.
Lo studio riguarda la disfunzione erettile che è risultata presente in quattro persone su dieci, con il diabete di tipo 2, già all’esordio della malattia e non nella sua fase avanzata, come invece si riteneva finora.
In 27 centri di diabetologia del Servizio Sanitario Nazionale sono stati osservati 1.503 soggetti di 58,7 anni di età media, cui era stato diagnosticato il diabete da meno di due anni: il 43,3% di loro è risultato soffrire di disfunzioni erettili e il 20% è risultato anche clinicamente depresso; l’andrologo Giovanni Corona, nel presentare queste conclusioni a nome del gruppo di studio di Subito!, ha rilevato l’urgenza che i diabetologi siano formati perché cerchino di sondare i propri pazienti alla ricerca di eventuali problemi della loro sfera sessuale, in modo da poterli curare subito ed efficacemente, grazie ai nuovi farmaci disponibili.
Carlo B. Giorda, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi osserva: «Da tempo è nota l’associazione fra diabete di tipo 2 e disfunzione erettile; quello che ci ha sorpreso sono i primi risultati dello studio che l’Associazione ha promosso allo scopo di comprendere a fondo il fenomeno e la sua relazione con le altre complicanze del diabete, in particolare quelle cardiovascolari. Credevamo che la disfunzione erettile fosse legata essenzialmente al diabete avanzato, ma non pare per nulla così. Da qui, la necessità di un intervento immediato per interrompere un possibile e pericoloso circolo vizioso tra diabete, disfunzione erettile e depressione che, oltre a guastare in modo evidente la qualità della vita, provoca a sua volta un peggioramento della qualità della cura della malattia originaria, ossia il diabete. In altre parole, la disfunzione erettile, oltre a essere una complicanza del diabete, potrebbe anche diventare un fattore di complicazione e di rischio per il suo trattamento».
Fonte
Congresso Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD)
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