Un team di ricercatori della London School of Economics e delle università statunitensi di Harvard e Stanford, ha condotto una revisione sistematica degli studi presenti nella letteratura scientifica, che ha dimostrato come l’ attività fisica porti all’organismo benefici pari se non addirittura superiori a quelli dei farmaci.
La meta-analisi dei dati relativi a 340mila soggetti, tratti da 305 studi, pubblicata sul British Medical Journal, ha infatti rivelato che fra le persone con patologie come ictus, scompenso cardiaco, diabete, la riduzione della mortalità non segnava differenze significative, era cioè simile, sia che fossero state trattate con farmaci sia che fossero state impegnate in programmi di attività fisica.
Nel caso di pazienti con scompenso cardiaco trattati con diuretici, l’assunzione di farmaci ha ottenuto risultati migliori, ma nei pazienti con ictus l’attività fisica è stata più efficace, al punto che i ricercatori ne hanno proposto l’inserimento fra le terapie.
È quindi opportuno che i medici valutino anche l’esercizio fisico nel programma di cure, e non solo dei pazienti con problemi cardiaci. «La prescrizione dell’attività fisica deve essere considerata al pari di un medicinale e diventare uno stile di vita, a tutti gli effetti. I dati dimostrano che l’attività motoria quotidiana e continuativa a tutte le età permette non solo di conservare o di acquisire una buona forma fisica, ma soprattutto di mantenere una buona attività cerebrale, prevenendo il decadimento cognitivo», ha convenuto Sergio Pecorelli, presidente dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), nel suo intervento nel corso dell’VIII Congresso Efsma (European Federation of Sports Medicine Association), che si è concluso nei giorni scorsi a Strasburgo.
Fonte
H Naci, JPA Ioannidis – Comparative effectiveness of exercise and drug interventions on mortality outcomes: metaepidemiological study. BMJ 2013;347:f5577