La sindrome del colon irritabile (SII) è un disturbo molto frequente dell’intestino crasso causato soprattutto da stress, assunzione insufficiente di fibre, allergie alimentari e/o pasti abitualmente troppo ricchi di zuccheri.
La sindrome del colon irritabile (SII) è tra le 10 principali cause di assenza dal posto di lavoro. Si manifesta di più nelle donne con un rapporto tra 2:1 e 3:1, questo fatto ha portato ad ipotizzare il coinvolgimento di fattori ormonali. La SII predilige le fasce di età centrali (donne: 42 anni; 43 anni: uomini) (massima attività lavorativa e dello stress) anche se può comunque presentarsi a tutte le età. Il 65% delle donne soffre di stipsi, il 53% degli uomini di diarrea. La sindrome è più frequente +3.5 volte) nelle donne che soffrono di endometriosi. Per la maggior parte delle persone questa sindrome rappresenta una condizione cronica, in cui l’intestino perde progressivamente la capacità di contrarsi. Tra le buone notizie il fatto che non sembra aumentare il rischio di tumore al colon-retto.
Purtroppo vi è una scarsa percezione del disturbo.
Solo il 3% di chi ne soffre ne è consapevole e fa qualcosa
nonostante l’elevato impatto sulla qualità di vita quotidiana.
La sindrome del colon irritabile può essere determinata da cause fisiche o psicologiche, o più frequentemente da un mix di entrambi anche se a tutt’oggi l’eziologia non è ben nota.
Lo stress aumenta le contrazioni ritmiche dell’intestino causando dolori addominali e funzioni irregolari. Può provocare spasmi che determinano periodi di stitichezza (stipsi) o diarrea.
Una dieta povera di fibre riduce la capacità del colon di fare avanzare il cibo attraverso il canale intestinale.
Intolleranze e allergie alimentari sono fortemente associate al colon irritabile perché possono causare irritazione e infiammazione del canale digerente e favorire irregolarità delle sue funzioni. Studi recenti hanno documentato che circa i due terzi dei soggetti che soffrono di colon irritabile hanno un’allergia alimentare. Tra gli allergeni più comuni vi sono: latte e latticini (40-45%) e cereali (40-60%).
Pasti abitualmente troppo ricchi di zuccheri raffinati (quindi poveri di fibre) riducono la motilità intestinale contribuendo a favorire la sindrome del colon irritabile. Inoltre, un eccesso di zuccheri raffinati e di carboidrati in generale tende a modificare le caratteristiche dell’ambiente intestinale favorendo la crescita di microrganismi diversi da quelli normalmente benefici. Per questo in genere un trattamento ciclico con i cosiddetti fermenti lattici può essere utile per ripristinare la flora amica del nostro intestino mantenendo il giusto grado di acidità (pH) dell’ambiente.
Abitudini non corrette, come l’abuso di alcolici e/o fumo possono peggiorare i sintomi. È stato inoltre ipotizzato che gli antibiotici, i beta-bloccanti, i diuretici e gli oppioidi siano in grado di alterare i processi gastrointestinali e favorire l’insorgenza dell’IBS in persone predisposte.
I SINTOMI DEVONO DURARE ALMENO 6 MESI PRIMA DI POTER FARE DIAGNOSI DI SII
La presenza di una o più delle condizioni sotto riportate, anche a fasi alterne, può essere indicativa per la diagnosi:
• Alterata frequenza dell’alvo (< 3 evacuazioni a settimana o > 3 evacuazioni al giorno) (62,3% dei casi)
• Alterata forma delle feci (molto dure o troppo molli)
• Alterato passaggio delle feci (sforzo durante l’evacuazione, stimolo urgente, sensazione di svuotamento intestinale incompleto) (23-45,4% dei casi)
• Presenza di muco nelle feci (29% dei casi)
• Dolore, gonfiore e senso di distensione addominale
L’approccio dietetico e il corretto stile di vita rappresentano attualmente la migliore terapia per le persone affette da sindrome del colon irritabile: se pensi di essere tra questi parlane con il tuo medico.
Fonti
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