L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha coniato un termine per definire l’associazione diabete-obesità, diabesità, che in Italia colpisce circa due milioni di persone; a queste si aggiungono sei milioni di obesi (una persona su dieci).
Secondo le ultime stime dell’Istat, il totale di persone sovrappeso arriva a 22 milioni (una persona su tre, il 36%); è sovrappeso quasi la metà degli uomini, il 45,5%, mentre fra le donne lo è circa una su quattro, il 26,8%.
Gli Annali dell’Amd (Associazione Medici Diabetologi) valutano in circa 3,5 milioni i diabetici italiani (il 5,5% della popolazione, una persona su 20); fra le persone con diabete di tipo 1 il 24% è obeso o sovrappeso, mentre fra i malati di diabete di tipo 2 la percentuale sale al 66,4%.
Il presidente eletto Sio (Società Italiana dell’Obesità), Paolo Sbraccia, spiega: «Questi numeri ci fanno capire come diabete e obesità si sostengano a vicenda; l’obesità è considerata l’anticamera del diabete, e la combinazione tra le due malattie rappresenta una vera e propria epidemia dei nostri tempi, per la quale l’Oms ha persino coniato il termine diabesità. L’associazione diabete-obesità deve preoccupare principalmente perché di diabesità si muore; il rischio di morte raddoppia ogni cinque punti di crescita del Bmi, l’indice di massa corporea; rispetto a un diabetico di peso normale, un diabetico sovrappeso raddoppia il rischio di morire entro dieci anni, ma questo rischio quadruplica per un diabetico obeso».
Per combattere la diabesità sono necessarie efficaci politiche di prevenzione e fra queste l’attività fisica costituisce uno strumento adeguato, come spiega Sbraccia: «La conferma definitiva arriva probabilmente da uno studio pubblicato sul British Medical Journal di ottobre, condotto da Huseyin Naci, ricercatore presso la London School of Economics and Political Science (Lse) e l’Harvard University di Boston, e da John Ioannidis, docente della Stanford University School of Medicine.
Si tratta di una meta-analisi che ha riguardato oltre 300mila persone, e dimostra che l’esercizio fisico è efficace, in termini di riduzione della mortalità cardiovascolare o legata al diabete, quanto il trattamento farmacologico. I risultati sono importanti a tal punto che allo studio è stato dedicato un editoriale anche da JAMA, the Journal of the American Medical Association, nel numero di novembre».
Fonte
DIABESITY PREVENTION CONFERENCE, la prima conferenza dedicata alla promozione dell’attività motoria e l’esercizio fisico per prevenire e curare l’obesità e il diabete di tipo 2.
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