Un italiano su 3 ha il colesterolo alto. Il colesterolo cattivo (colesterolo LDL) è il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (infarto, ictus). Le stime ci dicono che tra i soggetti trattati solo 1 uomo su 4 e 1 donna su 5 raggiungono i target terapeutici stabiliti dalle linee guida. Tra l’altro, i soggetti trattati sono molti meno rispetto a quanti avrebbero bisogno di un trattamento per tenere sotto controllo adeguato i valori del colesterolo nel sangue.
Il 10 marzo, a Napoli, in occasione del XV° Congresso nazionale Siprec, gli esperti della Società Italiana per la PREvenzione Cardiovascolare, hanno presentato un Position Paper sulla gestione del colesterolo e la sua relazione con il rischio cardiovascolare, fornendo indicazioni su esami e terapie da effettuare. Il Position Statement è stato redatto in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e la Fondazione italiana per il cuore.
Ogni anno in Europa si registrano 4 milioni di decessi per malattie cardiovascolari che nel 55% riguardano una donna. Il colesterolo cattivo (colesterolo LDL) è uno dei fattori di rischio di maggiore impatto. Proprio con l’obiettivo di gestirlo nella pratica clinica quotidiana la Siprec ha elaborato un Position Statement che sia di riferimento per i medici nella pratica clinica quotidiana con i pazienti italiani.
Negli ultimi 15 anni, il valore medio del colesterolo degli italiani ha mostrato un aumento significativo in entrambi i sessi: da 205 a 211 mg/dl negli uomini e da 207 a 217 mg/dl nelle donne. Stesso incremento per la prevalenza dell’ipercolesterolemia, con una crescita dal 20,8 al 34,3% negli uomini e dal 24 al 36,6% nelle donne. Le donne sembrano curarsi meglio degli uomini: tra questi ultimi, quelli che raggiungono l’obiettivo terapeutico con la terapia sono cresciuti dal 13,5 al 24% del totale, mentre le donne ‘a target’ sono aumentate dal 9,6% al 17,2% del totale.
Gli studi di intervento hanno evidenziato che se si eliminassero tutti i fattori di rischio, si riuscirebbe ad abbattere dell’80% gli eventi cardiovascolari.
«Molti degli eventi ischemici cardiovascolari e cerebrovascolari colpiscono non solo soggetti a rischio elevato, ma anche a rischio medio e talvolta basso», ha dichiarato Roberto Volpe, del Servizio di Prevenzione e Protezione del Cnr di Roma e coautore del Position Paper. «Anzi, i dati italiani del ‘Progetto Cuore’ ci dimostrano che oltre l’80% degli eventi si verificano proprio in soggetti con un rischio a 10 anni inferiore al 20%, vale a dire un rischio considerato medio-basso».
Attualmente in Italia non è previsto il dosaggio gratuito dei valori di Colesterolo LDL per diversi gruppi di pazienti affetti da dislipidemia (alterazione dei livelli di lipidi nel sangue).
Grazie al nuovo Position Paper, la Siprec si augura non solo che il dosaggio diretto del colesterolo-LDL diventi parte integrante della valutazione del rischio cardiovascolare, soprattutto nei soggetti con rischio cardiovascolare intermedio, elevato o molto elevato, e della buona pratica clinica, ma anche che il Servizio Sanitario Nazionale si faccia carico del costo dell’esame almeno nei soggetti a rischio più elevato. In un’ottica di prevenzione questo porterebbe nel lungo termine anche a un notevole risparmio dei costi sanitari.
“La sensibilizzazione sull’importanza di correggere il proprio stile di vita quando improprio deve essere offerta a tutti, sin dalla giovane età, e sotto questo aspetto, la medicina territoriale riveste davvero un ruolo strategico.” ha sottolineato Roberto Volpe. La decisione se sia opportuno avviare o meno un trattamento per abbassare il colesterolo LDL, si basa sul livello di rischio di mortalità per eventi cardiovascolari e aterotrombotici a 10 anni, in Europa è affidato al sistema SCORE. In caso di rischio elevato (≥5% e ≤10%) o molto elevato (≥ 10%) la terapia andrebbe iniziata subito su indicazione del proprio medico; nei soggetti a rischio moderato (≥1% e ≤5%) è ragionevole dare consigli sullo stile di vita e solo dopo, se utile, iniziare una terapia farmacologica.
Come si stabilisce l’obiettivo da raggiungere con la terapia per la singola persona? Dipende dal profilo di rischio cardiovascolare del singolo paziente che è condizionato dai fattori protettivi e dall’eventuale presenza di uno o più fattori di rischio cardiovascolare (fumo, pressione alta, obesità, diabete di tipo 2, altre malattie concomitanti).
Una volta avviata la terapia personalizzata, il beneficio sulla riduzione del rischio si osserva dopo circa 3-5 anni di buona adesione al trattamento.
I farmaci ad azione ipocolesterolemizzante e ipolipemizzante a disposizione del medico sono molti: ciascun medico elaborerà un trattamento personalizzato sulla base delle singole condizione di ogni suo paziente. Di seguito elenchiamo i principali, secondo quanto presentato dalla Sicrep, durante la presentazione del recente Position Paper al XV° Congresso nazionale della società, svoltosi a Napoli (9-11 marzo 2017).
STATINE
FIBRATI
EZETIMIBE
RESINE SEQUESTRANTI GLI ACIDI BILIARI
OMEGA-3
ACIDO NICOTINICO
NUTRACEUTICI IPOLIPEMIZZANTI
Negli ultimi anni, la ricerca cardiovascolare sta sperimentando nuovi farmaci da affiancare alle statine per la prevenzione degli eventi patogeni come l’infarto e l’ictus. Si tratta di sostanze che permettono di ridurre ulteriormente il colesterolo LDL nei soggetti trattati con terapia massimale a base di statine e nei soggetti che hanno intolleranza o resistenza a questa classe di farmaci. Tra questi si sono ottenuti sinora buoni risultati con: • gli inibitori del PCSK9, che sono anticorpi monoclonali da somministrare una o due volte al mese per iniezione sottocutanea. Sono in grado di ridurre in modo drastico (fino a -75%) i livelli circolanti di colesterolo cattivo (colesterolo LDL), aumentando – in parallelo – le concentrazioni del colesterolo buono (colesterolo HDL). Da soli, sono indicati nei soggetti intolleranti alle statine; in associazione con statine o ad altri farmaci ipolipemizzanti, sono indicati nei pazienti con ipercolesterolemia primaria, incluse le forme familiari, sia eterozigoti ed omozigoti.
Sono in corso ulteriori studi anche con altre categorie di farmaci (inibitori di MTP, Microsomal Transfer Protein; oligonucleotidi antisenso contro Apo-B e altri)
con meccanismi d’azione differenti, che possano in futuro mettere a disposizione del medico ulteriori strumenti e risorse terapeutiche per personalizzare al massimo il trattamento ipocolesterolemizzante dei propri pazienti.
Fonti
– Comunicato stampa in occasione del XV° Congresso nazionale Siprec, 9-11 marzo 2017 a Napoli
– Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (OEC)/Health Examination Survey (HES)
– Ipercolesterolemia. Un position paper di Siprec, Cnr e Fondazione per il Cuore
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