Intervento del dr. Mauro Brugnani, Dirigente Medico della SCDO* Scienza dell’Alimentazione e Dietetica dell’ AOU Maggiore della Carità di Novara.
* Struttura Complessa a Direzione Ospedaliera

 

Parliamo di dieta chetogena. Oggi sta un po’ tornando di moda questo approccio dietetico che in realtà non è una vera e propria novità. Le diete chetogene sono nate intorno agli anni venti-trenta del secolo scorso per trattare le forme di epilessia resistenti ai farmaci; poi nel tempo, si era visto che con questo approccio si otteneva – in quei casi come effetto indesiderato – un calo di peso e quindi si è pensato che potesse essere utilizzato anche quando sia necessario ottenere un calo ponderale.

Un approccio di questo tipo è iniziato poi per il controllo del peso negli anni settanta del secolo scorso e con alti e bassi attualmente sta recuperando grande interesse anche perché si conoscono molto meglio i meccanismi della dieta chetogena che in questi anni è stata molto studiata, si conoscono soprattutto gli effetti collaterali e quindi si è più preparati a utilizzare e accettare questo approccio dietetico in alcune situazioni selezionate.

 

 

Il termine corretto che identifica la dieta chetogena è in realtà very-low-calorie ketogenic diet e identifica una dieta a bassissimo apporto calorico chetogenica. Un apporto di questo tipo sfrutta un meccanismo fisiologico che noi abbiamo cioè la produzione dei cosiddetti corpi chetonici che sono delle sostanze che l’organismo produce in situazioni di digiuno.

Noi produciamo corpi chetonici anche nel digiuno notturno senza rendercene conto. In queste situazioni in cui si riduce moltissimo l’apporto calorico e l’apporto degli zuccheri, l’organismo impara a utilizzare queste sostanze – i chetoni – prodotte a partire dai grassi del tessuto adiposo e in questo modo riesce a perdere peso e soprattutto – pur avendo un bassissimo apporto calorico si riesce a non avere fame che è la cosa più importante. Non dimentichiamo che le diete tradizionali molto spesso portano alla fame, la dieta chetogena no, consente di mangiare molto poco dal punto di vista calorico, salvaguardando il muscolo, che è un aspetto fondamentale per ottenere un calo di peso corretto che deve avvenire a carico del grasso e soprattutto evitando l’insorgenza della fame.

La dieta chetogena può essere fatta con alimenti naturali ma è più complicata e si rischia di avere poi un eccesso di grassi nell’alimentazione oppure utilizzando dei prodotti nutraceutici ovvero dei sostituti di alimenti speciali che possono essere presenti per esempio come polveri oppure in formati “reali” come pasta, crackers, biscotti, snack che hanno una composizione nota in proteine, carboidrati e grassi supportati da integratori vitaminico-minerali perché uno dei rischi di questa dieta è quello di determinare degli squilibri sui micronutrienti come minerali e le vitamine.

La dieta chetogena può essere proposta come un intervento alternativo alla dieta ipocalorica tradizionale; in alcuni pazienti in cui magari diversi fallimenti terapeutici hanno portato a un cosiddetto “stallo metabolico”, la dieta chetogena può servire a ripartire con la perdita di peso e quindi anche ad aumentare la motivazione del paziente. La dieta chetogena è oggi molto utile nella preparazione del paziente per la chirurgia bariatrica per garantire una perdita di peso preoperatoria: per i pazienti con pesi importanti e/o con altre malattie associate (come diabete tipo 2, ipertensione etc), il chirurgo e l’anestesista sono sicuramente più contenti se si ottiene un calo di peso prima di affrontare l’intervento. La dieta chetogena consente di ottenere rapidamente un calo di peso corretto in modo da ridurre poi il rischio operatorio.

La dieta chetogena rappresenta un’alternativa importante anche alla possibilità di utilizzare il palloncino intragastrico che è un altro strumento che viene a volte utilizzato nella preparazione del paziente all’intervento di chirurgia bariatrica per perdere peso prima.

La dieta chetogena può essere anche proposta e utilizzata in casi selezionati in pazienti già operati che per qualche motivo, per difficoltà di gestione della dieta, tendono a recuperare peso e quindi può essere un momento “per rientrare nei ranghi” in modo corretto, per aumentare la motivazione del paziente e per aumentarne l’aderenza alla dieta.

La dieta chetogena va fatta con accuratezza, con attenzione, in pazienti selezionati, scegliendo quindi bene il paziente, motivando e spiegando bene che cosa significa. È un trattamento medico, non va improvvisato e quindi non va lasciato all’autogestione del paziente che non deve fare queste cose da solo e soprattutto va controllato periodicamente perché anche se ben fatta e sicura qualche effetto collaterale può sempre essere presente.

 

 

Vittoria Majocchi

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Vittoria Majocchi

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